L'integralismo si prepara ad una colonizzazione ideologica delle scuole

L'integralismo cattolico ha un grande problema nei suoi piani per l'imposizione di un totalitarismo in cui siano loro a scegliere come gli altri debbano vivere: sono troppo pochi. Numeri alla mano, Adinolfi rappresenta uno 0,6% dei romani, Gandolfini vorrebbe modificare le leggi nel nome di un misero 5% di sindaci ed è meglio stendere un velo pietoso sullo "sciopero gender" che organizzarono lo scorso anno e che registrò una partecipazione pressoché inesistente. Da qui il grande dilemma: come si può imporre la propria ideologia se si rappresentano idee non condivise dalla stragrande maggioranza del Paese? Semplice, si fa lobby e si cerca di puntare ai ruoli che permettano di scegliere per altri.
Pare questa la base che ha spinto il Comitato Articolo 26 a lanciare una serie di appelli volti a «sensibilizzare tutti i genitori sull’importanza di partecipare nella scuola dei propri figli e di candidarsi come rappresentanti dei genitori nelle elezioni dei Consigli d’Istituto e di Classe del prossimo autunno, sostenendoli con tanto materiale utile a disposizione sul nostro sito». Al solito dicono anche che tale atto sarebbe «un servizio per tutta la società, tanto più necessario di fronte a teorie pseudo-scientifiche che, applicate alla sfera dell’educazione affettiva e sessuale, vengono introdotte all'interno delle aule scolastiche scavalcando di fatto la libertà di scelta educativa delle famiglie».
Inutile a dirsi, se davvero la maggior parte delle famiglie non volesse una sana educazione per i loro figli, non ci sarebbe motivo di cercare di decidere per gli altri. Pare dunque evidente che lo scopo sia quello di mettere degli ultras dell'omofobia nelle classi in modo che possano andare ai consigli di istituto per chiedere che ai ragazzi sia negata un'educazione sessuale o per chiedere l'emarginazione degli studenti gay.
Come in una campagna elettorale, non mancano gli slogan. Il gruppo omfobo dice che «Candidarsi è facile! L’ impegno è meno gravoso di quel che si pensa e le segreterie delle scuole possono illustrarci ogni aspetto del procedimento.Conoscere i passi da fare, sapere che altri lo faranno insieme a noi e stare in rete può fare la differenza: ecco perché le associazioni di genitori sono importantissime!». Il fare rete è ciò che serve a costruire una lobby (peraltro gestita da quella stessa gente che cerca di spaventare la gente parlando di fantomatiche "lobby gay").

Comica è la guida alla candidatura definita dal gruppo omofobo. Si parte dal chiedere di individuare «pochi genitori insieme ai quali candidarvi» e si precisa che «questi genitori naturalmente condividano i principi di fondo» (mica che poi uno voglia che la scuola insegni che il preservativo può salvare la vita, ndr), passando poi al suggerire di trovare «un gruppo di genitori disposto a “sottoscrivere“ la vostra lista da presentare nella scuola». Sapendo che molta gente non ama impegni, spiegano che per ottenere più firme è necessario «spiegate che firmare non vuol dire candidarsi».
Per prepararsi alla campagna elettorale, suggeriscono di scegliere «il “motto” della vostra lista» e per il titolo suggeriscono di «scegliere di mettere al centro l’alleanza scuola-famiglia o il ruolo fattivo dei genitori nella e per la scuola». A qual punto si passa allo stalking attraverso il suggerimento di «predisporre un semplice volantino, cartaceo e da inviare via mail/whatsapp». Insomma, praticamente si chiede di mettere in piedi un comitato elettorale che possa far invidia a quello di Renzi.

E tutto questo sulla base di una "documentazione" che pare ridursi a due schemini che riassumono i tormentoni della crociata antigay dell'integralismo cattolico (qui e qui per visualizzarli). Ci sono i tormentoni di Amato su Money, così come non manca il sostenere che l'Oms vorrebbe insegnare la masturbazione ai bambini da 0 a 4 anni (ossia in una fascia d'età in cui manco vanno a scuola, giusto a sottolineare l'assurdità di semplificazioni basate sull'attribuire strani significati alle parole originali).
Il fantomatico "gender" viene riassunto in quattro affermazioni: «non esistono differenze tra il maschile ed il femminile; l'identità prescinde dal dato biologico: essa è determinata dai modelli culturali e sociali; nella persona, nella famiglia e nella società, i ruoli sono fluidi ed interscambiabili; la complementarietà naturale dei due sessi è un’ideologia; l’eterosessualità non è la norma». Anche qui pare inutile notare come tutte e quattro le affermazioni siano semplificazioni criminali. A voler fare un semplice esempio, se davvero qualcuno sostenesse che non ci sono differenze fra maschi e femmine, perché mai i transessuali chiederebbero di essere riconosciuti per ciò che sono e non per ciò che appaiono? Se davvero fosse tutto uguale, non avrebbero bisogno di affermare la loro identità, no?
Tragicomici sono anche i passaggi in cui si sostiene che «con la visione gender vengono rideclinati vocaboli, semantica e sintassi». A titolo di esempio dicono che «persona incinta si fa preferire a donna incinta per una questione di "politicamente corretto" e per non discriminare un transessuale incinto». Se tale tesi sembra pittoresca, una ricerca su internet conduce ad articolo pubblicato su Tempi del marzo del 213 dal titolo "in Svezia non vogliono più dire donna incinta ma solo persona incinta per non offendere i trans". Peccato che se fossero letti l'articolo, avrebbero potuto scoprire che nessuno parlava di offese ma di una modifica ad un articolo di legge, ossia ad un testo che viene interpretato letteralmente e che finiva con l'escludere alcune persone da determinati diritti (ad esempio un transessuale in dolce attesa che sulla carta d'identità avesse avuto scritto "maschio" non avrebbe mai potuto accedere alla maternità prevista dalla legge). Ovviamente le due cose non sono certo equivalenti.
Sulla stessa lunghezza d'onda è anche il loro sostenere che «il gender» costringerebbe ad introdurre distinguo alle famiglie per ridefinirle come «famiglie eterosessuali» o «famiglie omosessuali». Peccato che a voler creare dei distinguo siano proprio loro: la famiglia è una indipendentemente dall'orientamento sessuale e sono proprio loro a negare questa evidenza.

È dunque sulla base di queste informazioni frammentarie ed inesatte (se non totalmente false) che loro vorrebbero mandare i loro squadroni di integralisti a prendere il dominio delle scuole per decidere il futuro dei nostri giovani? Dio ce ne scampi!


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