Gli integralisti la smettano di insudiciare la famiglia!

È difficile non provare fastidio dinnanzi all'arroganza e alla violenza di certa gente che venderebbe la madre pur di discriminare il prossimo nel nome di Dio. Tra questi meritano un posto d'onore i seguaci di Mario Adinolfi, guru intolleranza e padre di troppe discriminazione violente.
La sua dialettica negazionista è tristemente squallida ma assai popolare fra la sua gente. Se qualcuno gli fa osservare che c'è gente discriminata, lui è lì che ribatte: «Ma anch'io sono discriminato perché grasso». Già, ma nonostante lui ammetta che quella non è una disfunzione ma solo disprezzo verso sé stesso nell'ingoiare qualunque cosa gli capiti a tiro, nessuno gli ricorda che la Bibbia indica la gola come uno dei sette peccati capitali e a nessuno verrebbe in mente di chiedere leggi che gli stappino le sue due figlie nel nome di quel giudizio morale previsto dalla Bibbia.
Allo stesso modo c'è da provare fastidio quando va in giro a dire che il simbolo del suo partito non è omofobo perché «ritrae una famiglia». Se fosse davvero così non ci sarebbe davvero nulla di male, ma è chiaro e noto a tutti come quella famiglia venga da lui utilizzata per sostenere distinguo che neghino pari dignità ad altre famiglie. Il tutto con toni ideologici e maldestri di chi vuole negare la famiglia naturale per creare sovrastrutture ideologiche in cui Adinofli pretende con violenza di voler decidere chi debba essere riconosciuto e chi debba essere escluso.
Ed è veramente squallido come i suoi adoratori lo seguano nello starnazzare: «Ma che c'è di omofobo in una mamma e un papà?». Bhe, se quella mamma e quel papà spingeranno al suicidio loro figlio perché gay e non accetto da Adinolfi, c'è molto di omofobo. In fondo nessuna famiglia per bene si permetterebbe mai di creare discriminazione verso i propri figli qualora non siano così come loro hanno deciso debbano essere.
Ormai si assiste ad un continuo furto di parole, tramutate dall'integralismo cattolico in un qualcosa che ricordi l'odio. E tutto questo è inaccettabile, motivo per cui è tempo di recuperare la verità delle parole è riconoscere che non è Adinolfi a decidere che cosa sia una famiglia e non è il suo attribuire definizioni distorte e fasciste a quella realtà per cambiarne la natura.


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