ProVita, le virgolette e l'ode alla discriminazione
L'associazione ProVita è una realtà incessantemente impegnata nella promozione dell'omofobia e della discriminazione contro interi gruppi sociali. Non stupisce, dunque, come quella gente sia terrorizzata all'idea che qualcuno possa voler contrastare i pregiudizi e fornire una sana educazione della popolazione. Appare ovvio che un popolo informato faticherebbe a credere all'esistenza di quella fantomatica "ideologia gender" che viene citata praticamente in loro ogni singolo articolo... e senza poter cavalcare isterie e paure, in che modo potrebbero ottenere vantaggi e potere politico vendendo fumo e odio?
Come consuetudine, l'ira di Brandi è stata incanalata nella solita macchina del fango che l'associazione riserva a chiunque osi non aderire alla loro ideologia. Ed è scagliandosi contro il portale lgbt curato dal Miur che scrivono:
La diffusione dell’ideologia gender e dell’omosessualismo, l’asservimento totale all’agenda delle lobby LGBTQIA(…), sono certamente una delle priorità di Renzi e del suo Governo. Il “Portale Nazionale LGBT”, frutto della “Strategia Nazionale LGBT”, di cui abbiamo dato notizia qui che servirà a “promuovere una maggiore conoscenza della dimensione LGBT per contrastare ogni forma di discriminazione basata sull’orientamento sessuale e l’identità di genere”, è “finalmente” on line, dall’8 luglio scorso.
Si sa che quella gente scrive i suoi proclami con toni tipici dell'epoca nazista, ma se dovessimo dare il giusto valore alle parole scritte, dovremmo allora dedurne che quella fantomatica "ideologia gender" sia da intendersi come il contrasto alla discriminazione. Ma non solo, la proprietà transitiva ci permette di appurare anche che Brandi si vanti di diffondere discriminazione contro gruppi sociali ben precisi.
Attraverso un abuso di virgolette che tende a togliere dignità a qualunque parola possa dare rispetto ai gay, l'articolo prosegue sostenendo che:
Alle attività ha preso parte anche il Gruppo Nazionale di Lavoro, previsto dalla “Strategia Nazionale LGBT”, composto da esponenti di 29 Associazioni omosessualiste, come stabilito dal decreto direttoriale n. 250 del 20 novembre 2012. Tra queste, tutte le principali organizzazioni in prima linea per i “diritti” gay, compreso il tristemente noto “Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli”.
Nelle intenzioni dei promotori, il portale vuole essere una piattaforma web informativa che “educhi” i cittadini italiani all’attuale, sempre più “doveroso”, processo di “normalizzazione” dell’omosessualità e di ogni tendenza sessuale.
I promotori scrivono che “il Portale non si fa portavoce di un orientamento culturale di settore né di una scelta politica o istituzionale predeterminata. (!!!) Vuole invece essere e rimanere uno strumento plurale e pluralistico, nella convinzione che il contributo ed il confronto delle idee di tutti, rappresenti il migliore strumento per far maturare consapevolezza e contrastare ogni forma di odiosa discriminazione”.
Interessante è anche contare come alcuni virgolettati proposto siano falsi: sul sito del progetto nessuno ovviamente parla di «normalizzazione» dell'omosessualità, anche perché di fatto l'omosessualità è già di per sé un elemento naturale e normale (anche se questa realtà inopinabile non è gradita a Brandi). Ma forse un discorso simile appare troppo complesso per chi è così accecato dall'odio da arrivare ad usare le virgolette quando si parla dei diritti delle minoranze, quasi non ne avessero.
Ed ancora, senza alcun collegamento logico, l'articolo arriva a dire che:
Non sorprende, allora, che il MIUR stia approntando linee guida dirette a consentire la propaganda dell’ideologia gender nelle scuole. Né ci stupisce che alla Camera stiano discutendo progetti di legge che renderanno queste lezioni obbligatorie per tutti.
Non paghi di tutto ciò, il finale è riservato al solo dio denaro. L'associazione di Brandi si lancia infatti nel sostenere che una spesa di 30mila sarebbe eccessiva, ironizzando pure nel domandare: «Avranno assunto come impiegato Bill Gates in persona?». Ed è così che alla fine ProVita ha dato un prezzo alla vita dei gay, sostenendo che milioni di persone non valgano manco 30mila euro... forse persino i nazisti valutavano di più la vita delle loro vittime.