Il diktat della Liga Veneta: «Nessun leghista celebri nozze gay». La curia: «La legge va rispettata»
L'invito all'illegalità a danno di gay e lesbiche da parte della Lega Nord è tale che a far notizia sono i loro pochissimi sindaci disposti ad applicare la legge sulle unioni civili. Eppure pare che persino la curia abbia deciso di prendere posizione contro questa deriva totalitaria.
È il segretario della Liga Veneta, Toni Da Re, a lanciare il suo diktat: «La Lega crede nella famiglia tradizionale, composta da un uomo e da una donna, pertanto nessun leghista può procedere alla celebrazione di matrimoni fra gay o lesbiche».
Stando a tale teiria, se la Lega credesse alla poligamia o alla segregazione razziale, dovremmo assumere che i suoi sindaci dovrebbero sentirsi legittimati ad agire nell'illegalità anche in tali casi? Al solito, la loro teoria è che i sindaci non siano al servizio del cittadino, ma che siano i cittadini ad essere ostaggio dell'ideologia dei loro sindaci.
Contro tale presa di posizione si è schierato monsignor Martino Zagonel, vicario generale della diocesi di Vittorio Veneto, il quale replica alla presa di posizione di Di Re e del parroco che si era schierato contro i sindaci che osavano unire civilmente persone sgradite all'integralismo cattolico: «Quel parroco che alle ultime elezioni ha sostenuto la necessità, con tanto di volantino, di cambiare il sindaco e gli amministratori, lo vorrei proprio sentire, in queste ore, su come i suoi fedeli cattolici stanno rispettando il Vangelo e la dottrina della Chiesa. Detto questo, non è da sorprendersi che un amministratore possa, anzi debba applicare una legge dello Stato. E la sorpresa non ha motivo di esistere tanto più perché l'Unione civile, così come è stata codificata, non è affatto un matrimonio».
Insomma, la legge va rispettata anche se la Chiesa continuerà a far sì che alcuni cittadini siano ritenuti persone di serie b sulla base delle loro caratteristiche. Come ai tempi della segregazione razziale, i gay saranno invitati a sedersi nel retro dell'autobus in una Chiesa che discrimina e in una Lega che quella gente non la farebbe manco salire.»
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