Adinolfi torna a diffamare Gayburg, questa volta inventandosi finti auguri di morte alla figlia
Nello squallore che accompagna la propaganda ideologica di Mario Adinolfi, il suo continuo ricorso a bugie e falsificazioni è uno degli aspetti più miseri e tristi.
Anche perché dinnanzi ad un'opinione, indipendentemente da quanto aberrante possa essere, è possibile rispondere ma così non è per una bugia. Come si può rispondere a chi si inventa parole mai pronunciate per attaccarla attraverso canali di propaganda in cui ogni replica viene preclusa?
Ed è su questo stesso sistema che si basa la sua intera impalcatura ideologica, dinnanzi ad un uomo che va nelle chiese si siede sull'altare per dire che i gay vogliono annullare le differenze biologiche fra i sessi o che vogliono insegnare ai bambini di 4 anni a masturbarsi. Tutte bugie che non hanno mai trovato smentita sui canali di propaganda ideologica attraverso cui sono stati diffusi.
E se nei giorni scorsi Adinolfi ha cercato di diffamare Gayburg inventandosi di sana pianta delle false minacce di morte, ci viene segnalato come già l'11 maggio 2016 andò sulle pagine di Intelligonews per diffamare Gayburg con altre false accuse. Nel corso di un'intervista, mentre sosteneva che il suo libro anti-gay fosse «profetico», disse:
Riesce ad individuare lo scenario prima che si mostri, ne descrive i pericoli, spiega quali sono le finalità e fa infuriare in maniera terribile il mondo Lgbt da esporre me a una costante e difficile quotidianità di cui pagano il prezzo mia moglie e le mie figlie. Ci sono siti come gayburg dove qualcuno auspica che mia figlia di cinque anni penzoli da un cappio. Chiaro? Oggi La Nuova Bussola Quotidiana si mette sul piano di gayburg e la finalità è una sola: minare il progetto del Popolo della Famiglia che intimidisce i cacicchi del potere che in nome della rappresentanza del mondo cattolico stanno svendendo il mondo cattolico in Parlamento
Ovviamente è una bugia. Una bugia che Adinolfi ripete in maniera persecutoria dal febbraio del 2015, mese in cui si inventò quella falsa accusa che portò i suoi seguaci a minacciare «una spedizione punitiva alla Charlie Hebdo» contro Gayburg. Ovviamente in quell'articolo nessuno disse nulla di simile, così come venne prontamente notato persino dai suoi seguaci. Ma in propaganda non è la verità ad importare, solo quella verità che viene creata a tavolino per fini politici.
Anzi, forse ci sarebbe da domandarsi direttamente se qualcuno abbia mai ascoltato i suoi rantoli o se ad interessare sia solo il messaggio di odio e di intolleranza che Adinolfi rappresenta. Perché quando un personaggio simile va a La7 per lamentarsi che la legge Cirinnà non riconosca pari dignità ai gay, poi dovrebbe spiegarci perché in quello stesso articolo attaccava La Nuova Bussola Quotidiana dicendo:
Quando colui che ha scritto quell'articolo si sarà battuto l'Italia per tre anni come ho fatto io, città per città, in questo momento sono a Modica, prendendomi insulti, pietrate, contestazioni, pagando sulla pelle mia e della mia famiglia la battaglia contro le unioni civili, quando quel signore avrà fatto un centesimo del lavoro e della fatica che ho fatto io per mobilitare il Paese sulla testimonianza della verità e sul diritto dei bambini ad avere una mamma e un papà, allora avrà l'onore di una risposta.
Ma forse, dinnanzi al divorziato che si dice contrario al divorzio, la coerenza è l'ultimo dei suoi problema dinnanzi a persone che si affiderebbero a Satana in persona pur di veder legittimati i loro pregiudizi e le loro paure più ingiustificate. Ed Adinolfi è lì, pronto a compiacere quell'odio anche mediante menzogne, strumentalizzazioni e diffamazioni a mezzo stampa.
E se nella ricostruzione siamo stati sin troppo autoreferenziali, è la ricostruzione di un altro fatto a spiegarci come le false accuse appaiano un suo modus operanti. Quando diede notizia del suo finto abbandono di Facebook, Adinolfi andò sulle pagine de Il Giornale ad accusare di stalking (ossia di un reato) un gruppo Facebook chiamato "Welcome to Favelas". Ma anche in quel caso, le verifiche effettuate da Next Quotidiano mostrarono una realtà assai diversa, nonostante abbia lanciato gravissime accuse da un giornale nazionale senza che alle sue vittime fosse data medesima visibilità per poter rispondere (tant'è vero che è solo sul loro sito che hanno spiegato ai loro utenti come si fosse dinnanzi ad accuse false, anche se forse sarebbe stato bene ad essere edotti che di tale evidenza fossero oi lettori che hanno potuto leggere solo la fantasiosa e diffamante versione del leader integralista).