Secondo ProVita il femminicidio non esiste: sono le donne a stuprare gli uomini
Spesso l'omofobia va a braccetto con la misoginia. Chi ha un po' di memoria, probabilmente ricorderà come prima della nascita di ProVita fosse il sito ultracattolico Pontifex Roma a riservare insulti quotidiani a gay e lesbiche (ovviamente sostenendo che fosse Dio a legittimare quell'azione violenta). La fine di quella realtà venne decretata non tanto dalle presunta indagine per stalking del loro direttore (un 46enne che si era invaghito di una ragazzina di 26 anni che era divenuta vittima), ma soprattutto per il clamore e l'indignazione suscitata quando la stampa nazionale trovò un loro articolo affisso in una chiesa, nel quale si giustificava la violenza contro le donne.
Lo stesso è accaduto durante il family day, dove il leader neocatecumenale Kiko Arguello incolpò le donne vittima di violenza di essere la causa della violenza subita. La sua teoria era che il famminicidio fosse tutta colpa delle donne che non amano più i loro mariti. La Miriano dice che la vera donna cristiana è quella sottomessa al marito, così come i sedicenti gruppi cristiani legati all'integralismo cattolico hanno sostenuto un referendum contro il sostrato al famminicidio.
In questo clima, ovviamente anche l'associazione ProVita pare non volersi esimere dal promuovere la violenza sulle donne. Il tutto, ovviamente, in mezzo ai soliti insulti in cui sostengono che l'amore fra due gay sia come quello tra cani o in cui si sostiene che il matrimonio non ha valore se non riservato alle sole coppie eterosessuali.
In un articolo intitolato "Femminicidio meno diffuso del maschicidio. Anche in Italia", l'associazione integralista si lancia nel sostenere che in Italia «circa 3,8 milioni di uomini hanno subito abusi da parte delle donne». La loro teoria è che:
Pare che anche tra i giovani, nel 2014, gli abusi (dallo stalking a reati sessuali) subiti dai maschi siano del 4% maggiori di quelli subiti dalle femmine.
Tra l’altro il fenomeno dal lato maschile è più sommerso che dal lato femminile. Se i casi di violenza e femminicidio sono spesso non denunciati per vari motivi (paura, sentimenti contrastanti, debolezza, ricatto…), i maschi hanno in più una grande vergogna nel denunciare l’aver subito violenza da una donna.
In quel clima di completa generalizzazione che torna sempre utile alla propaganda di Brandi, ecco che alcuni dati decontestualizzati vengono bittati lì per sostenere:
I giovani uomini sembrano una categoria a rischio anche secondo la rivista dell’American psychological association che parla di 4 uomini su 10 che tra scuola superiore e università sarebbero stati costretti ad avere rapporti non consensuali. Nel 31% dei casi la coercizione sarebbe stata verbale, nel 18% fisica e nel 7% dei casi attraverso la somministrazione di droghe. Il 95% degli intervistati ha spiegato che a mettere in atto le violenze o le molestie sarebbero state delle donne”.
Ma dato che la propaganda non è mai fine a sé stessa, la conclusione di Brandi è che sia necessito smettere di preoccuparsi della violenza di genere, facendo finta che non esistano situazioni particolari che meritino azioni mirate:
Se dobbiamo, quindi, abbattere gli stereotipi e prevenire gli episodi di violenza, sarà forse il caso di piantarla con la “violenza di genere” e il “femminicidio”. Pensiamo ad educare al rispetto reciproco e alla pace le persone, i giovani e i meno giovani, a prescindere dal “genere”…
Eppure nel citare i dati, l'associazione pare dimenticare una serie di dettagli. Ad esempio non dice come i ricercatori abbiano precisato che «la nostra ricerca non ha valore antitetico rispetto agli studi sul femminicidio» o come «nella maggior parte dei casi abbiamo riscontrato una familiarità della donna con la violenza. Le persone che diventano violente hanno spesso un passato di violenza sia fisica che assistita. In genere la violenza psicologica è il primo gradino da cui poi si passa a quella fisica».
Anche perché un conto è rilevare delle situazioni, un altro è strumentalizzarle. E quando nello spot omofobo di ProVita vediamo una donna che deve occuparsi dei figli mentre il marito se ne sta in poltrona a leggere il giornale e a prendere le decisioni, non servono poi molti dati per comprendere che c'è una mentalità maschilista e misogina che deve essere combattuta.