Nasce la sezione trentina dell'Agedo
In una regione che pare ormai terra di conquista per l'integralismo cattolico e per quei politici che cercano voti promettendo discriminazioni, a difendere il diritto e il buonsenso sono scesi in campo anche i genitori delle persone lgbt che si dicono «pronti a difendere i loro figli» anche da quei gruppi che abusano del medesimo motto per tentare di negare un futuro a chiunque non sia fatto a loro immagine e somiglianza.
«Vogliamo portare la nostra esperienza vogliamo aiutare gli altri genitori a non considerare come sciagura, come fosse un lutto, il fatto di avere un figlio gay, una figlia lesbica o trans», racconta il presidente Mario Caproni in occasione dell'inaugurazione della sezione di Trento di Agedo.
Un'inaugurazione che in realtà non fa che istituzionalizzare il lavoro di chi già da tempo si occupava di aiutare i ragazzi che fanno fatica a farsi accettare in famiglia o le famiglie che fanno fatica ad accettare il proprio figli. Ed è in quell'occasione che ha portato anche la sua esperienza: «Voglio parlarvi di quello che ho vissuto io, anche perché nel nostro gruppo è importante parlare in prima persona. Per tanti anni ho faticato tanto a relazionarmi con mio figlio, fin dall'infanzia, fino a quando a 22 anni mi ha detto di essere gay. C'era qualcosa che non riuscivo a cogliere, qualcosa a cui non riuscivo a dare un nome. Lui mi diceva che non lo capivo: "Tu non sai niente di me, tu non capisci niente di me". Quando Lorenzo si è svelato, quando abbiamo potuto dare un nome alle cose allora ho visto finalmente il volto di mio figlio, ad amarlo per quello che era veramente e anche a recuperare il tempo perduto delle incomprensioni. Mio sono sentito riconosciuto come genitore, per la prima volta ho sentito di amare veramente mio figlio».
Paolo Zanella di Arcigy ha suggerito: «Non dovrete parlare solo alle famiglie in cui c'è un figlio omosessuale, dovete parlare a tutte le famiglie perché in ogni famiglia può nascerne uno e in ogni famiglia deve trovare affetto e amore e comprensione». Lo ha la vice presidente Nazionale di Agedo, Elena Broggi, che ha replicato: «Dobbiamo insegnare a tutti, ai genitori ma anche agli educatori che l'omosessualità non è un problema, che non è una colpa».
L'Agedo da oggi ci sarà anche in Trentino e si dichiara pronta a combattere: «Condivideremo le battaglie dei nostri figli, delle nostre figlie perché possano veder riconosciuti i loro diritti. E saremo vicini e solidali con le altre situazioni minoritarie e di disagio, come le donne vittime di violenza, gli stranieri, le persone con disagio mentale, i disabili e tutti quelli che per una ragione o per l'altra sono discriminati».