Adinolfi e Brandi si sono ridotti ad inventarsi finte minacce di morte
Chissà, forse Adinolfi non sa come spiegare ai suoi seguaci il perché il suo segretario si sia presentato al centro islamico di Milano per fomentare l'omofobia nel none di Allah, o forse Brandi non gradisce che qualcuno spieghi all'opinione pubblica per chi lavori del Komov che lo segue nei suoi incontri di promozione dell'odio, fatto sta che il ridurci ad inventarsi false minacce di morte pare non fargli certo onore.
È attraverso un articolo pubblicato dal vaticanista Marco Tosatti (ossia quel tizio che vuole "curare" i gay nel nome di Gandolfini) che abbiamo appreso dell'esistenza di un articolo di Gayburg in cui sarebbero state rivolte non meglio precisate «minacce di morte» ad Adinolfi. Un fatto curioso, dato nessuno ha mai affermato o pensato nulla di simile, ancor più dato che l'articolo citato parlava semplicemente dell'esasperazione raggiunta da chi subisce offese quotidiane.
Per argomentare la loro assurda teoria, si lamenta che nell'articolo si parlasse di «morte», ma altro non si sarebbe potuto fare nel parlare di ciò che può portare a meditare il suicidio. E di certo non è il notare come quelle offese non giungono da una classe anziana destinata ad estinguersi in breve tempo che può essere ritenuta una «minaccia di morte» verso chicchessia: è una semplice una considerazione di come la vittima non potrà sperare che il problema sparisca da sé. Per rendersene contro basterebbe anche solo leggere le frasi inserite nel loro contesto. Una verifica che, stando alle statistiche di Google Analytics, solo undici lettori di Tosatti hanno deciso di compiere mentre agli a altri è andata bene la sua falsificazione dei fatti.
Nonostante Tosatti non abbia citato Brandi, è il presidente di ProVita ad essersi auto-incluso ed auto-minacciato nell'asserire: «Pensavamo di riservarci di adire le vie legali nei confronti di un sito omosessualista che invita ad uccidere il nostro Presidente (e Mario Adinolfi), senza clamore mediatico».
Una intimidazione esplicita, dunque, in quel clima dove ci ci può vantare di aver collezionato più minacce di denunce che Pokémon. Peccato che nessuno abbia mai invitato nessuno a compiere atti violenti (anzi, tale ipotesi non era neppure stata presa in considerazione, quindi è difficile comprendere di che cosa stiano blaterando).
Seguono poi le solite diffamazioni che accusano di ideologia chiunque abbia un'opinione diversa da quella di Brandi, si usano le solite virgolette a scopo offensivo e ci si lancia in psicoanalisi che appaiono persino divertenti nella loro grossolanità. Citando le screditate teorie di Nicolosi che indicano l'omosessualità come una patologia, affermano: «Chissà da quali ferite è determinato tanto dolore». Ma forse quella domanda dovrebbero farla a loro stessi ogni volta che si guardano allo specchio o quando scrivono articoli per chiedere che glia adolescenti siano sottoposti a torture psicologiche nel nome del disprezzo che loro provano contro quei poveri ragazzi.
Più grave, invece, è il loro sostenere che «Scrivono quelli del portale in questione che a seguito dell’omofobia accanita di gente come Brandi e Adinolfi non c’è niente altro da fare che sperare nella loro morte». Inutile a dirsi, tale frase non 'è e neppure sarebbe potuta esserci dato che avrebbe contraddetto l'intero discorso. Il ragionamento non sembrava difficile: dinnanzi ad una continua violenza la vittima sarà portata a chiedere che qualcuno faccia li smettere. Se questo non accadrà, proprio in virtù della consapevolezza di come non ci sarà l'estinzione degli aggressori per vie naturali, allora si inizieranno a provare sentimenti autolesionistici che in alcuni casi possono anche condurre alla morte. È davvero così difficile da capire?
Nel momento stesso in cui l'integralismo vuole togliere dignità ad una persona, nega la naturalezza della sua sessualità, gli nega il riconoscimento degli affetti e sottrae gli sottrae la famiglia da un riconoscimento pubblico, che cosa resta in mano? Nulla. Scappare dinnanzi a chi prova a spiegare il senso di oppressione che pervade alcune delle loro vittime non giustifica di certo la negazione della realtà attraverso azioni volte ad inventarsi parole mai dette ed utili solo a creare nuovo odio e nuova oppressione.
Da copione, è sui social che questa gente ha ulteriormente strumentato quella falsità. Gianfranco Amato parla di non meglio precisate «associazioni lgbt» e rievoca «gli anni di piombo», forse suggerendi "ai suoi" la possibilità di compiere atti terroristici o ed omicidi ai danni di chiunque si opponesse alla sua promozione dell'odio e della violenza contro le persone lgbt. I gruppi d'odio chiedono l'abrogazione delle unioni civili per punire chiunque osi avere un'opinione diversa da quella di Adinolfi. E per fomentare un po' di isteria, aggiungono poi: «Qui stiamo parlando di crimini contro l'umanità, Stiamo parlando di omicidi atroci, stupri, violenza sui bambini e minacce di morte. Mi domando se l'anonima lgbt sia meno violenta dei corleonesi di Riina. Siamo tutti in pericolo e la legge Cirinnà è lo strumento principale con il quale eserciteranno le violenze in futuro».
Una tizia dice che i gay non devono dormire di notte «avendo sulla coscienza la distruzione della famiglia» e un'altra dice che Gayburg è la personificazione di Satana che deve essere combattuto recitando il rosario «specialmente tra le 2 e le 4 del mattino». Un tizio ribadisce il concetto di libertà di opinione con cui questa gente pare riempirsi la bocca senza conoscerne il significato, tant'è che chiede l'arresto dei membri di qualunque associazione gay osi contrastare il pensiero unico dell'integralismo. E tutto questo senza che questa gente si sia manco resa contro di essere stata presa in giro con una notizia falsa.
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