Continua l'aggressione di ProVita. Ora dicono che l'unico gay buono è il gay che disprezza sé stesso

È difficile non essere esasperati dinnanzi all'aggressione continua, violenta e quotidiana che l'associazione ProVita attua contro la dignità e la vita delle persone lgbt. Il tutto nella più totale complicità di istituzioni che non solo non tutelano le vittime di Brandi, ma finanziano il suo mefistofelico operato attraverso il riconoscimento di "onlus" alla sua setta anti-gay.
È noto a tutti che Toni Brandi sostiene di meritare maggiori diritti civili, maggiore dignità sociale, soprattutto, maggiori finanziamenti pubblici in virtù di come vada in giro a dire che a lui piacciono le donnine. E se anche ne fosse davvero convinti, non ci sarebbero problemi se la sua attività non fosse concentrata a diffamare i gay per cercare di ottenere leggi che istituzionalizzino i suoi distinguo di stampo fascista. Lui esige che i gay non siano tutelati dalla violenza, esige che il bullismo omofobico non sia combattuto e che i gay si vedano sottrarre ogni riconoscimento dei propri affetti solo perché a lui sgraditi.
L'ennesimo affondo arriva con un articolo al limite del patetico, dove la banda di Brandi dice che i gay sono esseri disgustosi e peccaminosi a meno che non si sottomettano al suo volere. Un gay che prova disgusto per sé stesso nel nome dei suoi distinguo è l'unico gay che lui è disposto a tollerare dato che non si lamenterà quando lui andrà a dirgli che vale meno di lui o che non deve permettersi di rivendicare i suoi diritti contro il volere dell'integralismo cattolico.
Es è sostenere tale tesi, ProVita ricorre ad uno dei metodi più scorretti e ideologici: prendere due esempi a casaccio e sostenere che quelli debbano essere esempi di vita da spacciare come verità rivelate. Ed è così che l'esempio cade sul fondatore della Manif pour Tous francese, ossia quel tizio che sta facendo soldi su soldi nel gettare fango sugli altri gay dicendo che la sua decisione di non avere rapporti sessuali debba essere imposta per legge. Scrivono:

Delaume-Myard e Rupert Everett: omosessuali dichiarati, ma non votati all’omosessualismo. Sono tra coloro che usano –ancora– la ragione e non si lasciano accecare dall’ideologia.

La premessa è dunque chiara: chiunque osi non aderire ciecamente al pensiero unico di Toni Brandi è accusato di essere un deficiente. È uno stratagemma già usato anche dalla propaganda nazista in cui si usa la dialettica per indicare ciò che il lettore deve pensare.

Parte così una filippica in cui di torna ancora una volta a rilanciare quello che Delaume-Myard disse nel 2014 (e che da due anni viene periodicamente rilanciato a fini discriminatori), così come l'associazione spergiura che Rupert Everett avrebbe ricevuto minacce di morte per non essere favorevole all'omogenitorialità. Dato quanto all'associazione ProVita piaccia inventarsi finte minacce di morte nella speranza di alimentare il sentimento d'odio contro i loro nemici, facile è presumere di essere dinnanzi ad una delle solite strumentalizzazioni di questa gente.
Il tutto per sostenere che un omosessuale non deve assolutamente essere orgoglioso di ciò che è, mentre i gay (che a detta di questa gente sarebbe un'altra categoria di persona, ndr) «si richiamano a una cultura e a uno stile di vita. Hanno bisogno che il loro macellaio, il loro panettiere, il loro venditore di giornali sia gay”. Questo ci spiega cosa è l’ideologia, la “mitologia razionale”: quando su ciò di cui parliamo ci costruiamo un mito. Per esempio: la scienza esiste ed è razionale, il mito della scienza, lo scientismo, no. Esiste l’omosessuale, e questo è un fatto; e poi c’è il gay, che vive del mito dell’omosessualità.Col matrimonio omosessuale noi abbiamo a che fare non con l’omosessualità, ma col suo mito, con una mitologia».

Poi si arriva alla solita denigrazione gratuita, votata alla più bieca ideologia di chi spera di poter usare il populismo per negare la realtà dei fatti. Col la tipica ferocia di un gruppo che pare conoscere solo odio, scrivono:

È veramente strano che una civiltà che è approdata ai diritti degli animali, non riesca a proclamare i diritti del bambino, che –invece– nell’intervento di Delaume-Myard vengono in primo piano: è una favola che al bambino non fa né caldo né freddo avere due padri o un solo genitore. Del resto il vecchio Freud non è amato dall’avanguardismo gayardo perché la sua dottrina prevede il triangolo – padre, madre, bambino – e la differenza sessuale non è considerata facoltativa.

Immancabile è poi il sostenere che l'omofobia sia una libertà di ragione e distinguo fascisti siano dettati dalla ragione:

La ragione, questa sconosciuta. Insomma: la libertà di pensiero è un’idea nuova e la ragione…è una straniera. Siamo messi proprio bene.

Ebbene, voi tutti pagate la tesse ma chi scrive queste cose ha agevolazioni riconosciuti dallo stato per questo incessante attacco alla dignità umana. Davvero si pià tollerare tutto ciò?


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