Secondo Amicone, solo chi disprezza i gay può dirsi cristiano
Luigi Amicone ha perso le elezioni ed è forse per dare libero sfogo alla sua ira che se n'è turnato su Tempi per insultare i gay e chiunque abbia osato votare per il suo avversario politico.
Come sempre ci si ritrova dinnanzi ad un uomo che pare non avere la più pallida idea di che cosa sia il cristianesimo, tant'è che anche questa volta dà sfoggio del suo pregiudizio sostenendo che chi partecipa ad un Pride non può essere un vero cristiano. Bhe, Gesù stava con gli ultimi e non certo con chi si sedeva nel tempio per commerciare odio, ma forse Gesù non era era cristiano.
Ed è così che dalle pagine di Tempi, Amicone assicura i suoi lettori che la Chiesa è basata sull'odio verso i propri fratelli anche dopo la smentita da parte del Papa. Dice:
Succede che a Roma il Papa dice che la Chiesa deve chiedere scusa ai gay. Per la precisione, dice il Papa ai giornalisti curiosi di sapere se ha ragione il cardinale Marx a dire che la Chiesa deve chiedere scusa alla comunità gay, «io credo che non solo deve chiedere scusa a queste persone che ha offeso, ma ai poveri, alle donne e ai bambini sfruttati, di aver benedetto tante armi». Seguono attimi di discreto panico perché a un certo punto, si capisce, il povero cristiano si domanda: ma se la Chiesa ha fatto così tanti danni all’umanità, perché il capo non tira giù la claire? Che poi no, precisa il capo dopo che è sembrata lì lì per essere avviata alla rottamazione, «la Chiesa è santa e i peccatori siamo noi, io per primo, siamo noi cristiani a dover chiedere scusa e perdono non solo su questo».
Promossa l'omofobia, si passa agli insulti:
Ah beh, così il battezzato tira il fiato e, già più rinfrancato, porge le due guance. Le scuse di qua. E la richiesta di perdono di là. Però, poi, pensa il battezzato, Francesco non ha mica fatto mea culpa e chiesto scusa pure al gay pride. Ma si sa mai. Così Sala si è portato avanti. Lo avete visto, no? Ma quanto bello era nel confessare a Sky, chiaro, sorridente e tondo, «sono un cattolico praticante»? Mica come Parisi, mogio, miserello e pubblicano ad ammettere «sì, sono cattolico, ma non praticante». E questo basti a spiegare perché il nuovo sindaco era in testa al gay pride. E volete che un cattolico veramente praticante ma veramente bello, chiaro e tondo, non stesse anche in prima fila a reggere lo striscione di apertura del corteo? Quasi meglio del suo mentore Pisapia, che sulle ali dell’entusiasmo si è fatto riprendere dalle telecamere nel tripudio multicolore a inalberare quel meraviglioso cartello che non era un’indicazione del wc più prossimo al palco. Bensì il manifesto con le sagome stilizzate di un omino e di una omina, con due cuoricini al posto delle zinne (lato omina) e (lato omino) un cuore bello, proprio lì, all’altezza del pisello. Molto romantico.
Il riferimento è al flah mob di Milano, motivo per cui Amicone non si sente in colpa nell'aver insultato 200mila persone solo perché la sua mente pare troppo limitata per riuscire a comprendere il significato di alcuni simboli. Ma forse non si può chiedere troppo ad un uomo che pare conoscere solo il dipstrezzo (si tratta di gay, di stranieri o anche di quei semplici cristiani che proclamano quell'amore che a lui pare sconosciuto). Poveretto.
Il finale è dedicato al suo solito sostenere che i "cristiani" hanno il dovere di spazzare via anche chiunque abbia una religione diversa dalla loro. Il tutto condi con i soliti inviti all'omofobia e un qualche slogan populista:
Intanto, fatta la giunta Sala con sei assessori della precedente e sei in quota al facente funzione primo cittadino, ci si chiede quale novità rappresenterà questo primo atto simbolico double-face, che per un verso battezza la “casa dell’antiomofobia” e quindi combatte questo terribile clima in cui coraggiosamente si tengono gay pride un giorno sì e l’altro pure. Per altro verso battezza la casa dell’antislamofobia. Cioè la moschea già programmata da Pisapia. Niente da dire. Viva la libertà di culto. Però, su queste case di culto ci metteranno anche striscioni per dire che sarebbe ora che le famiglie di mamma e papà chiedessero scusa di essere ferrivecchi giustamente ipertassati, emarginati dalle politiche sociali, impediti nella libertà educativa? Ci metteranno le richieste di perdono che si devono esigere, come dice Erdogan, a quei crociati che osano parlare di “genocidio” armeno e, soprattutto, osano insinuare che ogni moschea dovrebbe dire qualcosina di bello, chiaro e tondo, sull’islam di quei birbantelli che stanno disintegrando la libertà di coscienza e di culto in giro per il mondo?
Ma davvero esiste gente che può leggere simili cose senza provare pena per chi le ha scritte?
Quanta ostentazione di disprezzo da parte di un uomo solo. E quanta contraddizione in chi critica l'Islam con vergognose generalizzazioni mentre si inneggia ad un un estremismo peggiore del loro. Ma la propaganda funziona così, con fanatismi di chi dice che a lui tutto è dovuto e che agli altri non spetta neppure il diritto di esistere.
Poi c'è il resto, come il sostenere che lui non abbia vinto solo perché quelle date erano guarda-caso poco comode ai suoi elettori (ma evidentemente non a chi ha fatto altre scelte) così come si sottolinea ancora una volta come lui non tolleri chi non lo ritiene superiore agli altri.
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