ProVita diventa tragicomica nella sua strumentalizzazione delle Olimpiadi
L'ossessione compulsiva che porta l'associazione ProVita a manifestare odio contro i gay dinnanzi a qualunque tema può facilmente divenire fonte di ilarità. Pare difficile rimanere seri dinnanzi un articolo all'articolo di Teresa Moro in cui la donna sostiene che le Olimpiadi avvalorino il messaggio d'odio della loro associazione. Scrive:
La sensazione, leggendo i giornali o guardando la televisione, è che le Olimpiadi di Rio2016 stiano facendo discutere più per le questioni legate all’orientamento sessuale degli atleti che vi partecipano, che per i risultati sportivi che vengono conseguiti.
Ai mass media, insomma, poco importa della medaglia. Invece è molto più interessante sapere se l’atleta che sale sul podio ha tendenze omosessuali e se ha rilasciato dichiarazioni in merito: è questa la notizia che fa la differenza, che consente di strumentalizzare lettori e spettatori e di plagiarli sulle posizioni delle lobby Lgbt.
Insomma, nulla di nuovo. La donna dice che esiste un "noi" e un "loro" e che qualunque forma di convivenza sua inaccettabile. La loro tesi è che una "razza" debba distruggere le altre per assicurarsi la dominazione, esattamente secondo la stessa ideologia di Hitler.
Non manca neppure l'uso del gergo usato da Nicolosi, in quell'ottica in cui questa gente cerca di far percepite ogni diversità come una "malattia" da curare.
Ma il passaggio che fa scompisciare dalle risate è quello in cui la Moro si lancia nell'asserire:
In ogni caso, lungi da noi ripetere o dare nuovamente spazio alle lobby Lgbt e agli atleti che se ne sono resi portavoce. Ne hanno avuto già troppo. Noi di ProVita vogliamo invece qui testimoniare –con alcuni esempi tra i più noti, senza alcuna pretesa di essere esaustivi– come i reali valori delle Olimpiadi di Rio 2016 siano stati la vita e la famiglia. Se non altro perché, innegabilmente, tutti gli atleti che vi hanno preso parte sono vivi e hanno due genitori (una mamma e un papà) che, chi più e chi meno, li hanno sostenuti nelle loro fatiche sportive.
Ovviamente la Moro parte dal presupposto che essere dalla parte della famiglia significhi essere contro i gay. Una premessa assurda, dato che chi si batte contro le famiglie è proprio questa gente, ossessionate dal voler imporre le loro regole e agli altri e dal negare pari dignità al prossimo.
Ma la follia è come i loro esempi spieghino che l'eterosessualità non renda automaticamente buoni genitori e che le famiglie adottive (come sarebbero quelle gay) possano donare un futuro a tanti bambini. Scrive la Moro:
Questa nostra breve carrellata di testimoni pro-life e pro-family non può che iniziare con Simone Biles, ginnasta americana di 19 anni per 1 metro e 44 d'altezza, alle sue prime Olimpiadi e che ha già vinto quattro medaglie d'oro e un bronzo. La Biles è nata da una madre che abusava di alcool e droga e a soli tre anni è stata affidata ai nonni, che hanno allevato lei e le sue due sorelle come delle figlie. La sua dunque è una storia di riscatto, a dimostrazione che le prove della vita possono essere superate… alla grande!
Si passa poi a sostenere che il matrimonio eterosessuale sia da opporsi ai diritti civili altrui, proseguendo nel dire:
Il secondo esempio è quindi quello della tuffatrice He Zi che, dopo aver conquistato l'argento dal trampolino dei tre metri, ha visto il suo fidanzato – l'altro tuffatore cinese Qin Kai – inginocchiarsi davanti a lei e chiederle di sposarlo. Un gesto pubblico, com'è il matrimonio tra un uomo e una donna, che ha commosso e fatto gioire tutto il mondo.
Buffo, dato che tutti gli esempi portati da questa donna non paiono aver nulla a che fare con le tesi da lei sostenute.
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