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Gli alleati russi di Salvini: «La costruzione dell’impero eurasiatico avrà in Putin lo strumento per la sua realizzazione»

«Meglio un Putin che un qualsiasi Obama o una Clinton». Così Matteo Salvini ha salutato l'arrivo sul palco della festa della Lega Nord di Arcore di Viktor Zubarev (parlamentare di Russia Unita9 e da Alexey Komov. Quello stesso Komov che se ne va in giro con Brandi ad organizzare conferenze omofobe nelle parrochhie e che è a capo di un'organizzazione nazionalista legato alla alla Fondazione San Basilio vicina al WFC e di proprietà del magnate russo Konstantin Malofeev (l'uomo che finanziò l'invasione russa della Crimea).
Sul palco c'erano anche anche Gianluca Savoini (presidente dell'associazione Lombardia Russia di cui Komov è presidente onorario) e Claudio D'Amico (il leghista che andò in Russia da Komov a dier che «da sempre la Lega Nord ha ribadito che l'Europa inizia a Dublino e finisce a Vladivostok».
Insomma, intrecci continui che coinvolgo sempre le stesse persone: Komov è presente al fianco della Lega sin dal convegno in cui Salvini venne eletto come successore di Bossi, Brandi e Amato hanno ampio spazio su Radio Padania e i leghisti approvano ogni mozione sia stata scritta da qui gruppi. In cambio Russia Unita invita la Lega ai loro convegni e si è più volte ipotizzato che siano i fondi di Mosca ad aver salvato il Carroccio dalla bancarotta dopo che l'ex tesoriere Francesco Belsito è finito sotto processo per reati come truffa sui rimborsi elettorali ai danni dello Stato, appropriazione indebita aggravata e riciclaggio.
Ovviamente tutto questo non pare a costo zero. La Lega sta ricambiando la Russia con la creazione di associazioni che hanno lo scopo di trovare modalità per aggirare le sanzioni imposte a Mosca, così come offre il suo incondizionato appoggio a Putin. Capita così che quello stesso partito che sosteneva che i diritti dei gay non fossero una priorità è attualmente impegnato ad occupare le aule regionali per impegnare il governo centrale per il riconoscimento della Crimea come parte della Federazione Russa. Il 27 settembre scorso il Consiglio dell'Emilia Romagna ha respinto la proposta, ma mozioni simili sono state approvate dalle giunte leghiste di Lombardia e Liguria, regioni in cui si sostiene che occuparsi degli interessi di Putin abbia la priorità sui diritti umani dei propri cittadini.

In tale scenario, il supporto all'isteria "gender" da parte della Lega Nord non pare legata al solito populismo: l'impressione è che la Lega sostenga l'esistenza del fantomatico "gender" perché è la Russia a volerlo. E tutto questo non certo perché a Putin freghi davvero qualcosa se due gay si amano o se si sposano.
In un articolo pubblicato dall'Instuture for Modern Russia, è nel capitolo "Putin e l'estrema destra come protettori dei valori tradizionali" che si ipotizzano quelli che potrebbero essere i reali motivi di tale strategia:

I partiti di estrema destra in Europa e la dottrina di Putin operano nelle rispettive nazioni per convincere le persone che si è nel bel mezzo di una guerra culturale tra la pluralità liberale occidentale e i valori cristiani tradizionali.
Nel 2013, il Center for Strategic Communications, un russo basa think-tank-pubblicato un rapporto intitolato "Putin:. Il nuovo leader mondiale del conservatorismo" [19] Putin, secondo questo rapporto, sta per i valori tradizionali in un mondo pieno di instabilità: la legge e l'ordine, la famiglia, e l'eredità cristiana. Marine Le Pen del FN ha elogiato Putin in piedi per la civiltà cristiana e dei valori tradizionali, lo saluta come un "alleato naturale per l'Europa". [20]
Al centro dell'estrema destra e del tradizionalismo di Putin ci sono diritti LGBT. In Russia, una legge di propaganda anti-gay approvata nel giugno 2013 consente al governo di violare i diritti delle persone LGBT vietando manifestazioni pacifiche o imponendo multe salate alle coppie dello stesso sesso che mostrano il loro affetto in pubblico. La legge è stata ampiamente criticata dai media occidentali, ma a livello nazionale, il discorso anti-LGBT e le leggi trovare sostegno tra la popolazione. Secondo i sondaggi del Pew, la Russia è una delle società più omofobe con il 74 per cento dei russi pronti a sostenere che l'omosessualità non dovrebbe essere accettata nella società. Questa posizione pone la Russia più vicina ai paesi del Medio Oriente come il Libano (dove l'80 per cento della popolazione disapprova l'omosessualità) e dei paesi a maggioranza musulmana come il Pakistan (87 per cento) e Malesia (86 per cento) rispetto ad altri paesi europei, che sono prevalentemente accettando dell'omosessualità. Ed è proprio questa tolleranza per rapporti omosessuali che pone un cuneo tra la Russia e l'Europa e unisce estrema destra in Europa con la Russia di Putin.
Nella dottrina di Putin, la tolleranza e l'accettazione dei diritti delle persone LGBT in Europa è il simbolo di degrado culturale dell'Occidente. I media russi di stato affrontano l'espansione europea e statunitense dei diritti legali alle coppie dello stesso sesso fornendo il quadro di una civiltà in crisi, una Sodoma e Gomorra sull'orlo del collasso.

Per farla breve, in uno scenario in cui appare difficile trovare politiche nazionaliste che possano accomunare il Pakistan e la Svezia, il punto su cui si sta cercando di costruire un punto di incontro è l'odio. Quell'Isis che getta i gay dai tetti detesta la comunità al pari di quanto la odi Toni Brandi, motivo per cui entrambi guardano con simpatia all'omofobia istituzionalizzata di stati. Il tutto con ricadute che sfruttano l'ignoranza e l'odio della gente al pari di quanto già accadde durante il fascismo.

Riguardo agli obiettivi, è il gruppo geopolitico Katehon (fondato sempre da Komov) a proporre la visione di uno dei personaggi che fanno parte dell'entourage di Putin, il nazionalista Alexander Dugin. Nel testo (qui è possibile leggere l'articolo integrale) si esalta il conservatorismo di Putin e si inneggia al progetto di costruzione di un'Eurasia che veda in Mosca la sua capitale.

Nell'introduzione si passa ad esaltare il conservatorismo e a giustificare qualunque periodo storico sia avvenuto in passato (e dunque, evidentemente, anche nazismo e fascismo):

In generale, possiamo intendere il Conservatorismo come un atteggiamento positivo nei confronti della Tradizione. Il conservatore rivendica la storia politica e sociale del suo popolo, la prende a modello e si pone in continuità con le radici etniche e culturali della propria gente. Tutte le correnti del Conservatorismo tendono a giudicare positivamente il passato. Non necessariamente esso è percepito come positivo nella sua interezza, ma un conservatore coerente non assumerà mai un atteggiamento di rifiuto totale nei confronti di alcun periodo della storia del suo popolo. [...]
Il Tradizionalismo è una forma di Conservatorismo che rigetta la Modernità nella sua interezza, non solo alcuni suoi aspetti. L’idea di Progresso, lo sviluppo della Tecnica, il dualismo cartesiano soggetto-oggetto, la metafora del dio-orologiaio di Newton, il paradigma positivista della scienza contemporanea ed il modello educativo derivato da esso, la pedagogia, ciò che noi chiamiamo modernismo e post-modernismo: su tutto questo il Tradizionalismo esprime un giudizio negativo. Un tradizionalista apprezza solo ciò che è esistito prima dell’avvento della modernità.

Portando il discorso a sostenere che il conservatori statunitensi siano brave persone ma risultino incompatibili con la visione russa del mondo, Dugin aggiunge:

L’emulazione del conservatorismo americano “repubblicano” in Russia produce effetti assurdi: i valori che dovrebbero essere “conservati”, infatti, non solo sono del tutto estranei alla Russia antica e tradizionale, ma sono anche fondamentalmente alieni alla società russa contemporanea.
La Russia è, infatti, un antico Impero “terrestre”, dotato di un forte spirito comunitario, caratterizzato da un modello di governo particolarmente complesso e da un suo peculiare messianismo. Gli Stati Uniti sono, invece, una grande potenza “marittima” relativamente recente, volutamente concepita come un laboratorio sperimentale di quei principi valoriali democratici e “borghesi” maturati in seno alle sette ultra-protestanti. Quello che per gli americani è un valore, per i russi è peccaminoso e disonorevole. Ciò che essi reputano degno di rispetto, per noi è disgustoso, e viceversa.
La Russia si muoveva da Est, gli Stati Uniti da Ovest. Sì è vero: loro hanno vinto e noi abbiamo perso. Hanno dimostrato di essere più forti. Ma, in base alla nostra logica, Dio non è potere. Dio è verità. Questo è ciò che afferma un corretto e coerente conservatorismo russo. Ovviamente, il conservatorismo americano sostiene esattamente il contrario.

Pare difficile non osservare come le parole chiave di Dugin siano le stesse di ProVita o di Amato. «Dio» e «verità» sono concetti che vengono usati politicamente per rendere presentare le ideologia come una verità rivelata che non può essere messa in discussione.
E la sua ideologia è quella di porre Putin come l'uomo a cui Dio ha affidato il compito di creare un Quarto Reich che veda in Mosca la nuova Berlino:

Quando le persone che conoscono personalmente il nostro Presidente sentono ciò che in Occidente si dice di lui, cascano letteralmente dalle sedie. Questo accade perché il Putin, così come viene rappresentato in Occidente, semplicemente non esiste. Sono stati formulati report e giochi verbali su Putin in Russia e in Europa e l’impressione negativa che se ne è ricavata in Occidente non ha nulla a che fare con il personaggio reale. Gli occidentali considerano Putin un “nano politico”, sprovvisto di ideologia, protetto dai circoli più reazionari e dalle frange più efferate dei servizi segreti. Noi, dal canto nostro, conosciamo un altro Putin. Egli è il frutto del nostro modello cerimoniale, con il suo stile il più delle volte bizantino.
Putin non è una mera persona. […] La costruzione dell’impero eurasiatico avrà in Putin lo strumento per la sua realizzazione. Che Putin sia stato scelto o meno dai servizi segreti per accelerare la costruzione di questo impero, resta un mistero. Un’asserzione che non può essere né confutata né confermata. Il progetto “Vladimir Putin e impero eurasiatico” non è semplicemente il passato, il presente e il futuro. Chi possiede una visione agisce in uno spazio in cui passato e futuro coesistono.


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