Migranti, Anddos: «Dalla Lega una nuova propaganda omofoba e razzista»
L'associazione nazionale Anddos accusa la Lega Nord di una nuova propaganda omofoba e razzista nei confronti dei richiedenti asilo, rispedendo al mittente le accuse con cui il Carroccio sosteneva che i migranti si dichiarerebbero gay solo per ottenere facile asilo politico.
«Registriamo ancora una volta una dalla Lega una nuova propaganda omofoba e razzista –afferma il presidente nazionale Mario Marco Canale- questa volta contro i migranti LGBTI. A partire da una notizia priva di conferme, secondo la quale nelle Marche si sarebbe verificato un boom di domande di richieste d’asilo per orientamento sessuale, il deputato leghista Grimoldi ha presentato un’interrogazione parlamentare in cui denuncerebbe il nuovo “escamotage” per ottenere asilo politico, prospettando una vera e propria invasione. Attualmente le richiesta d’asilo di questo tipo sono meno del 5%, ma ciò che rende campato in aria questo genere di allarmismo è l’ignorare, forse anche in malafede, la procedura ben precisa e regolamentata per ottenere lo status di rifugiato. A valutare le richieste, infatti, sono le commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale, le quali operano secondo le linee guida UNCHR. Anche in merito alle discriminazioni LGBTI, esistono precise linee guida per riconoscere, con la dovuta sensibilità, le storie di quelle persone che rischiano ogni giorno la vita nel proprio Paese. Va ribadita, infine, una questione fondamentale per capire di cosa parliamo. Chi fugge dai regimi, dalle guerre o dalle persecuzioni politiche, mantiene il più delle volte una famiglia o una comunità di riferimento. Questo non vale per le persone LGBTI.
Vorremmo chiedere a Grimoldi di mettersi per un momento nei panni di un rifugiato o rifugiata omosessuale o transgender: a differenza degli altri richiedenti asilo, infatti, egli deve il più delle volte nascondersi anche dai propri compagni di viaggio, oltre a fuggire da un contesto sociale avverso. In molte aree africane e mediorientali, “l’essere gay” non è considerata neanche una possibilità e si parla piuttosto di “pratiche” abominevoli e meri tabù. Da qui il difficile lavoro delle commissioni nel riconoscere le storie e i vissuti delle persone LGBTI, che spesso non sanno nemmeno di essere tali. Di fronte a questi elementi, l’idea di un’invasione di migranti pronti a dichiararsi gay, lesbiche e trans assume francamente i toni del ridicolo sotto ogni punto di vista, dimostrandosi solo l’ennesimo escamotage per spaventare e fomentare un elettorato volutamente e cronicamente disinformato».