ProVita: «La gaystapo del regime lgbt vuole impedirci di dire che i gay sono peccaminosi»
ProVita non tollera che i gay possano vivere, sostenendo che il mondo debba essere un regime totalitario in cui solo chi è conforme all'ideologia fascista di Toni Brandi possa ottenere da lui il permesso di poter vivere. Ogni giorno quell'associazione immette in Internet una quantità allarmante di materiale propagandistico volto a minacciare l'incolumità stessa di gay e lesbiche. Dicono quotidianamente ai loro seguaci che i gay sono una minaccia, un pericolo, qualcosa da estirpare. E c'è da temere che prima o poi qualcuno di loro si sentirà così tanto minacciato da sentirsi legittimato a prendere un fucile a fare una strage. E se ciò accadrà, rischiamo di sentire pure il piagnisteo di quei politici che si stracceranno le vesti dicendo che non riescono proprio a capire come tutto ciò sia stato possibile, anche se per anni hanno tollerato un'aggressione quotidiana da parte di un tizio che viene pure finanziato con soldi pubblici attraverso un vergognoso riconoscimento come "onlus". Difficile è capire quale sia la presunta "utilità sociale" di un gruppo che passa le sue giornate a dire che i gay sono cattivi e immeritevoli di pari dignità.
In uno dei vari attacchi pubblicati oggi, l'associazione guidata da Toni Brandi se ne esce con il solito articolo in cui ogni singola parola viene scelta per cercare di risultare il più offensiva e propagandistica possibile. Il tutto con il presumibile obiettivo di assicurarsi che il lettore medio giunga al termine dell'articolo traboccate di ira verso quei gay che gli vengono indicati come il male assoluto. Questa volta è un tale Federico Catani (già autore di svariati articoli anti-gay apparsi su Basta bugie, Libertà e persona, Cristianesimo cattolico e Corrispondenza Romana) a scrivere:
La Gaystapo spagnola delinea il volto e le caratteristiche dei nemici da colpire. Come in ogni totalitarismo che si rispetti, anche in quello LGBT il dissenso deve essere stroncato. Il Comune di Getafe, con il voto favorevole di PSOE, Podemos e Izquierda Unida, il voto contrario di Ciudadanos e l’astensione (ovvero il voto pilatesco) del PP, ieri ha approvato un Manifesto –redatto da associazioni omosessualiste– per celebrare il giorno internazionale dell’orgoglio LGBTI+ (da notare il +…).
Si passa poi a sostenere che l'omofobia spesso non sia reale (anche in virtù di come ProVita sostenga che non ci sia nulla id omofobo nel discriminare le persone sulla base dell'orientamento sessuale) e si arriva al solito sostenere che garantire una vita serena ai gay è sarebbe da ritenersi una violazione alla "libertà" di chi li vuole perseguitare. Praticamente sarebbe un po' come sostenere che un assassino non debba rispondere dei suoi crimini in tribunale perché ciò sarebbe una violazione della sua "libertà" di andare in giro ad uccidere la gente. Sostenendo dunque che il contrasto alla discriminazione sia una minaccia ai gruppi violenti a cui evidentemente la banda di Brandi si sente vicino, aggiungono:
Nel documento, tra l’altro, si denuncia quello che il regime LGBT considera il reato più grave e la più grande piaga sociale: l’omofobia. Vera o presunta che sia. L’importante –e gli spagnoli rossi, nostalgici di Stalin, lo sanno bene– è eliminare gli oppositori attraverso un sistema organizzato e capillare di purghe.
Si passa così a deridere l'ideologia che l'associazione ProVita è solita portare avanti, ossia l'inneggiare ad una razza ariana che debba avere più diritti, più tutele e più libertà personali dei gay:
Ebbene, secondo i collettivi LGBT ed i politici loro zerbini, esiste una “piramide sociale della discriminazione” omofobica, al cui vertice sta il maschio bianco, eterosessuale, di classe medio-alta, giovane, magro (!) e soprattutto cattolico. Insomma, è partita la caccia alle streghe. Ecco a voi il maccartismo arcobaleno.
Nonostante basti leggere queste frasi per provare un mal di stomaco dinnanzi all'intollerabile violenza che l'associazione di Brandi riserva nei suoi attacchi quotidiani alla dignità stessa di interi gruppi sociali, si passa persino a deride la prevenzione dei crimini di stampo omofobico con delle generalizzazioni inaccettabili:
Non posso pensarci. Sono stato a Getafe proprio pochi mesi fa. Se tornassi ora, la mia carnagione chiara e il mio essere magro, sarebbero già sufficienti a farmi attenzionare dalla polizia. Se poi mi scoprissero a pregare al Cerro de los Angeles, il monumento al Sacro Cuore di Gesù distrutto dai “rossi” durante la Guerra Civile e fatto ricostruire da Franco, mi espellerebbero subito dal suolo spagnolo. Vorrà dire che, nel caso di un nuovo viaggio, quantomeno cercherò prima di ingrassare…
Chiunque difenda la famiglia naturale, il matrimonio tra uomo e donna e sostenga che la pratica omosessuale è peccaminosa, se rientra in una delle categorie sopra indicate, deve iniziare a preoccuparsi, in quanto nemico pubblico. E non si lamenti qualora dovesse subire una qualche aggressione: nel “tollerante” mondo LGBT non è ammessa opposizione.
Ancora una volta si sostiene che Toni Brandi deve avere il diritto di andare in giuro a dire che altre persone sono peccaminose per il solo fatto di esistere. Il tutto con quella violenza e quell'arroganza di chi sa bene che nessuna delle sue vittime potrà dire liberamente ciò che pensa di lui senza rischiare di essere colpito da una delle innumerevoli denunce che l'associazione è solita fare contro chiunque si permetta di contrastare la loro ideologia del disprezzo.
Insulti vengono riservati anche ai partiti cattolici che non si oppongono al contrasto della violenza. Ed è riscrivendo la storia che ci si lamenta non abbiano privato dal matrimonio egualitario quella gente che l'associazione di Brandi vuole siano discriminati nel suo nome (anche se nella verità dei fatti iòl Partito Popolare tentò di eliminarlo, ma giustamente la Corte Costituzionale gli disse che tale atto sarebbe stato incostituzionale):
Il settarismo di tale documento, come dicevamo, non ha sconvolto più di tanto il PP. Del resto, il cosiddetto centro-destra spagnolo in quattro anni di governo nazionale con maggioranza assoluta, non ha minimamente provato a mettere in discussione la legge di Zapatero sui “matrimoni” gay. Non solo. Nelle amministrazioni locali, ha dato prova di enorme sudditanza alla lobby LGBT.
Prendiamo ad esempio il Gay Pride di Madrid. Il PP ha governato per anni la capitale, e ha sempre elargito decine di migliaia di euro per l’organizzazione dell’evento. È stato calcolato che, a partire dal 2007, il tutto è costato 1,5 milioni di euro, cifra equivalente a quasi mezzo milione di pasti per persone bisognose. Naturalmente, con l’attuale sindaca di Podemos Manuela Carmena, il flusso di denaro è aumentato notevolmente: per l’edizione di quest’anno il Comune ha sborsato ben 250.000 euro.
Per non parlare poi dei finanziamenti e favori al mondo LGBT della governatrice della Comunità di Madrid (cui Getafe appartiene), la popolare Cristina Cifuentes, come ad esempio quelli per un ciclo di film contro la discriminazione sessuale…
Dato che il "cristiano" è più attaccato al portafogli che alla giustizia sociale, sempre più ricorrente è il cercare di sostenere che i gay siano un costo e che la discriminazione permetterebbe all'integralismo medio di mettersi in tasca dei contanti. In altre occasioni Brandi arrivò pure a paventargli l'idea che la discrimianazione sistematica avrebbe permesso loro di appropriarsi di eredità illegittime.
Nel finale non potevano mancare nuovi insulti:
Morale della favola, ci sono poche speranze di scampare dalle mani della Gaystapo spagnola. Il semplice sospetto è sufficiente per subire una condanna: i processi, poi, come nella migliore tradizione nazi-sovietica, hanno un esito già scritto prima ancora che incomincino.
Esatto, ora i gay sono pure "nazi-sovietici". peccato che sia Toni Brandi e la sua gente ad aver frequentato i circoli neofascisti di mezza Italia, così come è lui a collaborare con i nazionalisti russi o ad aver scelto il figlio del leader di Forza Nuova quale caporedattore. Ma, si sa, nella propaganda va di moda incolpare gli altri dei crimini che si stanno commettendo (lo fecero anche i nazisti nei confronti degli ebrei).
Interessante è anche come tutti questi insulti quotidiano, questa continua diffamazione e questa propaganda d'odio vengano spacciato come una fantomatica libertà di opinione, quasi come se la libertà di Brandi fosse assoluta e quella dei gay sia inesistente perché a lui non graditi. Neppure nei peggioro regimi si osservava una simile propaganda verso il totalitarismo violento di chi pare non conoscere altro che odio.
E se qualcuno si domasse il perché di tutta questa violenza, la risposta è fra i commenti. Caso vuole che ad essere scampato alla pesantissima censura che la redazione di ProVita è solita fare ci sia proprio un commento che tira le somme nel sostenere che la legittimazione della violenza contro gay e lesbiche deve spingere a non votare il Movimento 5 Stelle. E forse non lo dice perché lo pensa, ma perché quello è uno dei tormentoni della propaganda di Brandi (evidentemente interessato a veder salire al potere solo i partiti di estrema destra).
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