ProVita: «I gay sono peggio dell’Inquisizione perché intendono denunciare i casi di omofobia»
All'interno della loro inarrestabile e violenta campagna di promozione dell'odio contro gay e lesbiche, non passa un solo giorno senza che l'associazione integralista ProVita onlus si occupi di pubblicare un qualche articolo volto a sostenere che l'odio verso la comunità lgbt sia un diritto fondamentale di ogni integralista. Praticamente esattamente ciò che i nazisti facevano a danno digli ebrei durante il Terzo Reich.
Ma nel mondo capovolto di quel gruppo che anche i termini vengono invertiti e si si ritrova a dover leggere che i gay sarebbero da intendersi come dei piccoli nazisti che osano sporgere denuncia contro chi compie atti violenti contro i loro. Pare incredibile, ma è proprio quanto asserito in un inaccettabile articolo a firma del solito Federico Catani dal titolo "Omofobia: denunce alla Gaystapo con una telefonata anonima".
L'uomo afferma:
L’omofobia è lo psicoreato del XXI secolo.
Nel celebre romanzo 1984, George Orwell aveva immaginato un futuro regime totalitario, guidato dall’invisibile Grande Fratello, dove la gente sarebbe stata incriminata anche per i semplici pensieri non conformi all’ortodossia del Partito unico. Chissà cosa direbbe oggi lo stesso Orwell della Catalogna, la regione spagnola alla quale peraltro dedicò un altro romanzo (Omaggio alla Catalogna) dopo la sua partecipazione alla Guerra Civile, combattuta dalla parte dei “rossi”.
Evasi i soliti riferimenti al libro su cui anche Adinolfi basa la sua propaganda omofoba e sostenuto che la violenza omofoba non sarebbe un reato a danno delle vittime ma una minaccia per la libertà di espressione del carnefice, si arriva all'attacco vero e proprio:
Dalle parti di Barcellona, infatti, pare proprio che si voglia imitare l’Unione Sovietica, con la sua dittatura del pensiero unico. La Generalitat, ovvero il Governo catalano, nei giorni scorsi ha infatti lanciato una campagna alla televisione pubblica per invitare i cittadini a denunciare i casi di omofobia attraverso una telefonata, anche anonima. Un fatto degno della Stasi, la polizia segreta della comunista DDR, la Repubblica Democratica Tedesca (nella foto il suo stemma), e della moderna Gaystapo.
Fatto terrorismo psicologico e attribuito nomi indecenti alle forze dell'ordine quasi voler sostenere che la gente debba aver paura di una polizia che non consente di poter delinquere liberamente per le strade, l'articolo racconta una strana teoria:
La legge catalana di propaganda e privilegio delle persone LGBT, all’art. 30 stabilisce che l’onere della prova (di non aver peccato di omofobia) debba essere fornito da chi viene accusato e non da chi accusa. Si tratta di un totale ribaltamento dei principi su cui si fonda il procedimento penale, ma tant’è… evidentemente alcuni cittadini (in questo caso la comunità LGBT) sono più uguali degli altri. E così, in nome della tolleranza, si finisce per creare persone di serie A ed altre di serie B (si legga l’altro romanzo di Orwella, La fattoria degli animali).
Quanto affermato non è esattamente vero perché, se è pur vero che l'onere della prova è effettivamente affidata all'accusato, è altrettanto vero che si tratta di una prassi che vigere anche in altre legislazioni di tutela come, per esempio, nel caso del contrasto al machismo.
Ma dato che l'obiettivo è creare paura e odio contro i gay, ecco che un trattamento conforme ad altri viene spacciato da ProVita come un privilegio assoluto che deve far tremare chiunque voglia poter tranquillamente andare in giro per strada a picchiare tutti i gay che incontra. Ed è sempre su quel tenore che l'articolo aggiunge:
Insomma, chiunque, anche anonimamente, venga denunciato per omofobia (vera o presunta che sia, lo ripetiamo), deve portare davanti al giudice una giustificazione oggettiva e ragionevole, sufficientemente provata, del suo comportamento finito nel mirino. L’Inquisizione spagnola – è una verità storica – era molto più garantista ed equilibrata.
Leggi come quella della Catalogna o della Comunità di Madrid hanno trasformato l’Amministrazione pubblica in un sistema di punizione che di fatto funziona parallelamente alla giurisdizione penale ordinaria.
Oltretutto, sappiamo che ormai basta davvero poco per essere anche solo sospettati di omofobia, il nuovo psicoreato del nostro secolo. È sufficiente ritenere unica famiglia quella naturale, fatta da uomo, donna e figli, fondata sul matrimonio, oppure pensare che i maschi sono maschi e le femmine sono femmine non per costrizione sociale, ma per fattori bio-psicologici. Chiaramente, in caso di denuncia, ad avere ragione sono e saranno sempre gli LGBT, per il solo fatto di essere tali.
Anche qui non si sa bene se ridere o piangere dinnanzi simili generalizzazioni, anche perché è difficile comprendere se chi scrive simili stupidaggini sia stato indottrinato al punto da crederci veramente o se dietro ci sia solo tanta malafede. E il sospetto che si possa trattare della seconda ipotesi appare sempre più verisimile nel leggere la frase seguente, dove l'autore dell'articolo afferma:
Continuando di questo passo, ovvero favorendo la delazione, sarà possibile mandare la polizia a casa di chiunque sia antipatico ad un omosessuale, fosse solo perché è il vicino di casa che tiene alto il volume dello stereo. Basterà telefonare e dire che lo fa perché odia i gay.
Ma la follia di quelle teorie pare inarrestabile anche dinnanzi ai soliti scenari inverosimili che le associazioni integraliste amano spacciare per verità rivelate. Aggiunge Catani:
Come scrive Orwell in 1984, a seguito del lavaggio del cervello, i figli arriveranno a denunciare i genitori pur di servire il Partito (in questo caso il movimento LGBT). Ed è quello che peraltro è accaduto nell’Unione Sovietica di Stalin, quando il piccolo Pavlik Morozov, divenuto presto un eroe, trascinò davanti alla polizia i genitori in quanto “nemici del popolo”.
Con la scusa dell’omofobia, in Catalogna è partita una nuova caccia alle streghe. Caccia di cui si occupò pochissimo (anzi la frenò) la stessa Inquisizione, che a differenza dei demagoghi di oggi, era una cosa seria. Ma la Gaystapo, si sa è molto peggio dell’Inquisizione.
E se tutto ciò non bastasse, è nei commenti che Federico Catani ci delizia con un'ulteriore curiosa teoria. Un utente giustamente osserva che «l’Inquisizione spagnola torturava, mutilava e uccideva (anche in pubblico) le sue vittime in nome di Dio. Altro che processo. Se uno era contro la chiesa all'epoca un regime totalitario, veniva anche ucciso. Lasciate stare, fate più bella figura».
Ma è dinnanzi a quella realtà dei fatti che Catani risponde: «Vabbè, queste sono le cose che vengono scritte nei libri ideologizzati delle nostre scuole. La storia (vera) è altra». Per al serie, se sei integralista la storia la decidi tu e accusi chiunque la pensi diversamente da te di mentire sulla base di quello che si è deciso a tavolino debba essere considerata la verità dei fatti in base al proprio pregiudizio, alla propria ideologia e alla propria convenienza.