Roccella: «Ai gay devono bastare solo i diritti individuali, non quelli di coppia»
C'è da rimanere sconcertati dinnanzi alla disonestà intellettuale di personaggi come Eugenia Roccella (deputata IDeA). Tutto lascerebbe pensare che lei si reputi meritevole di maggiori diritti civili solo per il suo aprire la gambe dinnanzi a un uomo, anche se nella sua formulazione ideologica del concetto la si ritrova a pronta a vantare fantomatiche politiche atte a «difendere» quei bambini che lei vorrebbe rendere orfani. Eppure è lei stessa a smentirsi e a permettere di poter trarre alcune conclusioni riguardo ai suoi reali obiettivi politici.
Durante il suo comizio elettorale svoltosi a Ruvo, la donna ha parlato delle unioni civili sostenendo che «non è vero che si tratta di una legge che serve a dare diritti alle persone omosessuali perché sarebbe bastata una legge molto diversa. Tutti i partiti avevano presentato proposte per riconoscere i diritti individuali di persone in coppie omosessuali».
Ed è proprio lì il punto. La donna chiede che siano riconosciuti «diritti individuali» quale formula per negare qualunque dignità alla coppia. A quel punto essere una famiglia gay o essere due amici che convivono per dividersi l'affitto non avrebbe fatto differenza. L'obiettivo è creare stigma attaccando la verità delle cose e limitando la dignità di tutto ciò che non contempli un rapporto eterosessuale.
Dinnanzi a due famiglie, Roccella pretende che quella formata da un uomo e una donna sia ritenuta coppia e che quella formata da due uomini o due donne venga ritenuta una somma di due individualità in un'ottica in cui la mutua assistenza, la condivisione degli obiettivi e ogni altra implicazione della loro relazione sia privata da qualunque valore sociale. Il valore non è più nella famiglia quale cellula della società, ma nella compresenza di un pene e di una vagina.
E perché tutto ciò? A spiegarlo è ancora una volta la stessa Roccella nel suo aggiungere che «la questione della cosiddetta stepchild adoption, cioè l'adozione del figlio biologico di uno dei membri della coppia omosessuale da parte dell'altro, si è detto che era stata stralciata ma in realtà non lo è stata. Da quando è stata approvata la legge al Senato, ci sono state ben cinque sentenze di adozione gay».
Il problema è dunque la legge e la possibilità che i giudici possano applicare tutte quelle norme che possono garantire diritti e tutele ai bambini che vivono in famiglie omogenitoriali. La volontà di negare l'esistenza di una coppia e di voler negare il suo essere famiglia è la chiave di volta per cercare di far cadere ogni altro diritto. Presumibilmente un giudice non permetterebbe l'adozione di un bambino da parte dell'amico del genitore biologico, motivo per cui diviene per lei fondamentale negare la dignità di una relazione stabile nella speranza che possano venire meno anche i termini che permetterebbero al minore di veder riconosciuti entrambi i suoi genitori come tali.
Appurato però come il negare il riconoscimento di uno dei genitori non influisca sulla formulazione di una famiglia, vien da sé che l'obiettivo non è certo «difendere» quei bambini che si sta rendendo orfani, ma colpire dei genitori a lei poco graditi attraverso una vera e propria ritorsione sui più deboli.
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