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La Svezia è il primo paese al mondo a raggiungere un importante obiettivo per la lotta contro l'HIV

La Svezia è diventa il primo Paese al mondo ad aver raggiunto l'obiettivo del 90-90-90 predisposto dall'Organizzazione Mondiale della Sanità nella lotta contro l'HIV. L'obiettivo, fissato nel 2014, ha lo scopo di riuscire a diagnosticare almeno il 90% dei casi si sieropositività nella popolazione con un tasso di almeno il 90% di persone poste sotto terapia e l'obiettivo di portare il 90% di loro ad avere carica virale non rilevabile dopo sei mesi di cure.
In Svezia, alla fine del 2015, si ritiene che siano stati diagnosticati il 90% dei casi di persone positive all'HIV, sottoponendo il 99,8% di loro ad un trattamento e rilevando che il 95% abbia riscontrato una carica virale al di sotto dei 50 cp/mL dopo sei mesi di terapia. I risultati sono stati pubblicati dalla rivista HIV Medicine.
A titolo di confronto, nel Regno Unito si stima solo il 25% di coloro che sono positivi all'HIV sia consapevole del proprio stato sierologico. In Italia la situazione è ancora più drammatica con un aumento delle persone che ignorano di essere positivi all'HIV che è passato 20,5% del 2006 al 71,5% del 2014.

L'obiettivo del 90-90-90 ha una enorme importanza dato che si ipotizza che la possibilità di portare la carica virale a non essere rilevabile possa rendere praticamente impossibile la trasmissione del virus. Una teoria che trova conferma anche dai dati statistici che mostrano come i Paesi in cui sia stato diagnosticato lo stato sierologico di una grande percentuale della popolazione risultano mostrare tassi di infezione in caduta libera. E persino un recente studio sul sesso senza protezioni tra coppie siero-discordanti (ossia dove un soggetto è positivo e sotto trattamento mentre l'altro è negativo) non è riuscito a rilevare un solo caso di contagio nei 40.000 rapporti sessuali presi in esame.

A San Francisco è stato annunciato all'inizio di questo mese tra il 2013-2015 il numero di nuove infezioni da HIV è diminuito annualmente di circa un terzo. In Italia, invece, i casi di contagio sono in continuo aumento soprattutto fra eterosessuali, vittime di una campagna di disinformazione che per interessi politici pare disposta a sacrificare la popolazione per sfruttare l'HIV quale stigma sociale da attribuire alla sola comunità lgbt (con il conseguente risultato che porta i giovani tra i 25 e i 29 anni a contagiarsi nell’84% dei casi a causa del mancato uso del preservativo).
I ricercatori indicano che la Svezia sia stata la prima nazione a raggiungere tale obiettivo anche per un'altra serie di cause: la popolazione sieropositiva è relativamente bassa (circa 6.500 casi su una popolazione di 9,5 milioni di persone), c'è l'assistenza sanitaria gratuita e l'accesso immediato alle cure per tutti coloro a cui viene diagnosticato l'HIV. C'è anche una legislazione che obbliga i laboratori e i medici a segnalare i nuovi casi di HIV, garantendo che i pazienti siano monitorati e incoraggiati a mantenere gli appuntamenti di follow-up.


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