Fan di don Pusceddu: «Io vi denuncio. Siete gay e offendete il mio decoro»

Qualche tempo fa ci eravamo occupati di una petizione pubblica promossa dall'associazione ProVita in cui si chiedeva a monsignor Arrigo Miglio di ritirare i provvedimenti presi verso Don Pusceddu in seguito al suo abuso del pulpito al fine di sostenere che Dio volesse la morte dei gay. E per cercare di comprendere quali "alte" motivazioni potessero spingere i firmatari a sottoscrivere un tale testo, avevamo preso in esame alcuni commenti pubblici legati alla petizione. In merito a quella pubblicazione, nella giornata di ieri abbiamo ricevuto la seguente minaccia:

In relazione al commento abusivamente introdotto nell'articolo in commento e relativo alla mia persona iniziali (G.W.S.) a titolo personale, atteso che non ho autorizzato in alcun modo la pubblicazione su questo sito di un mio messaggio scritto in altra sede, nella quale emergono mie personali convinzioni, relative ad informazioni private relative a opinioni religiose, politiche e sessuali, considerato altresì il fastidio, che nella ricerca su "Google" digitando il mio nome debba emergere un riferimento ad un sito di omosessuali, con contestuale pregiudizio per il mio personale decoro. Al netto del contenuto offensivo indirizzato alla mia persona in solido con altri INVITO e DIFFIDO questo blog dall'eliminare immediatamente il commento in oggetto riservandomi ogni ulteriore azione in sede sia civile che penale. [...] Informo che entro le 24.00 di oggi esigo che il riferimento al mio commento sia rimosso. Non esiterò, riservandomi comunque di agire. A recarmi presso gli organi competenti per denunciare, querelare codesto sito omosessuale esigendo l'adeguato ristoro del pregiudizio sofferto. G.W.S.

Chissà, magari se il signor G.W.S. avesse letto ciò che ha sottoscritto, forse saprebbe che i termini della petizione prevedevano che «i contenuti inviati sulla piattaforma non sono riservati: I contenuti inviati o pubblicati dall'utente su Change.org saranno probabilmente a disposizione del pubblico, incluse tutte le petizioni lanciate e i commenti a qualsiasi petizione sottoscritta. Se l’utente teme che altri membri della comunità Change.org, o persone che non conosce, possano vedere un determinato messaggio o altri contenuti, l’utente deve evitare di pubblicarli». Quindi non si sta certo parlando di una qualche chiacchiera capita di nascosto al bar, ma di un testo pubblico legato ad un contratto che ne prevedeva la diffusione (e dunque anche il diritto di critica).
Interessante è anche come si sostenga che a determinare «pregiudizio per il mio personale decoro» sia l'apparire su un sito gay e non in calce ad una petizione in cui si difende chi chiede la morte dei gay, ancor più se si è l'autore di un messaggio pubblico in cui si offende il decoro di un vescovo per sostenere che i gay siano votati a «pratiche ed abitudini contrarie alle più ovvie esigenze della legge morale divina e naturale ed offensive, oltre che della Divina Maestà della stessa dignità umana». Scriveva infatti:

Eccellenza Reverendissima, non devo certamente io ardire di rammentarle, ma Carità cristiana ciò mi impone, che conformemente al suo dovere di vescovo e pastore della Chiesa Cattolica, Ella è tenuto, anche a costo della sua stessa vita di professare ed esporre con integrità la Dottrina che Nostro Signore Gesù Cristo ha consegnato agli Apostoli ed ai Vescovi loro successori, conformemente ai solenni impegni che Ella ha assunto con la sua ordinazione, davanti al Popolo Cristiano, che ha diritto di essere condotto da una Guida fedele alla sana Dottrina ed a non venire scandalizzata dalle azioni e dalle omissioni dei suoi Pastori. Mi trovo oltremodo sorpreso e rammaricato per la incomprensibile decisione che Ella ha voluto assumere nei confronti del rev. sac. Massimiliano Pusceddu, anche in concomitanza con le espressioni di riprovazione che nei riguardi di tale zelante ministro sono provenute da associazioni notoriamente impegnate nella affermazione di presunti “diritti” di individui, che aldilà del rispetto che ad ognuno si deve, fanno pubblica promozione di pratiche ed abitudini contrarie alle più ovvie esigenze della legge morale divina e naturale ed offensive, oltre che della Divina Maestà della stessa dignità umana. Non trovi ardito, se io oso paragonare, ostruzioni di tal fatte, agli atteggiamenti che il sinedrio attuò nei confronti degli Apostoli, primi propagatori della Verità Cattolica, ditalché, unica dignitosa ed obbligata reazione del cristiano, ed a fortiori se insignito del vertice del sacerdozio, è professare con virile fermezza che “si deve obbedire a Dio, piuttosto che agli uomini” (At. 5, 27-29).

Dinnanzi a chi lanciato un sasso e poi vorrebbe nascondere la mano, difficile è non osservare come fra i gruppi omofobi esista un vero e proprio atteggiamento da branco. Si incitano a vicenda per legittimerei le posizioni più insostenibili, ma poi abbaiano se qualcuno osa criticarle o mettere in discussione le loro convinzione sul fatto che Dio serva solo a legittimare odio e violenza. Ed è tale atteggiamento a sottolineare la pericolosità dei gruppi di promozione dell'odio che esistono solo per fomentare personaggi simili.
Quindi sappiatelo: quest'uomo si sente legittimato a sostenere che non ci sia nulla di male nell'andare in giro a dire che Dio vi voglia morti, ma se oserete dissentire, allora vi denuncerà in sede civile e penale.


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