L'amico di Gandolfini affosserà il contrasto alla pedofilia per alimentare l'isteria gender?
In quel regime vaticano che qualcuno erroneamente chiama Repubblica Italiana, può anche capitare che la prevenzione delle violenze contro i minori possa passare in secondo piano se un qualche prete vuole abusare dei bambini per fomentare l'assurda isteria "gender" che serve a negare loro dignità qualora non manifestino una spiccata eterosessualità unita ad un'identità di genere gradita ai vescovi.
E se probabilmente c'erano validissime ragioni che hanno portato il governo ad escludere l'associazione cattolica "Meter" dall'Osservatorio per il contrasto alla pedofilia, dinnanzi alle polemiche fomentate dalla Chiesa Cattolica d da Comunione e Liberazione, il governo ha fatto un passo indietro ed ha accolto don Fortunato Di Noto all'interno del gruppo.
Un uomo che nei suoi piagnistei diceva che si sentiva escluso dalla possibilità di poter "difendere" i bambini e che, una volta entrato nel gruppo, lancia la sua offensiva proprio a danno dei bambini. Dalle pagine de La Nuova Bussola Quotidiana, il sacerdote spiega le sue aberranti teorie sulla pedofilia: «Quello del gender è problema serio e delicato, sappiamo che ci sono frange internazionali che fanno forti pressioni affinché il bambino diventi un uomo indistinto dal punto di vista sessuale. Questo fa il gioco dei pedofili perché loro guardano ai bambini al di là del sesso di appartenenza».
Esatto, l'uomo dice che per contrastare la pedofilia bisogna andare dai bambini a dirgli che l'omosessualità è sbagliata e sgradita a Dio, così come bisogna contrastare la loro natura qualora mostrino una identità di genere che non corrisponda al sesso biologico. Ma, soprattutto, si sostiene che la colpa degli abusi sui bambini non sia di chi li compie ma dei bambini stessi, arrivando a dire che è colpa della sessualità dei minori se qualcuno abusa di loro.
A farci comprendere la gravità di quanto successo è il solo pensare che il contrasto alla pedopornografia sia finita nelle mani di un sacerdote capace di dire che:
Quello del gender è problema molto serio e delicato, rientra nel colonialismo relativista come ha più volte sottolineato papa Francesco. Noi sappiamo benissimo che ci sono frange internazionali che fanno forti pressioni affinché il bambino diventi un uomo indistinto dal punto di vista sessuale. Questo fa il gioco dei pedofili perché loro guardano ai bambini al di là del sesso di appartenenza. I pedofili sono attratti dai bambini prepuberi. Per intenderci dirò una cosa brutale ma che rende l’idea: un pedofilo non andrebbe mai con una bambina che ha già le mestruazioni. Infatti in molti casi è più giusto parlare di “infantofilia”. Per il pedofilo ha poca importanza il sesso del bambino, che sia maschio o femmina. Per loro è importante che il bambino non abbia caratteristiche sessuali mature. Allora il gender si collega a questi moti relativisti culturali, ecco possiamo dire che il gender crea un terreno fertile a queste tendenze. Insomma in natura nasciamo maschi o femmine e negare questo crea già qualcosa di sbagliato.
Da qui è facile dedurre che mentre i bambini verranno abusato dalle loro famiglia, l'Osservatorio cercherà di impedire che a quei bambini possa essere garantito il diritto alla vita se osano avere una sessualità diversa da quella che il sacerdote sostiene sia quella gradita a Papa Francesco. Ed è fra gli applausi dell'integralismo cattolico che un osservatorio che avrebbe dovuto difendere i bambini rischia di tramutarsi in uno strumento che li attacca e che cerca di ledere i loro diritti nel nome del più bieco fondamentalismo ideologico.
Ma a testimoniarci di come dietro a questa crociata ideologica ci sia sempre la medesima matrice è il fatto che il sacerdote si vanti di aver partecipato a Palermo, insieme con Massimo Gandolfini, alla marcia per la vita. Ed è a tal proposito che l'uomo racconta come lui voglia imporre la sua visione dogmatica basata su presunte convinzioni religiose ad un giudizio contro qualunque bambino non sia uniformati ad uno stereotipo teorizzato dall'integralismo cattolico. Dice: «Io sono prete e se non difendo la vita, ciò che è fragile, ciò che è più debole, ciò che e più piccolo, ma che prete sono? I bambini non sono deboli? Il condizionamento mentale dei bambini non è fragile? Insomma mi limito ad attenermi alla dottrina sociale della Chiesa, ma è normale che si dà fastidio a chi la pensa diversamente».
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Nella foto: don Fortunato Di Noto insieme a Massimo Gandolfini durante un comizio contro i diritti dei gay.