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Continuano le intimidazioni via Internet da parte degli adinolfiniani: «Il generale Amato vi querelerà!»

Nonostante tutta la loro violenza sia concentrata in un pugno di account, pare impossibile affacciarsi sul mondo di Twitter senza incappare negli insulti, nelle calunnie e inaccettabili offese rilanciate da alcuni integralisti che passano le loro intere giornate a twittare contro i gay.
In quel connubio tra offese e vittimismo, è il solito Hysteron Proteron a fare il leone da testiera nell'accusare Gayburg di calunnia contro il partitino omofobo di Adinolfi, sostenendo che non si debba poter dire che le minacce di morte lanciate contro le due spose di "Stato Civile" siano state scritte da personaggi che risultano vicini a quel partito. Una negazione peraltro assurda, dato che le agenzie stampa citavano proprio il suo account nel dare la notizia:

La trasmissione Stato Civile di Rai3 ha dedicato loro parte della prima puntata, ritrasmessa il 26 dicembre. Da quel giorno la coppia sarda è stata vittima di cyberbullismo con pesanti minacce ed insulti omofobi e di attacchi mediatici da personaggi come Mario Adinolfi, perché la figlia di Stefania, Desireè di 12 anni, avuta da un precedente matrimonio, vive con le due donne in quella che orgogliosamente la coppia chiama “famiglia arcobaleno”. Hanno dovuto anche bloccare il profilo twitter Husteron proteron che aveva il logo de Il Popolo della Famiglia.

La questione diventa emblematica nell'osservare come quel personaggio paia non solo privo di remore nel millantare accuse infondate, ma non esiti neppure a scrivere vere e proprie intimidazioni contro chiunque osi raccontare la verità dei fatti. Dinnanzi all'evidenza, immancabile è il loro ricorso alle minacce: «Che Generale Amato lo quereli!», chiosa l'adinolfiniano.
Il riferimento è ovviamente a Gianfranco Amato, ossia quell'avvocato che ama denunciare chiunque sia propenso alla promozione della tolleranza, salvo poi sostenere che le infondate accuse di pedofilia lanciate da Silvana de Mari debbano essere ritenute una legittima libertà di parola. E se su Facebook si presenta ai suoi proseliti solo attraverso un "fan club" che si è auto-dedicato, su Twitter il signor Amato ha preferito afferma di essere un "generale" alla guida di un non meglio precisato esercito (cosa che peraltro in Italia costituirebbe reato in base alla legge n. 210 del 12 maggio 1995).

E se si è propensi a pensare che un singolo utente non potrà fare una propaganda così esagerata, sono i numeri a farci comprendere l'entità della loro azione sul social. Dal 9 giugno 2013 ad oggi, Hysteron Proteron risulta aver pubblicato 50.900 tweet, con una media di 38,2 messaggi al giorno. Nozze89 (al secolo, Annarosa Rossetto, esponente delle "sentinelle in piedi" di Ivrea) non è da meno con suoi 104.000 tweet (che dal 17 febbraio 2012 ad oggi ci porta ad una media è di 57,4 tweet giorno). Ma è JeSuisAsiaBibi a detenere il record di 337.000 tweet pubblicati dal 16 aprile 2013 ad oggi, ossia con una media di 243,1 messaggi al giorno, dieci ogni ora (includendo nel computo anche la notte).
Se si considera che la quasi totalità di quei messaggi risulti finalizzata alla propaganda dell'omofobia o alla promozione delle destre, facile è immaginare quale effetti possa avere il fatto che su Twitter non può esistere notizia dedicata ai gay non veda la loro presenza nel fomentare o proporre posizioni intolleranti ai lettori.
Per fare un raffronto pratico, è sufficiente osservare come la CNN risulti aver pubblicato 116.000 tweet dal 2007 ad oggi, con una media di 31,8 messaggi al giorno che risulta pari ad un misero 1,8% di quelli diffusi dai fedelissimi di Adinolfi.
Degna di nota è anche la loro organizzazione nelle azioni: al pari di un brando di lupi famelici, questi soggetti amano accerchiare una preda e perseguitarla sino a quando non gli avranno prosciugato l'anima a furia di insulti e offese. Il tutto al solo fine di cercare di provocare reazioni stizzite che possano essere sfruttate per sostenere che i gay sono proprio dei gran cattivoni. Interessante è anche come amino usare preghiera come arma di offesa, sottolineando ancora una volta quanta eresia e quanta mancanza di etica ci sia dietro il loro utilizzo politico della credenza religiosa.


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