Il leader integralista Luca Volontè è indagato per corruzione e riciclaggio


Luca Volontè è a capo della Fondazione Novae Terrae, presidente della Dignitatis humanae Institute, membro del Board of Trustees e della CitizenGo. È stato membro del Parlamento italiano per diciotto anni e presidente del gruppo PPE-democristiano all'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa dal 2013. Insieme a Toni Brandi, ha partecipato ai raduni internazionali del WFC e nel direttivo della sua fondazione compaiono nomi noti del movimento anti-gay, come Gianfranco Amato e Simone Pillon. Volonté ha anche pubblicato alcuni articoli anti-gay sulle pagine de La Nuova Bussola Quotidiana.
Oggi risulta indagato per corruzione e riciclaggio. L'accusa è davvero grave: avrebbe ricevuto dall'Azerbaijan ben 2 milioni e 390mila euro per orientare i colleghi di partito a votare contro una risoluzione sulla condizione dei prigionieri politici del paese del Caucaso.

L'accusa è stata avanzata della procura di Milano, la quale ha osservato come il denaro, proveniente dalle casse della società di telecomunicazioni azera Baktelecom mmc, sia giunto nelle tasche delle società Lgv e della Fondazione Novae Terrae attraverso 18 bonifici effettuati dalle società inglesi Polux management lp e Hilux service lp. Operazioni bancarie «sospette» che furono intercettate dalla Banca d’Italia e segnalate alla Procura di Milano.
Secondo i magistrati, Volonté avrebbe ricevuto il denaro «per sé e per terzi soggetti» dal politico Elkhan Suleymanov, suo collega nell'Assemblea parlamentare, da un collaboratore di questi, tale Muslum Mammadov, e da «altri soggetti politici azeri non meglio identificati» affinché asservisse «la propria funzione pubblica» ai loro interessi e a quelli del «governo dell'Azerbaijan». L'allora parlamentare Udc avrebbe assicurato «nel corso di incontri e riunione in Azerbaijan e a Strasburgo, il proprio sostegno alle posizioni politiche dello Stato straniero dietro il pagamento di denaro». Spingendosi fino a «orientare le votazioni» del gruppo Popolari-Cristiano Democratici all'Assemblea, di cui era presidente, contro il rapporto sui prigionieri politici stilato dal socialdemocratico tedesco Christoph Strasser.
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