Mentre Adinolfi deride gli effetti mortali dello stigma, i suoi seguaci auspicano che la sua propaganda contribuisca ad ammazzare i gay

Possiamo raccontarci tante belle favole. Possiamo anche immaginarci che il cacciatore che voleva uccidere Bambi pensasse che Dio lo avesse incaricato di compiere quella violenza e magari potremmo anche roteare un rosario per inneggiare a quell'atto come una presunta libertà religiosa. Ma i fatti non cambiano: sparare ad un cucciolo resta una violenza di inaudita .
E se Mario Adinolfi ama citare invano il nome di Dio per cercare di trarre profitto dalla promozione di quelle fantomatiche "terapie riparative" che spesso danneggiano irreparabilmente la vita di numerosi adolescenti gay, la sua bestemmia non cambia la brutalità della sua azione. Ed è plausibile che a lui non faccia piacere sapere che nel 2014 alcuni ricercatori della Columbia University hanno pubblicato i risultati dello studio intitolato "Structural stigma and all-cause mortality in sexual minority populations" in cui si portano prove a sostegno di come lo stigma sociale nei confronti dei gay sia causa di una significativa riduzione della loro aspettativa di vita. I dati evidenziano come nelle comunità caratterizzate da alti livelli di pregiudizio anti-gay, l'aspettativa di vita per le vittime di quella persecuzione risulti inferiore di circa 12 anni. E dinnanzi alla possibilità che la sua promozione delle torture sugli adolescenti gay e la sua incoraggiamento dell'intolleranza possano costare vite umane, l'ultra integralista ride di gusto e invita i suoi fedelissimi a fare altrettanto.

Dalla sua pagina Facebook, Mario Adinolfi scrive:

Le barzellette di Gayburg: oggi scrivono, testuale, che per lo stress causato da Adinolfi e pure da voi i gay perdono vent'anni di vita. Ma questi so' uno spettacolo continuo... (anche oggi cinque articoli di insulti in meno di 24 ore, in compagnia di Gianfranco Amato, Filippo Fiani, don Mangiarotti... però se non ci fossero bisognerebbe inventarli).

Ovviamente per Adinolfi rappresenta un «insulto» ogni commento alla sua ideologia. In realtà potremmo rassicurarlo c con lo spiegargli che nulla ci renderebbe più felici nel poterci finalmente dimenticare di una persona così violenta e intollerante, ma tacere dinnanzi ad un'aggressione è rendersene complice. E se lui ci tiene a sostenere che sia un tutt'uno con personaggi come Amato, Fiani o don Mangiarotti, il democrazia è libero di poterlo fare anche se poi ne dovrà rendere conto.
Ogni singolo articolo riporta integralmente le affermazione dei soggetti in questione ed è interessante si definisca un «insulto» il fatto di portare alla conoscenza quei proclami solo perché c'è il rischi che qualcuno possa dissentirsi o domandarsi quale possano essere le conseguenze di quella propaganda a fronte di chi dice di aver formato «un esercito» e sostiene di essere pronto a scagliarlo contro la civiltà che noi conosciamo.
Riguardo al dato, pare difficile credere che Adinolfi non lo conosca. È lo stesso che padre Carbone cercò di negare al meeting di Comunione e Liberazione prima che i giornalisti smascherarono il suo travisamento dei dati scientifici o che l'Uccr cercò di negare attraverso strumentalizzazioni di ricerche svedesi (anche se poi i ricercatori stessi li sbugiardano). Considerando come lui collabori con il resto delle realtà legate alle lobby integralista, starebbe stupefacente che davvero non abbia mai letto ciò che loro scrivono a sostegno della loro comune crociata per la promozione dell'odio.

Tra i commenti, i suoi seguaci inneggiano all'uso di «museruole» per chiudere la bocca a chiunque dissenta dal pensiero unico dell'integralismo, così come altri si augurano che Adinolfi possa riuscire ad ammazzare quanti più gay possibili con un «magari fosse vero».
Un tizio scrive: «Perdono 20 anni sia con le buone che con le cattive... ma pure se si sta zitti come con le sentinelle! L'omosessualità deve aver portato loro anche la schizofrenia, mamma mia sono proprio i peggiori elementi di questo pianeta... alla larga!». Ed ancora: «Caro Mario consolati anche noi tuoi seguaci,siamo stati menzionati, ma, se, non battagliamo faremo la fine di molta classe media americana,che per ribbellarsi alle pretese di leggi a favore dei gay, è andata sull'astrico preseguitata attraverso la giustizia progay». «Potrebbero anche iniziare a pubblicare le indagini scientifiche sulle conseguenze della penetrazione anale... cancro, infezioni devastanti... si occupino di cose vere e non di fesserie». Naturalmente non manca chi inneggia ad Adinolfi dicendo che i gay «hanno paura della figa» o chi scrive: «Lo stress e vent'anni di vita lo levano i gay a noi etero, ognuno è libero di gestirsi come vuole la propria vita sessuale ma, non è giusto pagare il canone Rai che poi trasmette in prima serata argomenti che riguardano i gay. Se purtroppo c'è gente contenta di prenderlo in quel posto... Mi dispiace per loro. Adesso però l'hanno rotto a noi con le loro schifezze».

Curioso, però, è come questa gente alterni i loro insulti al sostenere che un'aggressione quotidiana ai gay non abbia effetti. Si dicono certo che non ci sia alcuna conseguenza nel loro cercare di togliere diritto ai bambini, nello spaventare dei minori dicendo loro che nessuno li proteggerà dalla violenza omofobica o nel cercare di convincere i loro genitori che quei figli sono sbagliati e non devono assolutamente essere accettati. Sarà, ma pare facile pensare che forse il tentativo di tramutare dei genitori nei peggiori carnefici dei loro figli qualche conseguenza l'abbia (e questo senza neppure aver bisogno di consultare gli studi scientifici).
Se davvero Adinolfi credesse a ciò che dice e se qualcuno si abbassasse al suo livello in un abuso della religione quale strumento di persecuzione e di morte, dovremmo presumere che lui non batterebbe ciglio se un gruppi di persone si radunasse nelle piazze per chiedere che a sua figlia sia tolto ogni tutela e diritto civile perché ci si rifiuta di accettarla come persona in quanto frutto della concupiscenza di un rapporto carnale consumato con una concubina che non è l'unica moglie a cui Adinolfi ha promesso dinnanzi a Dio amore indissolubile finché morte non li avesse separati. Bhe, probabilmente una frase simile lo farebbe andare su tutte le furti, anche se è nulla al confronto degli inulti che lui riserva ai gay.
Qualcuno potrebbe anche tentare di difenderlo dicendo che la sua seconda moglie è ritenuta tale dalla legge, ma anche qui si potrebbe ricordare che anche le unioni civili sono legge ma lui dice che non le accetta ugualmente e difende chi le bolla con termini offensivi e privi di ogni morale. Pare dunque facile pretendere rispetto mentre lo si nega al prossimo e si ha pure il coraggio di piagnucolare dinnanzi a chi dissente.

Chiedere che una persona imparziale e competente possa appurare quali siano le conseguenze delle azioni di Adinolfi o il pretendere che i bambini siano difesi dalla sua ferocia non pare nulla di così assurdo. Esigere che il dissenso venga punito con la morte o con la censura, invece, ha tutta l'aria di una prova generale per qual totalitarismo a cui lui e la sua gente ambiscono quasi stessero giocando.
Ma la realtà non cambia: ogni azione ha una conseguenza e ognuno è responsabile di ciò che crea. Ad esempio sarebbe come negare che il suo appoggio all'attacco di Putin della Siria lo renda complice nell'uso di fosforo bianco per bruciare vive donne e bambini. Se è pur vero che lui non abbia personalmente ucciso nessuno, è altrettanto vero che le sue posizioni hanno avuto conseguenze mortali per alcuni innocenti. In quel caso il suo contributo è stato talmente irrilevante da non costituire certamente un reato, ma dinnanzi a responsabilità maggiori sembrerebbe lecito chiedere che un soggetto competente possa valutare attentamente quali siano le responsabilità a lui imputabili dinnanzi alle sue azioni.

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Nella foto: una vittima dei campi di "cura dell'omosessualità" promossi da gruppi che sostengono di essere cristiani.


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