Il MS5 accompagna la Lega Nord alla corte di Putin
Gli stretti rapporti che intercorrono tra la Lega di Salvini e la Russia di Putin sono noti. Il leader del Carroccio vola a Mosca con incredibile frequenza ed ha fondato nuove associazioni volte e cercare di aiutare gli imprenditori a violare la legge e fregarsene delle sanzioni. Alla guida di queste c'è Alexey Komov, il nazionalista russo che guida Brandi nella sua crociata anti-gay e che risultava presente anche all'assemblea in cui Salvini è stato eletto a capo del partito. Di contro, la televisione di stato russa trasmette i raduni di Pontida in diretta e in passato aveva proposto vari servizi volti a sostenere che Buonanno rappresentasse l'opinione pubblica italiana nella sua volontà di uscire dall'Europa per sottomettersi alla Russia.
In tale ottica, facilmente comprensibile è perché Salvini promuova il fantomatico "gender" e l'anti-europeismo in conformità con l'agenda russa, così come ben spiegato dal leghista Savioni nell'illustrare come l'uso del cristianesimo a scopo politico abbia aiutato Putin a far digerire il suo totalitarismo (anche in virtù di come sia facile ingannare la gente e negare qualunque motivazioni alle proprie gesta quando si dice loro che è Dio a volerlo).
Ma quello che è meno noto sono i rapporti che anche il Movimento 5 Stelle pare aver avviato a sostegno della Russia di Putin. Manlio Di Stefano, deputato della commissione Affari esteri del partito, è volato a Mosca insieme ai deputati leghisti per partecipare ai lavori di Russia Unita, il partito di Putin. Il tutto nell'ottica di annullare quelle sanzioni che sono state inflitte per la violazione dei diritti umani.
«Con la Russia i rapporti sono buoni -ha dichiarato il gillino- Per dare idea dell'attenzione che c'è su di noi, io sono stato il terzo a prendere la parola [...] Ho ribadito la necessità di porre fine alle sanzioni nei confronti di Mosca. Non si tratta di essere filorussi, ma di essere filoitaliani, di curare gli interessi delle nostre aziende».
Ma non solo. Se Di Stefano era stato a Mosca già a marzo, in quell'occasione in compagnia di Alessandro Di Battista, è Luigi Di Maio a far capire che il suo partito potrebbe iniziare a lavorare per la gloria dello Zar. Domenica 26 giugno, ospite a In mezz'ora su Rai 3, dichiarò: «Con le sanzioni alla Russia abbiamo risolto i problemi dei diritti umani? Le sanzioni sono strumenti che non funzionano. Se non hanno gli effetti desiderati è meglio tornare indietro e non danneggiare le nostre imprese».
Leggi l'articolo completo su Gayburg