La Manif Pour Tous si scaglia contro i progetti di prevenzione degli abusi sessuali nelle scuole
Il terrorismo psicologico e l'allarmismo sono le parole chiave con cui l'associazione integralista Manif Pour Tous cerca di creare un'isteria che possa essere da loro sfruttata per impedire la realizzazione di qualunque progetto preveda una sana educazione sessuale nelle scuole. Questa volta il gruppo integralista si è scagliato con inaudita ferocia contro un progetto di prevenzione degli abusi sessuali.
Se basta navigare in Internet per osservare come molti comitati dei genitori siano stati fautori del progetto e come quei corsi si svolgano senza alcun problema ormai da decenni, è basandosi sul nulla che il gruppo si lancia nel sostenere che quelle lezioni traumatizzino i bambini. Gravissimo è anche osservare come si dicano convinti che sia preferibile vederli vittime di abusi sessuali piuttosto che presenti ad una lezione di sana educazione sessuale.
Al solito l'intera polemica si basa sul «ci dicono», «si pensa» e sul «noi riteniamo». Tutte illazioni che vengono prontamente usati per scagliare giudizi di condanna, tutti rigorosamente a senso unico e senza tener conto dell'opinione professionale di chi si occupa seriamente di queste termiche.
Il fine appare abbastanza chiaro: si dice che Renzi abbia reso la scuola un posto peggiore e che l'estrema destra garantirebbe dei piccoli balilla pronto a marciare al passo dell'oca e mandare al confino quei gay che loro proprio non sopportano. Immancabile è anche l'attacco all'Oms, ormai al centro della loro rappreseglia perché ritenuta "colpevole" di aver rimosso l'omosessualità dalle malattie mentali e per aver proposto un'educazione al rispetto che rischia di minare le basi del bullismo omofonico.
Dalle pagine del loro sito, l'associazione afferma:
Ci sono arrivate da Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Veneto numerose segnalazioni di genitori preoccupati dalle reazioni dei propri figli dopo aver partecipato al Progetto “PorcoSpini”, teso a prevenire l’abuso sessuale sui minori, proposto nelle scuole elementari dalla Cooperativa Sociale Onlus Specchio Magico.
E dopo le presunte "segnalazioni" dei soliti "molti" genitori, arrivano le solite frasi decontestualizzate che mirano a sostenere che la scuola pubblica debba essere ritenuta pericolosa. Sempre senza citare fonti, situazioni, contesti o qualunque elemento possa servire a capirne la natura di certe frasi, riportano presunte citazioni di genitori pronti a sostenere che la scuola abbia rovinato i loro figli:
“Mio figlio ha iniziato a simulare rapporti sessuali sotto le coperte”; “Mio figlio presenta un’ansia anticipatoria ogni volta che ci sono adulti, indicandoli ad alta voce come pedofili”; “Mio figlia sembra confusa e verbalizza agitazione su come avviene l’atto sessuale”; “Nei momenti di rabbia grida a me o alla mamma “va via pedofilo!”.
Creata la paura, l'associazione integralista inizia raccontare la sua versione dei fatti. E se forse rischierebbe di risultare troppo noioso entrare nel merito di ogni loro singola rivendicazione, comune è la modalità con cui questa gente parte dalla presunzione di chi pensa di sapere come organizzare un'attività pedagogica meglio degli esperti. O, forse, meglio sarebbe dire che sanno come non proporla, dato che la loro teoria è che per nulla al mondo di debba poter parlare ai bambini di temi che imbarazzano i loro genitori, in quel clima in cui i minori paiono un semplice strumento che viene usato come scudo per giustificare l'isteria bigotta di alcuni adulti. E non pare un caso dinnanzi a come questa gente paia voler proiettare sui figli ogni loro più perversa fantasia sessuale, arrivando a dirsi certi che ai bambini bisogna imporre dei limiti perché, se li si lascerà liberi di esplorare il proprio corpo, allora sicuramente finiranno con il toccarsi proprio lì. Peccato che probabilmente quelle aree risulterebbero di scarso interesse per dei bambini che non hanno ancora una sessualità sviluppata, ma evidentemente quei genitori paiono pronti a proiettare sui loro figli le loro pulsioni sessuali.
Segiono frasi come «siamo costretti a ripetere che, soprattutto quando si tratta di bambini, il fine non giustifica i mezzi» o come il sentenziare che i bambini non siano «equipaggiati per poter padroneggiare questi argomenti senza esserne schiacciati e senza che questo ricada un domani sulle future relazioni sessuali». Fastidio viene espresso anche verso un progetto che parla di sesso in maniera esplicita senza tirare in causa api, fiorellini o cicogne, così come altre accuse sono volte a sostenere che «si rischia che la prassi appresa, parlare cioè, di sesso con estranei per imparare a non parlar di sesso con estranei, metta in confusione il bambino e la sua capacita di discernere».
Al di là delle presunte motivazioni, a creare preoccupazione è la loro tesi finale: «Auspichiamo di adottare un più realistico principio di prudenza, rispettando la responsabilità delle famiglie, ma soprattutto considerando il grado di maturità del bambino, nell'interesse superiore proprio di quel minore di cui si vuole tutelare l’integrità fisica e psicologica».
Al di là della scarsa correttezza intellettuale di chi motiva le proprie teorie con tesi tutt'altro che dimostrate, pare difficile non considerare come la famiglia sia il luogo in cui si registra il più altro numero di abusi sessuali a danno dei minori, motivo per cui il loro sostenere che sia la famiglia a doversi occupare delle violenze inflitte dalla famiglia sia un controsenso. Sarebbe come chiedere ad un carnefice di tutelare i diritti della vittima. E se è pur vero che non tutte le famiglie si macchiano di crimini così violenti contro i minori, il voler impedire alla scuola ogni attività di vigilanza significa condannare a morte chi ha la sfortuna di vivere in uno stato di abuso.