Adinolfi chiede la testa della Bignardi e invita il suo 0,6% di seguaci alla guerra

Con lo stile persecutorio e violento che contraddistingue l'operato di Mario Adinolfi, il leader del movimento per la promozione dell'intolleranza è tornato a scagliarsi contro il programma televisivo di Daria Bignardi e contro quella dignità che qualcuno ha osato concedere a famiglie che lui cerca di distruggere per mero profitto.
Dall'alto del suo "successo" elettorale che lo ha portato conquistato un patetico 0,6% di preferenze alle amministrative di Roma, ancora una volta Adinolfi ci dice che lo sperpero di denaro pubblico per le sue vergognose ospitate in Rai fosse doveroso, ma un investimento per raccontare storie a lui sgradute sia «uno sperpero» inammissibile. L'affondo è contenuto in un articolo propagandistico di promozione all'odio dal titolo "Il flop (pagato caro) di Stato Civile".

Con toni che ticirdano la peggior propaganda nazista, Mario Adinolfi scrive:

I dati auditel sono impietosi, l'opera di indottrinamento gender tentata da Daria Bignardi a Raitre imponendo per cinque prime serate consecutive la trasmissione filmino-matrimoniale-di-bassa-qualità sulle unioni gay va a sbattere sui numeri. Stravince la tradizionale soap immaginata da Giovanni Minoli molti anni fa, un Posto al Sole. Per la precisione quando a Raitre finalmente l'operazione ideologica lascia il passo alla cara vecchia telenovela seriale in salsa napoletana (non proprio peraltro un prodotto di quelli maggiormente in linea con i gusti del pubblico abituale della rete costruita da Angelo Guglielmi), il canale recupera 800mila spettatori e quasi il 60% del suo share, passando dal misero 5% di Stato Civile (così si chiama il programma sulla propaganda dell'omogenitorialità) all'8% sfiorato da Un Posto al Sole.

Ovvianente il sostenere che la dignità delle famiglie gay sia «propaganda» è la misera opinione di un uomo che crede di avere il pieno diritto di poter deliberatamente condannare e offendere il prossimo mentre si vanta di come lui spingerebbe al suicidio sua figlia attraverso quelle fantomatiche "terapie riparative" che è solito promuovere qualora non dovesse rispondere allo stereotipo che lui ha deciso per lei. È dunque da un pulpito in cui si ostenta una pessima capacità genitoriale che il plurisposato Adinolfi spaccia per una verità rivelata il suo opinabile giudizio.

Ma dato che Adinolfi adora il dio denaro più di quello cristiano, è inneggiando ad un orifitto economico che scrive:

Ora però cerchiamo di approfondire alcuni dati relativi ai costi, anche perché il vicedirettore che Daria Bignardi ha imposto tra gli assunti Rai in barba a tutti i paroloni sulla "valorizzazione delle risorse interne" di un'azienda che ha 19mila dipendenti, è stato visto condurre trattative per comprare con i nostri soldi anche una seconda serie di questo programma-flop utile solo alla dimensione ideologica del lavoro della moglie di Luca Sofri tanto voluta da Matteo Renzi. Allora il vicedirettore della Bignardi si chiama Alessandro Lostia e per ventimila euro al mese di stipendio ora si apparta con Francesco Siciliano, figlio di un passato presidente della Rai e attuale esponente del Pd amico di Monica Cirinnà, per comprare con i soldi delle famiglie italiane da noi pagati con il canone un altro blocco di questi filmini amatoriali prodotti da Panama Film, la società di Siciliano appunto. Il primo blocco, sei puntate per complessivi duecento minuti, è stato pagato seicentomila euro con i nostri soldi. Tremila euro al minuto. Un prezzo spropositato per un materiale televisivo, lo ripetiamo, di bassissima qualità: un filmino amatoriale matrimoniale, in sostanza.

Curioso è come Adinolfi non abbia mai fatto i conti in tasca ai costi di Rai Vaticano o di come non si sia lamentato quando la Santa Sede ha venduto a Sky i diritti per la messa dei due papi nonostante sarebbe stata l'unica iccasione di mettere s frutto i milioni di euro che i contribuenti investono in una redazione dedicata al Papa.

Ovviamente Adinolfi non manca neppure di lanciarsi in un qualche insulto gratuito:

Ci hanno appiccicato sopra i soliti inutili "autori", tipo quella Daniela Collu il cui contributo al programma è stato fare tweet in cui si esultava per la protesta del Popolo della Famiglia, almeno fuori luogo quando le famiglie ti pagano la fattura a fine mese, ma è gente che viene dal Grande Fratello, come Daria peraltro, e si credono grandi intellettuali perché mandano in onda quella robetta amatoriale a basso costo strapagandola perché noi versiamo ormai il canone in bolletta.

Si arriva così al patetismo di un uomo che spera di ottenrre consensi attraverso il più bieco terrirismo:

Perché, amici miei, il Popolo della Famiglia lo ripete da mesi: dietro a queste campagne c'è solo un vorticoso giro di fondi pubblici, quelli che finanziano i corsi gender nelle scuole, l'editoria gender, i vari Gay Pride sempre patrocinati e ora hanno deciso di andare a prendere a piene mani anche direttamente dalle nostre tasche tramite la Rai. E' sempre un colossale e vergognoso business da smascherare nei dettagli. Caro Lostia, tieniti lo stipendione ma ora basta spendere i quattrini delle famiglie italiane per quei filmatini, se li riguardassero a casa se ci tengono tanto.

Tipico nello stile di Adinolfi è anche l'insulto diretto e privo di ogni diritto di replica, tipico strumento di chi ama sguazzare nel fango. Afferma:

E cara Daria Bignardi, tu che per quarantamila euro al mese sei riuscita a toppare tutti i programmi, portando addirittura il glorioso talk show politico di prima serata di Raitre agli ascolti ridicoli delle tue Invasioni Barbariche senza manco difendere il povero Gianluca Semprini che giustamente te ne ha dette di ogni in diretta (gli hai rovinato la vita professionale, era il minimo, ma anche lì gli amici degli amici ne hanno silenziato lo sfogo bloccando ogni eco sui giornali), dovresti dimetterti dopo questo ennesimo spreco di denaro pubblico costruito e voluto per ragioni ideologiche, per costruirti un'aura da martire nel caso qualcuno decidesse finalmente di cacciarti come sarebbe giusto. Ma ancora una volta la dignità dimostrerai di non conoscerla, resterai incollata alla poltrona magari facendo gridare qualcuno dei tuoi stipendiati agli "omofobi", che sono tanto cattivi. Ma sono i numeri a condannarti. Se la cara vecchia tradizionalissima e napoletana soap inventata da Giovanni Minoli fa ottocentomila spettatori più del tuo filmatino amatoriale strapagato alla Panama Film, è perché si può provare a prendere in giro qualcuno per qualche tempo e qualche altro persino per sempre, ma non puoi prendere in giro tutti e per sempre. I nodi vengono al pettine, i soldi spesi emergono, i numeri spiegano.

Si passa così all'abuso della credenza religiosa e ad un blasfemo uso politico di Dio:

Cattolici, sveglia! Famiglie, sveglia! Come ha ben scritto il segretario del Popolo della Famiglia, Gianfranco Amato, ora davvero è il tempo di dare battaglia tutti insieme ognuno nel proprio ruolo. Il Pdf sul terreno dello scontro politico, il Comitato Difendiamo i Nostri Figli nell'ambito culturale e pre-politico, Alleanza Cattolica nel territorio più propriamente confessionale, le associazioni e i movimenti tra la gente, magari leggeremo prima o poi anche qualche riga su Avvenire. Ma adesso serve aver chiara l'idea che l'azione comune si dimostra (con)vincente. Gli imbrogli a alto costo pagati con i soldi delle famiglie italiane possono essere facilmente svelati per rivelare i volti di questa lobby e le ragioni dalle quali è mossa. Numeri e dati alla mano gli elementi d'accusa contro costoro diventano incontrovertibili.
Ancora una volta, i fatti e le radici di un popolo vincono sull'ideologia di un clan che si crede élite.

Siamo dunque giunti al momento in cui l'esercizio di mercenari reclutati da Anato nei convegni integralisti patrocinati dalle giunte leghiste viene chiamato ad una guerra contro la civiltà per l'imposizione del totalitarismo oscurantista di Adinolfi e della sua lobby.


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