Mirko De Carli: «Le unioni civili sono una buffonata. Io derido i gay, quindi se ne vadano a fare privatamente i loro ricevimenti»
Ancora una volta Mirko De Carli ha dato libero sfogo alla sua solita violenza ed arroganza. L'integralista che gioca a fare il polito nel partito di Mario Adinolfi non è nuovo a offese gratuite e lesive delladignità umana, ma questa volta pare aver superato sé stesso nel pubblicare un ammasso di insulti e ingiurie rivolte a chiunque abbia un orientamento sessuale a lui sgradito.
Sulle pagine del suo sito troviamo un'immagine che lo ritrae abbracciato a Mario Adinolfi. Segue quello che pare venga spacciato per una sorta di comunicato stampa scritto in terza persona:
“Finché si tratta di vendere abiti da cerimonia, non è il caso di ergersi a censori, ma il significato culturale del matrimonio andrebbe rispettato, anche se a ben vedere certi spettacoli da fiera –appunto– non fanno altro che dimostrare che le unioni civili sono una buffonata”. Mirko De Carli, del Popolo della Famiglia di Bologna, ironizza pesantemente sul “Gay Bride”, mostra di abiti per le nozze omosessuali in programma alla fiera di Bologna per metà ottobre.
A sostenetelo è un uomo che milita nel partito di un "difensore della famiglia tradizionale" che durante il suo secondo matrimonio, celebrato a Las Vegas, ha "difeso il significato culturale del matrimonio" presentandosi vestito così:
Naturalmente verrebbe da notare che le fiere dedicate al matrimonio esistono da sempre e che le strumentalizzazioni di De Carli non fanno altro che sottolineare la malafede e la malvagità di personaggi divorati dall'odio al punto di risultare capaci di aggiungere:
“Verrebbe voglia di opporsi, visto che si tratta di una iniziativa commerciale che contribuisce alla distruzione concettuale dell’unica vera famiglia”, dice De Carli. “Poi però a pensarci vengono in mente le immagini di quei due sposini col cilindro viola che hanno inaugurato a Roma le unioni civili a 5 stelle, e allora è difficile non farsi una risata”.
Esatto, è con un'arroganza intollerabile che l'uomo si lancia nel deridere una coppia a cui la Costituzione attribuirebbe pari dignità, anche se De Carli pare fregarsene nel dare libero sfogo alla discriminazione più becera e violenta. Il tutto dall'altro del suo miserevole 1,1% di preferenze prese durante la fallimentare candidatura a sindaco di Bologna, simbolo di come la popolazione abbia respinto la sua ideologia del disprezzo.
Ed è proseguendo sulla linea dell'insulto e dell'offesa gratuita che il signor De Carli aggiunge:
In fondo, secondo De Carli, “si tratta di iniziative che tendono al cosiddetto matrimonio egualitario, ma nello stesso tempo mostrano quanto sia ridicolo pensare che le unioni civili siano veri matrimoni”. L’esponente PdF di Bologna conclude auspicando che “coloro che vogliano celebrare le unioni civili, almeno evitino di imporre alle istituzioni il loro scarso senso del ridicolo, e quindi vadano a fare privatamente i loro ricevimenti. In questo senso, non avrei nulla in contrario al Gay Bride, così come –ci mancherebbe– non ho nulla contro le feste di carnevale”. Per De Carli, la condizione sarebbe che “gli omosessuali non imponessero alle istituzioni la loro particolare visione della coppia, aumentando così indirettamente il tasso dell’indifferenza della politica per le vere famiglie”.
Insomma, lui e l'uomo che si è sposato in tuta e scarpe da ginnastica reputano che l'abbigliamento dei gay non vada bene perché offenderebbe l'eterosessualità di cui De Carli si professa difensore. Il tutto nell'ottantesimo anniversario dalla fondazione dell'Ufficio centrale del Reich per la lotta al omosessualità, voluto da Himmler sulla base di slogan che non sono per nulla dissimili da quelli che vengono promossi all'interno del partito di Adinolfi (a partire dal sostenere che l'accettazione dell'omosessualità sarebbe una "minaccia" per i giovani).
Ci sarebbe poi da chiedersi quale sarebbero queste "vere famiglie" a Cui l'uomo so preferisce? Starà forse parlando della prima famiglia di Adinolfi o della seconda? O forse De Carli parla della propria sulla base del motto del suo partito, volto a sostenere che prima viene lui e poi gli altri se ne possono anche andare a quel paese.
Chiaramente simili personaggi hanno scarsa rilevanza e un seguito pressoché nullo se non fra le file dell'integralismo più feroce. Eppure pare ugualmente intollerabile che tali insulti insulti possano restare inpuiti a fronte di uno stato che dovrebbe garantire la pari dignità prevista dalla Costituzione. Perché se davvero quella di De Carli fosse una lecita "libertà di espressione", allora anche noi dovremmo potergli dire che cosa pensiamo di lui e della sua famiglia senza rischiare di essere passibili di denuncia.