Cascioli all'attacco di Barilla (ed accusa i gay di aver fatto togliere le donne da dietro i fornelli)
Pare proprio che alla Nuova Bussola Quotidiana non piaccia il nuovo spot Barilla con Favino, anche se le "argomentazioni" addotte hanno del surreale. Il tema viene affrontato in un articolo dal titolo "La rieducazione funziona: mamma non butta la pasta".
Sostenendo sia inaccettabile che non sia una donna a cucinare, attaccano:
Giulia e Marcello sono rispettivamente figlia e papà. Giulia prepara a papà Marcello il ragù mentre lui è in giro con il suo camion a consegnare nei ristoranti dello stivale la pasta Barilla. A volte accade il contrario, cioè che sia Marcello a preparare prelibati piatti alla figlia Giulia, soprattutto quando torna a casa dalla partita un po’ sconfortata per una sconfitta. Ma l’intesa tra i due è eccellente. Tanto che finiscono sempre a tavola a guardarsi negli occhi e a mangiare nel piatto la stessa pietanza, ovviamente Barilla.
Un fatto ritenuto intollerabile, tant'è che rincarano le critiche:
Tutto negli ultimi spot Barilla trasmessi in questi giorni in tv ci parla della tradizione rassicurante, ma solo per quella attinente alla ruvidezza delle tagliatelle. Per il resto, cioè per i protagonisti, la tradizione è un retaggio polveroso del passato. Infatti Giulia e Marcello sono una famiglia moderna. Dove manca la mamma, che non butta più la pasta e nemmeno scalda il ragù pronto. Assente ingiustificata. Ad aspettare a casa papà non c’è una moglie. Ma c’è una figlia, premurosa come una mamma, che si incarica di cucinare il ragù Barilla proprio come avrebbe fatto una lei.
Esatto. Il sito integralista di Cascioli trova intollerabile che i ruoli "da donna" siano svolti da altri. La loro teoria è che essere madre significhi lavare e stirare... ed il bello è che poi neganol'esistenza degli stereotipi di genere.
L'articolo non si astiene da alcune inutili illazioni:
Marcello può essere divorziato? Oppure vedovo? Non deve essere omosessuale perché in un altro spot ad un certo punto Favino porta a cena, of course a base prodotti Barilla, una donna. E in questo evidentemente si è tenuto fede alla promessa di Guido Barilla che nel 2013 finì nell’occhio del ciclone per aver detto “mai uno spot con famiglie gay”. Ne uscì un putiferio con tanto di pubbliche scuse, minaccia di boicottaggio dei prodotti e riconversione dello stabilimento da pericoloso “omofobo” in decisamente gay friendly, con tanto di addetto apposito a queste cose.
Si parlò di rieducazione in stile coreano.
In realtà non è che «si parlò» ma furono loro a parlarne in simili termini, in quella continua promozione dell'odio in cui giustificano chiunque discrimini i gay mentre invicano pene durissime per chi contesta la loro ideologia.
Sostenendo dunque che sia tutta colpa dei gay (al pari di come anche i nazisti incolpavano gli ebrei di qualunque cosa), si passa a ricordare «con nostalgia» le pubblicità in cui erano le donne a cucinare (senza che i padri comparissero, magari perché impegnati con l'amante o con gli amici del bar) . Il tutto per sentenziare:
Oggi, con questa campagna pubblicitaria possiamo vedere a che cosa ha portato questa rieducazione. A un contesto famigliare monco, dove manca uno dei pilastri che forma la famiglia: la madre, appunto. Verrebbero da farsi le domande più banali: ma se Marcello è fuori tutto il giorno a consegnare pacchi Barilla, la piccola Giulia, che avrà sì e no 12 anni, con chi sta a casa? Con il gatto?
E poi, ancora:
Oggi lo spot Barilla, con papà Marcello e Giulia in vesti di donna di casa ci consegna una famiglia allo stesso modo sorridente, aperta, indipendente. Ma sola. Si potrebbe obiettare che, secondo un criterio puramente commerciale, gli spot devono parlare al pubblico che incontrano e non è certo colpa di Barilla se oggi le famiglie sono monoparentali e affidate alla cura esclusiva di uno solo dei genitori. Però in fondo è anche un conformarsi alla mentalità dominante. E la mentalità oggi è anti familiarista, oltre che anti natalista. Non si vedono infatti famiglie numerose scodellarsi mezze chilate di penne al pomodoro. Ma sempre e solo un bambino, al massimo due.
Non sappiamo se la rieducazione continuerà con spot esplicitamente gay friendly, ma di questo passo, eliminando l’elemento portante femminile dell'edificio famiglia, il primo grande passo è stato fatto. Forse presto anche Giulia tornerà a casa dove ad attenderla ci sarà Claudia, con un bel forchettone di bucatini. Allora ci spiegheremo molte cose.
Insomma, per il sito di Cascioli i gay sono la causa di ogni male perché si rischia che un uomo possa aiutare in casa o che una figlia possa avere un buon rapporto... e per loro tutto questo sarebbe "ideologia gender".