Bergamini continua ad ostentare la sua omofobia, mentre lancia accuse contro le sue vittime

La pagliacciata che il sindaco di Rovigo sta mettendo in scena contro la dignità dei cittadini lgbt sta raggiungendo livelli sempre più grotteschi. In realtà l'intera vicenda non sarebbe manco dovuta esistere: una coppia si è presentata in Comune ed ha chiesto di poter essere uniti civilmente da capogruppo del Pd in consiglio comunale. Se il sindaco avesse demandato il compito alla donna, tutto sarebbe finito lì. Eppure così non è stato: il legista Massimo Bergamin ha passato in rassegna tutti quotidiani per dichiarare che lui non avrebbe mai unito quella coppia perché lui è di dice convinto che quei due non meritino meritino alcuna dignità in virtù del loro orientamento sessuale.
Ma la storia non è finita lì. Pare infatti che Bergamini intenda andare avanti con la sua crociata d'odio e voglia delegare il compito di unire la coppia ad un'impiegata qualunque. E nel fare ciò, si lamenta anche di quei luridi gay che gli rompono le scatole chiedendo la pari dignità che dovrebbe essere garantita da quella Costituzione che forse lui non ha mai letto. È dunque incalzando l'ennesima polemica che afferma: «Comunicherò domani chi officerà l’atto . Certo non me ne occuperò io, ma lo faranno altri titolati dalla legge in vigore. Per chi vuole unirsi, conta il risultato, non il contorno. Nessuno può strumentalizzare questa vicenda».
Esatto, dopo aver strumentalizzato per giorni e giorni la vicenda, ora accusa le vittime della sua persecuzione di voler strumentalizzare un qualcosa di non meglio definito.
Romeo osserva che: «Non ho ancora ricevuto notizie, ma è chiaro che Bergamin sta facendo di tutto per mettere il bastone tra le ruote a queste persone». Intanto Arcigay è stata coinvolta dai due ragazzi ed assicura: «Da noi avranno tutto il supporto. Bergamin non può discriminare. A prescindere dai convincimenti personali, rappresenta l’istituzione e deve garantire parità di trattamento a tutti i cittadini».
Anche il presidente del consiglio comunale, Misurato Paolo Avezzù, è entrato nel dibattito ricordando la la consuetudine consolidata nei matrimoni civili: «Tutti i sindaci di cui ho memoria, me compreso hanno sempre rispettato la volontà espressa dalla coppia su chi dovesse celebrare».


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