Cascioli minaccia il vescovo di Molfetta: «Ho la registrazione delle telefonate al suo segretario»


È Riccardo Cascioli ad aver firmato un ennesimo articolo intimidatorio dal titolo "I farisei di Molfetta e lo tsunami catto-gay". I destinatari dell'attacco sono tutti quei cattolici che osano opporsi al suo pensiero unico, tutti giudicati e condannati mediatamente dalla sua testa qualora osino esprimere un libero pensiero su tematiche in cui Cascioli vorrebbe imporre un totalitarismo integralista.
In riferimento al corso di formazione per insegnanti ed educatori dalla diocesi di Molfetta e dalla locale Azione Cattolica, Cascioli rincara le accuse di «propaganda gender» lanciate giorni fa e denigra tutto ciò che è stato detto contro il suo valore.
Ed è così che l'uomo che nel week-end se ne stava con Luca Di Tolve a proporre un'ideologia a senso unico contro i gay, ora si lamenta che non ci fosse nessun integralista a dire che i gay sono malati e che vanno curati: la sua opinione è che «chiamarlo dibattito sembra azzardato, visto che i sei che sedevano dietro al tavolo degli oratori raccontavano in modi diversi la stessa storia: che l’omosessualità, cioè, è una variante della natura, che l’educazione di genere è compito fondamentale della scuola, che compito dell’educatore è accompagnare ogni persona nel crearsi una identità sessuale forte, qualsiasi essa sia».

Si passa poi all'attacco frontale, sostenendo che nessuno possa esprimerete opinioni senza rendere contro a Cascioli o ad altri esponenti di Comunione e Liberazione:

Ma i lettori più attenti si saranno accorti di una stranezza: la presenza all’incontro di quel vescovo che, prima annunciato sui manifesti, alla Nuova BQ aveva poi fatto dire dal suo segretario che non sarebbe andato. Sconcertati dal manifesto e dalla presentazione del corso di formazione, volevamo semplicemente chiedere al vescovo il perché di questa scelta così in contrasto con certe affermazioni di papa Francesco sul tema dell’educazione di genere (e ieri in Georgia ne ha dato un’altra dimostrazione) e se era consapevole che tutti i relatori sono noti per le loro posizioni chiaramente pro-gender.

Non mancano neppure minacce abbastanza esplicite:

Il buon segretario del vescovo, don Luigi Amendolagine, ci ha detto che lui e il vescovo non ne sapevano nulla, che altri erano gli organizzatori, che il vescovo comunque aveva altri impegni e non sarebbe andato, che poi – figurarsi - «sappiamo bene cosa insegna la Chiesa e quindi ci saranno sicuramente voci che esprimeranno questa posizione» (e nel caso don Luigi pensasse di poter smentire, sappia che abbiamo la registrazione delle due telefonate).

Immancabile è anche la macchina del fango, volta a sostenere che i "cristiani" dovrebbero imporre i diktat integralisti senza nemmeno piegarsi a discutere o comprendere le cose:

Ma era solo un modo per evitare il confronto. Non solo il vescovo ci è andato ma la registrazione dell’incontro dimostra chiaramente che monsignor Cornacchia sapeva benissimo chi erano i relatori e cosa avrebbero detto (diocesi ed “esperti” ci lavoravano da mesi), cose su cui ha dimostrato di concordare in pieno, rifugiandosi dietro al solito «Chi sono io per giudicare?». È d’accordo sul fatto che «ci siano varianti nella stessa natura»; ha detto che viviamo tutti «un problema evolutivo» (qualsiasi cosa significhi), davanti al quale non è lecito «tapparsi le orecchie come per tanto tempo anche la Chiesa ha fatto»); con notevole sprezzo del pericolo ha sostenuto che «noi ci inchiniamo di fronte a chi fa una determinata scelta», e non parliamo delle frasi sconnesse con cui ha definito l’esortazione apostolica “Amoris Laetitia”. E davanti a una domanda precisa ha fatto sfoggio di una invidiabile cultura internazionale affermando che «qui stiamo parlando di genere e non di gender»: qualcuno dal pubblico gli ha urlato che sono la stessa cosa essendo il primo termine la traduzione italiana del secondo (in inglese), ma non ha raccolto.

Dopo la solita macchina del fango, non manca mai l'accusa contro chiunque osi contrastare la bufala "gender" su cui Cascioli vorrebbe costruire l'impalcatura ideologica:

Per certi versi il caso di Molfetta è clamoroso, ma sarebbe un errore pensare che sia isolato. Al contrario è dentro una tendenza ormai più che conclamata, visto che da tempo anche Avvenire e Tv2000, gli organi di informazione ufficiali della Chiesa italiana, sembrano diventati organi di promozione dell’omosessualità. È ancora Avvenire che ha sdoganato già da tempo l’ideologia di genere introducendo una differenza tra un gender buono e un gender cattivo, un po’ come per il colesterolo. Proprio due giorni fa il quotidiano Repubblica ha pubblicato un lungo articolo in cui dà conto della lunga marcia delle associazioni cristiane Lgbt sempre più integrate nella pastorale delle diocesi. E il Rapporto 2016 sui cristiani Lgbt in Italia ne offre un dettagliato resoconto.
Per questo, pur di fronte a un’iniziativa oggettivamente scandalosa (nel senso letterale del termine) e grave come quella di Molfetta, non ci aspettiamo chissà quali interventi superiori. Anzi, è più probabile che ci toccherà ascoltare messaggi di sostegno a un confratello vilmente e ingiustamente attaccato dai soliti “dottrinari” che invece di chinarsi sulle ferite degli uomini, pensano soltanto alla Legge.

Ma è nel nel dar libero sfogo alla sua ira che Cascioli si lancia nel rinnegare la definizione del fantomatico "gender" che i suoi collaboratori hanno spergiurato siano a ieri, sostenendo che "omosessualità" e "gender" siano la stessa cosa:

E non basteranno neanche le parole chiare del Papa di ieri a proposito di gender e di guerra mondiale contro il matrimonio. Perché il tutto passa da sottili distinzioni che permettono di tenere insieme il Magistero con il suo sovvertimento: si prende le distanze da una ideologia del genere, che forse neanche esiste (si dice), ma si valorizza l’accompagnamento alla costruzione dell’identità sessuale; si condanna a parole l’indottrinamento nelle scuole ma poi si costruiscono percorsi nelle diocesi e nelle parrocchie - per «capire», per «dialogare» - che fanno la stessa cosa; si fa finta che il gender sia una cosa e l’omosessualità un’altra; si spaccia per aiuto alle persone ciò che è invece pura e semplice promozione di uno stile di vita; si difende il matrimonio ma poi si promuovono le unioni omosessuali «basta che non siano equiparate alla famiglia». Tanto per capire che in confronto ai personaggi che guidano l’opinione nella Chiesa oggi, i capi dei farisei al tempo di Gesù erano dilettanti.

Il finale è una condanna ai gay, persone che Cascioli sostiene non debbano essere accolti dalla Chiesa se non come malati ed appestati da insultare da mattina a sera nel nome di Dio. E questo affermando che un orientamento sessuale debba essere ritenuto uno "stile di vita" anche dinnanzi all'evidenza di come tale affermazione si basi sulla falsità e sul pregiudizio di gente accecata dall'odio contro il prossimo:

Per questo la condanna dell’ideologia del gender non è più sufficiente, si deve affermare con chiarezza che questa ideologia e la promozione dell’omosessualità, la pretesa che essa sia una semplice «variante della natura», sono un tutt’uno. Si deve dire in modo inequivocabile che accogliere le persone e accompagnarle è cosa ben diversa dall’accettare stili di vita incompatibili non con la dottrina ma con il bene delle persone stesse. Così come si bastona quanti usano la dottrina come pietre da scagliare contro le persone, si deve denunciare con forza quanti stravolgono e usano il Magistero della Chiesa per affermare dottrine personali o, peggio, per sistemare le proprie situazioni affettive. Senza un intervento chiaro in questo senso, non c’è dubbio che l’attuale ondata catto-gay diventerà uno tsunami.
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