I giudici di Milano bocciano una doppia stepchild adoption. Famiglie Arcobaleno: «La vita delle nostre famiglie in balia di una insopportabile incertezza»
Nonostante in Italia esistono già alcuni precedenti giuridici in cui i giudici hanno ritenuto doverosa la stepchild adoption nell'interesse supremo del bambino, è da Milano che giunge notizia di una sentenza che sancisce che due sorelle non verranno ritenute tali dinnanzi alla legge.
Il tutto ha avuto inizio lo scorso aprile, quando una donna ha chiesto di poter adottare la figlia biologica della compagna, così come la compagna ha avanzato la medesima richiesta per poter adottare la figlia biologica della prima donna. le due bimbe, entrambi minorenni, sono sorelle e sono state cresciute dalle stesse mamme anche se dinnanzi alla legge sono due perfette sconosciute che potrebbero essere separate se dovesse accadere qualcosa ad una dei loro genitori.
Le due domande sono stati riunificate e l'indagine ha accertato come le due bimbe fossero in buona salute, attentamente seguite dai genitori, giungendo a fornire un giudizio del tutto positivo da parte del Servizio adozioni. Anche il pubblico ministero, basandosi sulla sua interpretazione della legge, dà parere positivo all'adozione incrociata, ma due giudici del Tribunali dei Minori di Milano hanno rigettato la richiesta.
Nella sentenza i giudici sostengono che a risultare adottabili sono solo quei «minori di cui sia accertata la situazione di abbandono perché privi di assistenza morale e materiale». Pare dunque che il problema sia l'attenzione che le due madri dedicano ai figli, soprettutto considerato come non ci si sia voluto appellare alle sitauzioni particolari previste dalla legge perché «l'adozione è un istituto giuridico che prescinde dal dato biologico e richiede, quindi, un modello giuridico di riferimento». E siccome «non può riconoscersi alcuno stato di abbandono materiale o morale delle minori, che anzi godono certamente (...) di particolare attenzione da parte sia delle madri biologiche che delle rispettive compagne», ogni «orientamento estensivo» si scontra contro lo spirito e gli articoli delle leggi sino ad oggi in vigore.
E mentre i gruppi che si auto-definiscono "pro-family" festeggiano nell'aver distrutto una intera famiglia e di aver sottratto qualunque tutela giuridica a quelle due bambine che i loro distinguo hanno provato di ogni dignità umana spesso attraverso bere e proprie bestemmie volte ad attribuire ad un presunto volere divino quella violenta discriminazione, è il giurista Angelo Schillaci a commenta che «purtroppo, c'era da aspettarselo, la ferita dello stralcio della stepchild adoption si riapre, e fa male». L'esperto sottolinea che «non c'è un solo passaggio della sentenza milanese in cui si contesti l'idoneità di una coppia omogenitoriale a crescere un bambino» e che «la motivazione, tutta condotta in punto di diritto, si pone in aperto contrasto con l'orientamento della Corte di cassazione, sulla base di una interpretazione errata dell'art. 44, lett. d) della legge sulle adozioni. Errata, e cieca di fronte alla storia di quell'articolo, dalla sentenza n. 383/99 della Corte costituzionale alla modifica del 2002».Da qui trae la conclusione che «Solo un intervento legislativo potrà evitare il rischio di una tutela a macchia di leopardo. Solo l'assunzione di responsabilità da parte del processo politico potrà evitare che continuino ad esserci figli senza diritti».
Anche Marilena Grassadonia, presidente di Famiglie Arcobaleno, si dice «delusa ma certo non stupita» dato che «questo è il risultato di una legge discriminante, la legge Cirinnà, figlia di un compromesso vergognoso sulla pelle dei bambini. L’abbiamo detto fin dall’inizio: lasciare ogni singola decisione sulla possibilità per un bimbo o una bimba di vedersi riconosciuti i propri genitori ai magistrati, obbligati così a decidere sulla base di una legislazione farraginosa, sottopone la vita delle nostre famiglie a una incertezza insopportabile».
Dopo l’approvazione della legge Cirinnà, i tribunali italiani hanno approvato diverse sentenze a favore di coppie gay o lesbiche che chiedevano il riconoscimento anche del genitore non biologico secondo lo schema dell’adozione del figlio del partner. In molti casi le sentenze sono state favorevoli alle famiglie arcobaleno, in altri no. “Ci sono tribunali con una visione più aperta e innovativa e altri meno –ha aggiunto Grassadonia- A seconda di dove una coppia vive, ci sono più o meno possibilità che la loro richiesta venga accolta. Lo chiedo ai politici che hanno fatto questa legge: è una cosa giusta questa? Lasciare la vita delle persone in balia a leggi poco chiare? Con noi il governo Renzi si è comportato come Ponzio Pilato, lavandosene le mani dei diritti dei nostri figli. Chiediamo ancora una volta di tornare in parlamento e legiferare in modo chiaro sulla serenità dei nostri figli: ci sono centinaia di minori non tutelati».
Famiglie Arcobaleno segnala anche come la decisione presa dal Tribunale di Milano risulti in contrasto con l'interpretazione contenuta in sentenze di altri tribunali, tra cui quella del Tribunale di Roma del 30/06/214, che è stata confermata dalla Corte di Cassazione con la sentenza 12692 del 26/05/2016. «La pronuncia della Cassazione, pur non costituendo un limite invalicabile, continua ad avere un forte valore di orientamento nella attività decisionale dei singoli giudici, che auspichiamo conformeranno – nella maggioranza dei casi – tale interpretazione. E, tuttavia, la decisione di Milano di cui oggi abbiamo notizia è un grave precedente per le molte altre famiglie lombarde, così come orientamenti negativi stanno affiorando anche in altre città».