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Il leghista Massimiliano Romeo: «Non esiste discriminazione sul lavoro, sono le donne che preferiscono restare a casa e occuparsi dei figli

È polemica in Lombardia sopo le parole sessiate pronunciate dal capogruppo leghista Massimiliano Romeo durante un dibattito al Consiglio regionale sull'approvazione di alcune norme per la parità di genere nei consigli di amministrazione.
L'uomo ha esordito affermando che: «La disparità di genere nei Cda non dipende dalla discriminazione, ma dal fatto che spesso gli uomini rispondono sì, mentre molte donne preferiscono restare a casa e occuparsi dei figli». Poi ha peggiorato la situazione nell'aggiungere: «Gli stipendi degli uomini sono più alti perché fanno più straordinari, le donne invece preferiscono stare a casa con i figli. Diciamo le cose come stanno. Per esempio mia moglie è una che preferisce stare a casa».
Eccola qui, espressa in due minuti, la vera ideologia gender: siamo dinnanzi a chi teorizza che il successo lavorativo e gli stipendi più altri siano frutto di un presunto diritto legato al sesso di nascita in una assoluta negazione di come sia attribuibile ad fattore culturale il fatto che la donna venga spesso costretta a sacrificare la propria carriera perché una mentalità maschilista e retrograda relega solo a lei il compito di occuparsi della casa e dei figli mentre il marito può ricorrere i suoi sogni.
Dinnanzi ad una simile presa di posizione, immediate sono le polemiche giunte sia dai banchi della maggioranza che dell'opposizione. Ad esempio la sua collega Daniela Martinazzolinon ha esitato a rinfacciargli che «tirare su figli non è come allevare caprette». Silvana Carcano del M5S ha preferito parlare di una «mentalità maschilista da medioevo», così come Chiara Cremonesi del Sel ha aggiunto: «Vorremmo ricordare alla Lega e al suo capogruppo che lavorare meno e avere retribuzioni inferiori è tutt'altro che una libera scelta delle donne».


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