Gianfranco Amato sarà il legale del sindaco di Farvia, la sentinella in piedi che si oppone alla legge


Come in un copione già scritto, sarà Gianfranco Amato a rappresentare legalmente il sindaco di Farvia, ossia il primo cittadino ha rifiutato di procedere alla registrazione un'unione civile fra due uomini e che ha espresso l'intenzione di impedire che tale atto possa essere compiuto da un altro ufficiale civile.
Il signor Serafino Ferrino è convinto che l'essere stato eletto in una lista di centrodestra gli conferisca il potere di rendere i suoi cittadini ostaggi della sua ideologia, negando loro ciò che la legge prevede. Il tutto, ovviamente, riempendosi la bocca di slogan volti a sostenere che sia Dio a volere quella discriminazione, anche se tutto lascerebbe pensare che Dio non gli abbia telefonato e che le sue convinzioni si basino solo su meri pregiudizi.
Come già accaduto con il sindaco leghista di Cascina, il gruppo di avvocati guidati da Amato si occuperà di rappresentare l'uomo in tribunale. Il tutto in una situazione surreale in cui si assiste ad un uomo che promuove gesti illegali contro la comunità lgbt ed offrire vantaggi economici a chi aderisce alla sua ideologia, praticamente muovendo i fili di una violenza a danno di un'intera comunità

Un copione già scritto appare anche l'articolo apparso su La Nuova Bussola Quotidiana in cui il gruppo di Riccardo Cascioli si premura di avviare la solita macchina del fango contro quella coppia che ha osato unirsi civilmente contro la loro volontà.
Si parte dal solito vittimismo di chi dice che il povero sindaco è sotto attacco solo per aver rifiutato di rispettare la legge a danno di cittadini che pagano le tasse ma che, evidentemente, non hanno pari diritti e dignità.
Il signor Ferrino fa vittimismo accogliendo la telefonata del gruppo di Cascioli con un: «Meno male che ci sono dei giornalisti che non mi massacrano». E non manca neppure la beatificazione, con il primo cittadino che si auto-proclama martire: «Ho semplicemente obbedito alla mia coscienza. E adesso mi stanno facendo la guerra tutti, ma pazienza. Vorrà dire che daremo la nostra testimonianza in questo modo».
A quel punto il sito di Cascioli si lancia nel sostenere che «La vicenda dell’obiezione di coscienza per i sindaci di fronte alla legge Cirinnà, che non la prevede e stando a quanto dichiarato dall’esponente Pd madrina delle unioni civili, non verrà mai concessa, è questione che sta facendo arrovellare giuristi e politici. E che non sarà risolta a breve perché implica molte questioni morali di cui tenere conto, ma l’uscita per certi versi clamorosa di Ferrino, istigata da un preciso disegno di colpire i sindaci più esposti, è destinata a creare un vero e proprio caso esemplare».
In realtà sappiamo bene che nessuna legge italiana prevede fantomatiche "obiezioni di coscienza" se non espressamente specificate nel testo e persino l'idea stessa appare copiata dai francesi, con la differenza che la Francia ci mise solo poche settimane per sancire l'incostituzionalità dei sindaci che facevano certe richieste e per far cessare quell'inutile teatrino. In Italia la buffonata dei "cattolici" che vogliono poter non rispettare le leggi è una pagliacciata che si sta protraendo da troppo tempo.
È sempre la Bussola Quotidiana a lamentare che «i giornali stanno scrivendo che lei è un habitué delle Sentinelle in Piedi, come se fosse un marchio di appartenenza», quasi come se la militanza in un gruppo violento che passa le proprie domeniche ad ostentare odio contro interi gruppi sociali fosse un fatto privato (che privato non è, dato che una manifestazione in piazza è per sua definizione un atto pubblico). Ed è a quella osservazione che il sindaco premette che lui predilige una lettura distorta del Vangelo alla Costituzione: «È vero, partecipo alle veglie di Ivrea. Sono un cattolico che cerca di fare il politico seguendo il Magistero della Chiesa. Nessuno può impedirmi di professarlo». Lo stesso lo dicevano i nazisti mentre giustificavano il massacro degli ebrei dicendo che avevano ucciso Gesù.

Fermo nell'ostentazione della sua omofobia, il sindaco dice anche che «Questi signori sono venuti da me chiedendo l’unione civile. Io ho detto soltanto che la mia coscienza me lo impediva e che non l’avrei fatta. Così si sono rivolti all’ufficiale di stato civile che non sapeva come comportarsi». Poi, lamentando come i due non siano cittadini, aggiunge: «I sono rivolti a noi perché a Favria c’è una villa del ‘700 che viene spesso utilizzata come luogo per i matrimoni».
A quel punto l'intervistatore inizia ad aver da ridire sul fatto che a due gay possa essere permesso si andare laddove la legge glielo permette, sostenendo evidentemente che anche quello dovrebbe essere un privilegio riservato ai soli eterosessuali: «Cioè: sta dicendo che l’unico motivo per cui vogliono sposarsi a Favria è per la location?».
Parte così una serie di illazioni con il sindaco che dice: «Così hanno detto, ma è chiaro che forse avevano altri obiettivi». Al che l'intervistatore ipotizza: «Sostiene che ci può essere un disegno preordinato di andare a colpire i sindaci contrari?».
Ed ancora, sostenendo che qualunque sindaco debba poter impedire il rispetto della legge se si tratta di discriminare due gay (ma non se si tratta di discriminare Cascioli e la sua banda di soggetti che si reputano più ariano degli altri), l'intervistatore aggiunge: Ed è con un insopportabile vittimismo che il sindaco rispose: «La stanno massacrando mediaticamente». Ed è con un insopportabile vittimismo che il sindaco rispose: «Lo vedo…Arcigay ha già detto che mi denuncerà».
Inutile a dirsi, una denuncia è il minimo dinnanzi ad un primo cittadino che non garantisce i servizi previsti dalla legge, fermo restando che sarebbe il Prefetto a dover intervenire d'ufficio per commissariare il Comune inadempiente.

Si parte così con il capitolo più ideologico, con un vergognoso botta e risposta di chi sostiene che Dio sia odio e che lo scopo del cristianesimo sia l'introduzione di distinguo fascisti con cui limare la libertà altrui nel nome di convincimenti personali alquanti discutibili: «Lei solleva una questione spinosa: se concede una delega ad un altro, come per un matrimonio civile, non si tratta di una vera obiezione di coscienza, perché dal punto di vista morale sta cooperando ad un atto che la sua coscienza ritiene malvagio, se non la concede deve intervenire d’ufficio il Prefetto che incarica un altro. Ma si potrebbe configurare l’ipotesi di violazione di un obbligo di legge. Lo sa che provvedimenti potrebbe prendere gli Interni?». «Sì. Sono consapevole che potrebbe arrivare anche lo scioglimento e il conseguente commissariamento». «Non la preoccupa?». «Certo, ma se decideranno di farmi cadere per questo, vorrà dire che perderò la poltrona, ma avrò dato una testimonianza cristiana vera».
In realtà la legge prevederebbe che il primo cittadino debba rispondere penalmente del reato di interruzione di pubblico servizio, non certo limitarsi a perdere la poltrona. Il sindaco sta oggettivamente arrecando un danno economico e morale ad una coppia nel nome della sua ideologia fascista e la legge prevede che dovrà risarcire anche i danni da lui causati. Ma nell'Italia in cui gente come Amato cercano di distruggere la società civile per scopi potici, sindaci ignoranti paiono convinti che il loro delinquere possa concludersi a tarallucci e vino.

Pietoso è come il sindaco nomini continuamente il nome di Dio invano nella sua difesa del pregiudizio, affermando: «Lo dico col cuore in mano: non sto violando la legge, sto rispettando il mio credo». Peccato che se un cittadino andasse da lui e gli dicesse con il cuore in mano che pagare le tasse è contro il suo credo, probabilmente il sindaco gli manderebbe i carabinieri a casa per assicurare che paghi il suo stipendio (uno stipendio peraltro immeritato se percepito anche da persone a cui lui vorrebbe negare i loro diritti).
Ed ancor più assurdo è come l'intervistatore offre al sindaco di dargli il nome del leader del Family day sostenendo che «Massimo Gandolfini sta mappando i sindaci che vogliono chiedere l’obiezione di coscienza per proporre una modifica alla Cirinnà che contempli una forma di obiezione di coscienza?». Ma se ancora viviamo in una repubblica e non in un sedicente dittatura dell'Isis cattolico, ciò che pensa Gandolfini non ha effetti sulle leggi dello stato anche se i "cattolici" continuano a ripeterselo per giustificare il loro odio.
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