La nomina di Valeria Fedeli al Miur fa infuriare gli omofobi: «Allarme rosso per l'apostola del gender»
Uno dei grandi problemi dell'integralismo cattolico è l'impossibilità di poter convincere dell'esistenza della fantomatica «ideologia gender» chiunque abbia un quoziente di intelligenza superiore a quello di un pettirosso albino.E dato che fortunatamente a dirigere il Miur non è andata una vecchietta che crede ciecamente a tutto ciò che Radio Maria gli racconta, facile era immaginare che qualunque nomina avrebbe fatto infuriare quei gruppi che nei fatti vorrebbero insegnare l'odio e l'intolleranza ai loro figli, ma che a parole dicono di voler "difendere" i loro figli da un mondo in cui non si venga massacrati di insulti e di botte se non si corrisponde alla figura di quella nuova razza ariana che loro hanno teorizzato come basata sull'eterosessualità.
C'è poco da fare: dicono di non volere i matrimoni gay ma non si accontentano di avere piena libertà di decidere di non sposare un gay: loro esigono di impedire che altri possano scegliere per la propria vita contro il loro volere.
Non appena appreso che il ministero sarà affidato a Valeria Fedeli, l'organizzazione integralista Manif pour tous ha diramato quello che loro definiscono un «allarme rosso». Con i soliti toni terroristici che contraddistinguono quella realtà, è sul loro profilo Facebook che scrivono:
Questa è una chiamata alla mobilitazione generale!
La nomina della Senatrice Pd Valeria Fedeli al Ministero dell'Istruzione è, per le famiglie dei Family Day, quanto di peggio si potesse anche solo lontanamente immaginare.
Valeria Fedeli è stata infatti negli ultimi anni senza ombra di dubbio la più tenace e ideologica sostenitrice della manipolazione dei programmi scolastici di ogni ordine e grado secondo i dettami delle teorie di genere, obiettivo che ha tentato di perseguire con appositi disegni di legge.
Anche se questo dovrebbe essere solo un "Governo di transizione", è proprio in questi contesti di scarsa se non nulla legittimazione democratica del potere politico che vengono commessi i soprusi peggiori. Tentiamo sempre a mente che fu il Governo "tecnico" di Mario Monti a recepire e finanziare con 10 milioni di euro la "Strategia Nazionale Lgbt" che fu poi affidata all'Unar.
Nei prossimi mesi, quindi, il diritto di priorità educativa delle famiglie italiane sarà più a rischio che mai. Pertanto, Generazione Famiglia lancia un appello pubblico a tutte le forze sociali, civiche e politiche impegnate sul nostro stesso fronte affinché si organizzi immediatamente una manifestazione pubblica difronte al Ministero dell'Istruzione da svolgersi nelle prossime settimane che faccia capire alla Fedeli che le famiglie non lasceranno che le scuole diventino ancora più campi di rieducazione ideologica!
Come da manuale, questa gente si auto-attribuisce il diritto di parlare a nome «delle famiglie» pur rappresentandone una minima parte, così come non è chiaro se i riferimenti ai campi di sterminio riguardino quella scuola che loro hanno fondato per poter decidere che cosa dire ai propri figli e, soprattutto, che cosa tacere loro in modo da essere certi che non potranno mai sviluppare un pensiero diverso da quello che i loro genitori hanno deciso per loro.
Pare inoltre superfluo ricordare a questa gente che la strategia nazionale contro il bullismo omofobico era stato deciso dal Consiglio d'Europa e recepito dal Comitato dei Ministri nel 2010. Sarà forse che loro preferirebbero incoraggiare l'omofobia piuttosto che combatterla, ma quantomeno sarebbe doveroso raccontare i fatti secondo verità e non secondo convenienza.
Al proclamo dell'organizzazione integralista sono immediatamente seguiti i messaggi dei loro singoli membri. Filippo Savarese sostiene che «Valeria Fedeli sarò il Ministro dell'Istruzione Gender» mentre Maria Rachele Ruiu invita gli omofobi ad occupare i posti di potere nelle classi in modo da impedire qualunque progetto possa aiutare i loro figli a crescere sani e a sviluppare un sentimento di tolleranza verso il prossimo. Jacopo Coghe ha invece preferito passare direttamente all'offesa gratuita e definisce il ministro «paladina e apostola del gender» nonché «ministro della d-istruzione».
Durante i suoi convegni Gianfranco Amato sostiene che i gay debbano essere visti come dei nazisti perché osano ipotizzare che durante i suoi nuovi convegni è quantomeno plausibile che dirù a pappagallo tutto ciò che ha ripetuto durante i convegni precedenti. La sua ipotesi è che sia necessario verificare di volta in volta che non abbia cambiato opinione prima di osare contestarlo, arrivando sino a sostenere che il definirlo omofobo sia da ritenersi una «intimidazione mafiosa»nonostante fosse stato lui stesso a definirsi «fieramente omofobo» in un articolo che ripropone come descrizione della sua pagina Facebook. Ma ne magico mondo dell'integralismo cattolico, pareva inevitabile che quel giudizio spettasse solo ai gay e che alla sua gente sia conferito pieno diritto di criticare il lavoro di un ministro ancor prima che si sia seduta alla sua scrivania. Ovvio.
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