Curia e cattodem attaccano il sindaco di Torno per la mancata discriminazione delle famiglie gay


Non pare conoscere soste la crociata che la Chiesa Cattolica ha intrapreso contro i diritti delle famiglie gay, ossia di quelle famiglie che alcuni prelati esigono non siano considerate tali. Ed è cosi che se a Torino l'assessorato è alle "famiglie" in un'accezione inclusiva, la curia di Torino è immediatamente scesa in campo per chiedere l'introduzione di distinguo che possano portare all'esclusione sociale di interi gruppi. Siamo dinnanzi all'emblema di una Chiesa che distrugge i ponti per costruire muri, rinnegando Dio stesso nel nome di un fanatismo che non ha nulla di cristiano.
L'attacco è giunto attraverso un editoriale firmato dal direttore de La Voce del Popolo, Luca Rolandi (nella foto), sulle pagine dell'organo diocesano. L'uomo sostiene che la «correzione di Appendino» sia una «discutibile modifica al vocabolario del Comune», così come si improvvisa giurista nello riscrivere la Costituzione e nel sostenere che la pari dignità «perde di vista il dettato costituzionale» e «va molto oltre» al riconoscimento dei diritti delle unioni civili. In quel rigurgito medioevale in cui bastava indossare la tonaca per decretare chi dovesse vivere e chi dovesse morire, ecco che anche oggi la Curia è pronta a riscrivere le leggi di uno stato occupato dalla loro infausta influenza al fine di richiedere il ripristino di distinguo di stampo fascista.
La curia fa pure vittimismo, sostenendo che il dare diritti equivalga ad una violenza verso chi vuole discriminare: «L'atto è stato varato un minuto dopo l'insediamento del sindaco, senza lasciare il tempo per dibattere: perché non ascoltare la città, quantomeno il Consiglio comunale prima di procedere con un passo di così grande rilievo simbolico oltre che amministrativo?».
Una domanda retorica che pare lasciar intendere ben altre rivendicazioni, come il lamentarsi se un sindaco pensa alla cittadinanza al posto di compiacere l'agenda politica della curia (sempre pronta a dichiararsi "maggioranza" nonostante i dati dicano altro, soprattutto a fronte dell'esodo che sta derivando dall'intolleranza e dal disprezzo di una Chiesa che giudica tutto e tutti mentre si adopera per coprire i gravissimi reati commessi al suo interno).

E quando la Chiesa da i suoi ordini, i cattodem ubbidiscono. Ed è così che la consigliera comunale Monica Canalis (firmataria di un'interpellanza contro l'uso del plurale nelle definizione di "famiglie"), si è lanciata nel rivendicare che il Pd avrebbe scritto una legge volutamente discriminatoria per avvantaggiare e garantire maggiori diritti alle famiglie gradite al Vaticano. Dice così che la legge Cirinnà riconosca le unioni civili quali «specifiche formazioni sociali distinte dalla famiglia fondata sul matrimonio». Insomma, chi scopa una donna deve valere di più dinnanzi allo stato perché a Dio piace passare il tempo a guardare due eterosessuali che scopano come ricci (e noi ci crediamo che a volerlo sia Dio e non il pregiudizio di quatto violenti!).

A chiudere il cerchio ci sarà poi il partito di Adinofi che il 16 luglio organizzerà una manifestazione in piazza Palazzo di Città per dire che «esiste una sola famiglia». Peccato che Adinolfi ne abbia almeno due, nonostante sostenga che Dio reputi il suo secondo santo matrimonio celebrato in tuta da ginnastica a Las Vegas quale motivo per maggiori privilegi economici e giuridici dinnanzi allo stato.
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