Monsignor Cornacchia: «Quelle nate dai connubi omosessuali non sono famiglia, sono coabitanti»

È la parrocchia SS.Redentore di Ruvo di Puglia a diffondere la prima lettera pastorale firmata dal nuovo vescovo di Molfetta, monsignor Cornacchia. Quale personaggio che ha deliberatamente scelto di non sposarsi e di non metter su famiglia, il prelato ha raccontato ai fedeli quella che secondo la sua personalissima opinione sarebbe «la gioia dell’amore sponsale, anzi familiare».
Peccato che il suo annuncio non paia concentrarsi tanto sulla gioia quanto sul sadico tentativo di sottrarre dignità alle famiglie dei propri fratelli. Ed è attraverso rivendicazioni politiche volete a chiedere che i gay siano considerato immeritevole di quella vita famigliare che la Consulta ha designato come un diritto Costituzionale, lamentano poi come lo stato osi riconoscere dignità anche alle realtà esistenti che non hanno obbedito ai suoi diktat. L'uomo attacca:

La famiglia è al centro di un vortice di spinte e controspinte. Tutelata finanche dalla Costituzione della Repubblica, non sembra granché al centro delle attenzioni del legislatore. Al di là dell’aspetto spirituale, dobbiamo affermare con forza che la famiglia tradizionale è stata accantonata a vantaggio di forme di unioni cosiddette "civili", cioè di coabitazioni che, pur avendo le stesse caratteristiche della famiglia, non ne possiedono requisiti di stabilità e l’obbligo di fedeltà, indice di responsabilità, pazienza, coraggio. Non solo. Com’è noto, le unioni civili o di fatto contemplano anche i connubi omosessuali, mentre altre leggi hanno reso più spedito l’iter della separazione e del divorzio.

Insomma, il vescovo sostiene che la gioia della vita familiare debba basarsi sulla più becera offesa e denigrazione delle unioni altrui, addirittura paragonate a delle "coabitazioni" in cui viene negato l'amore che esiste fra due persone dello stesso sesso che decidono di formare una famiglia. L'accomunare le unioni gay a quelle etero è poi un becero tentativo di creare confusione sulla base di un distingui voluto dalla Chiesa, in prima fila nell'impedire che potesse essere approvato il matrimonio egualitario. Allo stesso modo i distingui con cui Alfano ha cercato di ledere la dignità delle coppie gay viene ora strumentalizzato per sostenere che sia tutta colpa dei gay se per loro non vi è un obbligo di fedeltà (casomai servisse qualcosa, dato che quella clausola non impedisce certo a tanti padri di famiglia di andarsene a prostituite una volta usciti da messa).

Ed è proprio negando l'amore che il vescovo diventa sempre più agguerrito nel seminare odio e fomentare violenza contro una intera comunità:

Stabiliamo un punto fermo: una cosa sono le famiglie tradizionali, altra cosa sono le unioni civili, ed altra cosa ancora sono le unioni omosessuali. Per comprendere bisogna saper distinguere e non comportarsi come quei tanti ideologi che parificano i fenomeni, affermando che pur sempre di amore si tratta. È una semplificazione che rende l’idea del clima relativista culturale ed ideologico che si è impossessato delle nostre comunità. Le nostre esistenze sono bombardate di continuo da messaggi di omologazione dei fenomeni affettivi, per cui non c’è nessuna differenza fra chi si sposa in chiesa e chi si sposa civilmente, fra chi, unendosi al proprio partner, può generare, e chi non potrà mai farlo senza ricorrere ad espedienti quali l’utero in affitto (la vicenda di Vendola docet!).
Il passaggio ulteriore a cui guardano le lobby omosessuali è l’adozione, con che il processo omologativo e distruttivo della famiglia tradizionale sarà concluso. Già Amintore Fanfani, nel lontano 1974, ebbe a dire che dopo il divorzio sarebbe stata l’ora delle unioni gay. Fu profetico. La gioia della famiglia che si regge sul Vangelo, letto e praticato, è tuttavia l’obiettivo cui dobbiamo tendere in quest’anno pastorale, attraverso incontri formativi, letture appropriate, esami di coscienza, onde poter verificare il grado di adesione dei componenti delle famiglie al messaggio evangelico.

In quello che ha tutta l'aria di un plagio, il vescovo ripropone i soliti tormentoni presi da siti integralisti come La Bussola Quotidiana o ProVita, realtà spesso sottovalutate per la loro azione di demonizzazione dei gay a fronte di come il loro dichiararsi "cristiani" li renda oggetto di predicazione di parrocchia in parrocchia in un attacco al creato compiuto nel nome di Dio.

Ed è proprio propendo la meditazione del vangelo secondo Brandi che monsignor Cornacchia aggiunge:

Si tratta sempre e comunque di operare in vista di una rievangelizzazione delle nostre comunità, e poi di allargare il cerchio a chi vive situazioni familiari difficili e di disagio, alle famiglie ferite che, come quell’uomo tramortito dai malviventi sulla strada che da Gerusalemme conduceva a Gerico, aspettano forse qualcuno che si prenda cura di loro, che sia in grado di stimolare ad una riflessione appropriata che rilanci il progetto familiare, fondandolo su nuovi presupposti e condizioni, in ciò sorretti dalla preghiera, dalla carità e dall’azione dello Spirito Santo che fa nuove tutte le cose. Il mandato del nostro Vescovo alle comunità della Diocesi è quindi molto impegnativo, ma necessario ed ineludibile. Per mutare lo spirito comunitario, oggi sfregiato da subculture nichiliste e relativiste, non v’è altro modo che comunicare la gioia che sgorga continuamente dal costato di Cristo, morto e risorto per noi affinché possiamo avere la vita, avere più vita, e, in ultimo, accedere alla gioia della vita eterna.

Una gioia e una vita eterna che il signor Cornacchia sostiene possano giungere solo se si immola la propria vita ad un'azione violenta che tolga dignità alle famiglie altrui, magari abusando di squallidi riferimenti a maternità surrogate che creano molto consenso ma sono una falsità. Perché se ilk signor Cornacchia si fosse preoccupato di informarsi su ciò che spaccia ai suoi fedeli come una verità rivelata, forse saprebbe che chiunque già oggi può andare all'estero a eccedere a tali pratiche: nel caso di eterosessuali si potranno sfruttare le donne Russe con tanto di garanzia dell'anonimato della madre biologica, nel caso dei gay si potrà andare in Canada o negli Stati Uniti in cui le tutele sono maggiori. Agli etero verrò concessa la stepchild adoption automatica, ai gay no. Il sostenere che negare dignità alle famiglie posa cambiare ciò che già oggi è possibile è una vera e propria truffa culturale, così come una truffa culturale è attaccarsi a queste teorie per impedire che i gay possano prendersi cura di bambini che non hanno una famiglia (e che il vescovo esige restino orfani per compiacere la sua ideologia del disprezzo).
Ma soprattutto fa paura osservare come certi membri della Chiesa abbiano messo in cantina il messaggio di Gesù, sostenendo che la salvezza possa giungere non tanto in virtù delle proprie azione, ma in maniera commisurata al male che si compie verso gli altri.


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