Secondo ProVita, un politico "cattolico" deve difendere i preti e non le leggi

I gay sono sbagliati. È l'associazione ProVita a promuovere con insistenza questo messaggio di odio, mettendo seriamente a rischio al vita di migliaia di cittadini che a causa della loro propaganda omofoba rischiano di rimanere vittime di abusi e violenze.
Questa volta il gruppo integralista si schiera a difesa del sacerdote che ha cercato di indottrinare all'omofobia i bambini che frequentavano il suo oratorio attraverso l'affissione di cartelli raffiguranti coppie gay a cui era affiancata la scritta: «Sbagliato è sbagliato». Con lo stile classico della propaganda, il sito integralista sostiene che i poveri cristiani siano vittima di gente cattiva che non gradisce essere insultata gratuitamente, sostenendo implicitamente che il loro pregiudizio debba valere più della libertà e dei diritti altrui.

Non senza ricorrere anche all'uso della solita macchina del fango, scrivono:

A Brescia, la vicesindaco Laura Castelletti taccia di omofobia il parroco di Sant’Afra, don Giorgio Rosina, per il solo fatto di aver esposto un cartello in parrocchia in cui le “unioni civili” vengono definite “sbagliate”.
Nulla di inaspettato, considerando che questa giunta comunale si è distinta fin da subito per il suo servilismo nei confronti delle Associazioni LGBT. Giunta contraddistinta dalla presenza di un sindaco che dice di essere cattolico (i cattolici non dovrebbero difendere i sacerdoti?) e dalla presenza della succitata Castelletti e di Fabrizio Benzoni, giovane consigliere comunale eletto con la lista “Brescia per Passione” a cui fa riferimento anche la vicesindaco, amante ed assiduo frequentatore della movida bresciana.

Si apprende così che nella loro mente l'essere "cattolici" dovrebbe significare aderire al messaggio di Toni Brandi e non a quello di Gesù, ossia di quel poveraccio che in più occasioni invitava a non giudicare e ad occuparsi dei fatti propri al posto di puntare il dito contro glia latri. Eppure è nel suo nome che si punta il dito contro gli affetti altrui sino ad invocare leggi che proibiscano di poter compiere gesti che qualche integralista sostiene siano "sbagliati" sulla base del proprio pregiudizio e del proprio sentirsi "migliore" per diritto di nascita.
Ma non solo. Se davvero l'essere "cattolico" dovesse comportare una piena sudditanza ai preti e una loro strenua difesa anche contro il rispetto delle leggi, dovremmo dedurre che l'articolo si stia spingendo a sostenere che il buon cattolico debba sempre difendere i sacerdoti, magari anche quando accusati di aver rubato dei soldi ai bambini o quando sono inquisiti per pedofilia.

L'articolo passa poi sostenere che se una parte della popolazione è contraria ai diritti costituzionali di una minoranza, allora quella minoranza non deve avere diritti. Siamo dunque dinnanzi a chi inneggi alla leggere del più forte. Nella loro ricostruzione dei fatti, l'omofobia è un qualcosa di lecito e chiunque si opponga al loro pensiero unico è da insultare e trattare senza rispetto:

Ed ecco che la vicesindaco lancia un tweet in cui si legge che “chi dichiara che le unioni civili sono sbagliate è un omofobo” (assimilando “omofobo” ai termini “misogino”, “antidemocratico” e “razzista”), e rivolge il post a don Giorgio Rosina, reo di considerare “sbagliate” le unioni tanto care all'agguerrita paladina delle associazioni gay. Allora si scatena su Twitter la bagarre, con i soliti noti (“Caramelle in Piedi”, Arcigay, ecc) che difendono a spada tratta la Castelletti, negando il diritto alla libertà d’espressione di don Giorgio, che si trova a dover subire un carico notevole di insulti, ma al tempo stesso difendendo quella della vicesindaco: in quanto è noto che, tale libertà, non è garantita a chi osa opporsi al pensiero unico.

Ricapitolami. i gay non devono poter veder riconosciute le loro unioni perché non gradite a ProVita, i sindaci non devono poter esperire le loro opinioni se contrarie a quelle di ProVita ma poi dicono che la loro "libertà" di odio è messa in crisi da chi osa contestare un invito alla violenza.

Mostrando ancora una volta come le destre estreme siano da loro ritenute dei bravi ragazzi che inneggiano alla folle ideologia di quel brav'uomo del duce, scrivono:

Nel frattempo, fuori dal Palazzo della Loggia, i ragazzi di Gioventù Nazionale Brescia hanno presidiato la piazza esponendo uno striscione recitante la frase «Omofobi ci etichetti, Castelletti ora dimettiti». Su Facebook si scatenano subito le ingiurie da parte degli attivisti LGBT, tra cui si legge «bisognerebbe metterli a Bergen Belsen». Ebbene, questo commento, che augura ai giovani di Gioventù Nazionale di essere internati in un campo di concentramento, ha ricevuto il “mi piace” di Laura Castelletti: una carica pubblica, vicesindaco del Comune di Brescia, che augura a dei giovani di essere internati. Nessuna scusa da parte della Castelletti, ed un altro schiaffo per Giorgio Rosina che, con forza ed onore, continua imperterrito ad affermare l’unicità della famiglia, che non sarà certo messa in discussione né da un tweet di un vicesindaco, né da una giunta comunale sottomessa alla dittatura Lgbt.

Benvenuti nella dittatura di ProVita, quella dove c'è gente che minaccia chiunque osi rivendicare la propria libertà personale contro il loro volere. Peccato che l'ideologia di Brandi sia e resti sbagliata, anche se la sua associazione ha deciso di ricorrere allo stesso stratagemma utilizzato da quei nazisti che accusavano gli ebrei delle violenze che erano loro a perpetrare.

Pronta è giusta anche la «solidarietà» di quel gruppo di propaganda omofoba che va sotto il nome di "Nelle note", pronto a sostenere che «le istituzioni bresciane» si sarebbero scagliate «contro un giovane parroco, ingiustamente accusato di omofobia». A dire che l'accusa sarebbe «ingiusta» è quella stessa gente che diffonde omofobia pur negandone l'esistenza, indisturbata nella loro missione di morte mentre racimola consessi sostenendo che la loro libertà dia messa in pericolo da chi la pensa diversamente da loro. Praticamente l'ideologia con cui la Chiesa Cattolica bruciava sul rogo le "streghe" e spediva dinnanzi alla Santa Inquisizione chiunque non si piegasse al loro volere.

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Nella foto: la "marcia della vita" organizzata a Roma, durante la quale dei bambini hanno marciato al fianco di gruppi neofascisti con in mano cartelli ingiuriosi contro i diritti altrui. Non mancava neppure un trenino che pareva servire a coinvolgere i più piccoli in quella manifestazione ideologica. Così, giusto per comprendere come questa gente voglia mettere le mani sui bambini per indottrinarli alla teoria del disprezzo tanto cara agli integralisti cattolici.


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