La Lombardia ripropone il suo servizio telefonico anti-gender: «Bisogna dare seguito alle paure per ciò che si trova su Google»
A nulla sono servite le polemiche dei mesi scorsi: la campagna elettorale della Lega Nord si basa sull'omofobia e quindi la Regione Lombardia destinerà le tasse dei suoi cittadini a alla promozione di quell'isteria che possa consegnare il maggior numero di voti al Carroccio.
Alla vigilia delle elezioni, la giunta Maroni ha annunciato il servizio telefonico a cui poter denunciare il fantomatico «l'indottrinamento gender nelle scuole». Un qualcosa che esiste solo nella mente dell'integralismo cattolico, ma che ora vivrà anche nelle istituzioni per incentivare violenza e discriminazione contro le minoranze che pagano le tasse per poi veder utilizzati i propri soldi per finanziare i movimenti che si battono contro i propri diritti.
A guidare l'iniziativa è troviamo solita Cristina Cappellini, la sentinella in piedi che forse troppo spesso pare dimentica di essere anche una conigliera che dovrebbe lavorare per i cittadini e non per i suoi amichetti omofobi. Sulla base di quanto ha imparato durante la su partecipazione al Family Day, durante la sua presenza ai convegni di Gandolfini e durante le sue lunghe letture contro i diritti delle persone gay, a lei si potrà denunciar e qualunque scuola osi proporre piani di contrasto al bullismo o di educazione al rispetto.
Interessante è come la tessa Cristina Cappellini spieghi la totale assenza di serie argomentazioni per la sua crociata ideologia: «Basta andare su motori di ricerca come Google per vedere quanti corsi hanno fatto alzare le antenne ai genitori», dice. Insomma, nulla di scientifico ma solo un'ideologia basata sulla disinformazione (ammesso che il riferimento non fosse agli spazi pubblicitari terroristici che l'associazione ProVita ha comprato su Google). Ora le istituzioni non saranno più garanti della legalità, ma promotrici di quella spazzatura che gruppi organizzati immettono in rete.
Pare dunque non stupire come dal suo account Twitter, in mezzo alle fotografie del Family day e alle minacce contro Renzi, la donna non dia notizia del suo nuovo servizio ai cittadini ma a quelli che paiono i veri committenti del progetto: c'è Allenza Cattolica, la Manif Pour Tous, Jacopo Coghe, Filippo Savarese, Maria Rachele Ruiu , il Comitato Articolo 26, le Sentinelle in Piedi, don Lazzara, Giancarlo Cerrelli, Luigi Amicone, Tempi, La Nuova Bussola Quotidiana e Simone Pillon.
Insomma, la donna è accorsa a dare la notizia della sua azione ideologica a tutti quei gruppi che la appoggiano proprio in virtù della sua omofobia, peraltro dopo aver citato la loro propaganda quale unica argomentazione sulla necessità di un simile spreco di soldi.
Ma non solo. Il servizio offerto dalla Regione dovrà anche fornire supporto ai bigotti che volessero indottrinare all'odio i loro figli, difendendo la teoria gandofliniana per cui i figli sarebbero una proprietà privata che i genitori possono utilizzare come oggetti a cui dire che cosa devono pensare, essere o ambire. La promessa è quella di fornire "informazioni sui diritti della famiglia con riferimento all'educazione culturale e scolastica dei figli, con particolare attenzione al diritti di accesso e condivisione dei piani scolastici".
Grande soddisfazione è stata espressa dal capogruppo della Lega Nord, Romeo, che inneggia da un contrasto alla laicità dello stato: «Vogliono creare l'uomo senza religione, senza cultura, senza famiglia e senza identità. Noi ci batteremo fino in fondo e senza esclusione di colpi contro questo progetto». Di parere opposto è Enrico Brambilla (Pd) che commenta: «La Lega non perde occasione di mettere in campo iniziative retrograde e oscurantiste. Il call center anti-gender è un'iniziativa priva di fondamento, ideologica e inutile».
Date le premesse, c'è ora da chiedersi quando la Regione Lombardia istruirà un call center per segnalare le famiglia non ariane... E se qualcuno ritenesse di avere qualcosa da dire alla Regione Lombardia riguardo alla loro nuova idea per la promozione dell'isteria anti-gay, ricordiamo che è possibile contattare il loro call center risponde al 800.318.318, così come è possibile contattare il consiglio regionale all'indirizzo [email protected]. Attive sono anche le pagine social su Facebook e su Twitter.