La “normalità”


Cristiano Fabris è un giornalista freelance torinese di 43 anni. Dal 9 settembre 2014 ha deciso di iniziare a vivere e lavorare in camper, attraversando l'Italia in uno stile di vita in cui la passione occupa un posto prioritario rispetto al denaro. Ha fondato un blog spinto dal puro desiderio di condividere e trasmetterti ciò che provo e vivo, ed è da quelle pagine che giunge l'articolo che voluto condividere con noi riguardo alla sua partecipazione al Milano Pride.

Non so voi, ma quando capito in mezzo ad una manifestazione, cerco di capire di cosa si tratta. Vedo le persone che vi partecipano, cerco qualche cartello oppure ascolto cosa viene pronunciato all’autoparlante.
Ecco oggi, mi sono trovato a Milano, nei pressi della stazione Centrale, in mezzo ad una valanga di persone. Guardate bene le fotografie di seguito, tutte e fino all’ultima. Ci sono ragazzi, ragazze, bambini su un trenino, famiglie, uomini, donne, anziani. Ci sono gruppi di credenti cattolici, di atei, di sordomuti, di sportivi, dipendenti di Google, Amazon, Twitter, e due gruppi di schieramenti politici (Cinque Stelle e PD).
Caspita, non riuscendo a capire quale manifestazione si trattasse, mi sono spinto sino all’inizio del lungo corteo e li con sorpresa ho trovato l’ex sindaco di Milano, Giuliano Pisapia e l’attuale, Beppe Sala, in testa. Il passaggio di una staffetta? Ma non comprendevo quale fosse l’oggetto della manifestazione in mezzo a tutta quella “normalità“. Poi ho incrociato un cartello con scritto “la diversità ci rende uguali”.
Signori e signore questo è il PrideMilano! Non quello che vedete nelle immagini grottesche o nelle caricature eccessive di chi non conoscere questo mondo e lo dipinge con luoghi comuni di uomini con tacchi e donne camioniste. Di chi quotidianamente lo dipinge come incapaci di essere genitori o peggio di essere pedofili, deviati e pericolosi.
Duecento mila persone tutte diverse, per ideologia politica, cultura, colore, orientamento sessuale, età, sfilavano, ballavano e cantavano orgogliosi della propria persona al pari di qualsiasi altro individuo. Duecento mila persone che oggi possono avere un futuro insieme legiferato con diritti garantiti dall’ordinamento giuridico italiano. Duecento mila persone che assistono all’abbraccio fraterno tra i due primi cittadini, che promettono solennemente di proseguire la strada della conoscenza, della tolleranza e della condivisione.
Questo vuol dire “orgoglio” o se preferite “pride”! Orgogliosi di essere se stessi, mano nella mano con la propria compagna o il proprio compagno. Orgogliosi, anche indossando piume di struzzo e tacchi altissimi.
Cosi si scopre alla fine del Pride che la diversità, è in realtà la “normalità” quotidiana vissuta da ognuno di noi.

Cristiano Fabris


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