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Una risposta alla rassegna della letteratura scientifica sull’omogenitorialità

I no-gender sono tornati alla carica contro l’omogenitorialità. E questa volta si sono messi da fare. Prendendo una tabella creata dall’Ordine degli Psicologi del Lazio ed aggiungendoci poi delle note critiche e altre ricerche non inserite, la dott.ssa Pezzuolo Sara, una psicologa giuridica e criminologa, la dott.ssa Baldan Marta, un’avvocata e il Prof. Camerini Giovanni Battista, un neuropsichiatra infantile, hanno presentato una rassegna critica della letteratura scientifica riguardante l’omogenitorialità.

L’articolo, che è in realtà una tabella lunga più di 70 pagine, non presenta alcuna discussione del lavoro svolto; c’è solo una sorta di abstract all'inizio dove viene sostenuto:

La conclusione è che, nonostante altre fonti sostengano il contrario, allo stato attuale non vi sono evidenze a favore della tesi che la crescita di un minore all’interno di nuclei genitoriali omosessuali non sia caratterizzata da difficoltà emergenti nel corso dello sviluppo, restando ad oggi confermato il maggior benessere psicofisico derivante dal contributo di entrambe le figure genitoriali (paterna e materna) nella complementarietà dei ruoli.

Ora diciamo una cosa. Non esiste la ricerca perfetta. E soprattutto in questo settore. Trovare un «numero rappresentativo» di coppie omosessuali è impresa ardua. Figuriamoci negli anni 70 e negli anni 80 quando la vita di omosessuali in coppia era praticamente inimmaginabile. Poi vogliamo mettere la vita delle coppie gay negli anni ’90 e all'inizio del nuovo millennio quando gli stati che permettevano il matrimonio erano pari a zero? Lo stesso Regnerus ha faticato in questa operazione, tant'è che è dovuto ricorrere allo stratagemma di chiedere agli adulti, cresciuti da metà degli anni ’80 fino all'inizio degli anni 2000, se almeno uno dei due genitori avesse avuto una storia con una persona dello stesso sesso, e quindi non se erano gay e se avessero fatto i genitori per tutta la vita. Per una ricerca priva di detestabili variabili come lo stigma sociale dovremo aspettare del tempo.

E poi, incredibile a dirsi, ma per vedere se ci sono delle differenze tra bambini cresciuti da coppie etero e quelli cresciuti in coppie omo ci vogliono le leggi sul matrimonio egualitario, sull'adozione e sull'accesso alle tecniche di riproduzione assistita per capirlo. Supponiamo che volessimo sapere quali sono le differenze oggi tra i bambini adottati e cresciuti da coppie etero e quelli da coppie omo qui in Italia. Dovremo fermarci all'inizio perché l’adozione ad oggi è impossibile per queste ultime coppie. Pensate ora agli Stati Uniti degli anni ’80 e ’90. Niente condizione giuridica equipollente, nessuna certezza che le differenze di sviluppo sia determinate dalla differenza di orientamento sessuale e non invece dalla condizione sociale.

Tra le tante criticità sollevate c’è poi quella della presenza schiacciante di studi su genitrici lesbiche e non su genitori gay. È ormai attestato che le giovani lesbiche abbiano un “rischio” di rimanere incinte più elevato rispetto alle coetanee etero. Un ulteriore obiezione agli studi è che le coppie omo si trovino generalmente in posizioni sociali ed economiche più elevate rispetto alla media di quelle etero. Questo può essere spiegato da un motivo molto lampante, cioè che le coppie omo non possono procreare e che quindi possono creare una famiglia solo adottando o praticando l’inseminazione artificiali, in altre parole sono scelte costose e non alla portata di tutti. Infine viene anche messo in luce che i genitori gay conducano una vita più “spericolata” a quelli etero: maggiore consumo di droghe e vita sessuale più promiscua. Non serve ricordare quali sono le cause. A noi gay, diversamente dagli etero, non viene insegnato come “diventare adulti gay responsabili”. Nasciamo in coppie etero, ma queste non ci spiegano come dovremo avere una “salutare vita sessuale da gay”.

Insomma prendiamone atto: la letteratura scientifica su questo argomento conosce molte limitazioni. E la relazione presentata dalle due dottoresse e dal professore è esente da critiche? No. Una cosa salta agli occhi. I tre autori riportano le criticità degli studi che sostengono che non esistono differenze tra bambini cresciuti da genitori e gay e genitori etero, ma non invece quelle riguardanti gli studi che sostengono il contrario, cioè quello che loro condividono.

  1. Vengono citate due ricerche di Paul Cameron (una del 2002 pag. 25 e una del 2009 pag. 41) e poi riprese più volte nelle criticità rivolte alle altre ricerche. Paul Cameron, per chi non lo sapesse, è lo scienziato americano che ha fatto più politica che scienza. Negli anni ’80, ad esempio, ha lottato contro l’adozione della città di Lincoln (Nebraska) di uno statuto per i diritti delle persone omosessuali e sempre in quegli anni era arrivato ad inventarsi una storia pur di provare il collegamento tra pedofilia ed omosessualità. Recentemente ha chiesto la pena di morte per gli omosessuali. Infine il giornale dove ha pubblicato le ricerche, tralaltro lo stesso di Jospeh Nicolosi, è un “vanity journal”, cioè un giornale dove basta pagare per vedersi pubblicare una ricerca. (leggi qui di più)

  2. Viene citata la ricerca di George Allan Rekers (2002, pag. 25), noto scienziato che ha dedicato la sua carriera lavorando per il NARTH, l'organizzazione conosciuta per le terapie riparative.

  3. Infine diversi lavori di Walter Schumm vengono menzionati e più volte citati. È da tener presente che Walter Schumm ha sempre tenuto contatti con Paul Cameron e che le sue ricerche siano state pubblicate anche sullo stesso giornale di Cameron. (leggi qui)

Questo che avete letto è stato un articolo scritto “a caldo” vista la rilevanza che questo “studio” potrebbe e che anzi avrà tra i no-gender. Spero di tornare al più presto con un articolo più approfondito sulla faccenda. Quindi non mi resta che salutarvi.

di Andrea Pizzocaro


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