Il "generale" antigender che vuole la distruzione della Comunità Europea
È nella sua apparizione pubblica insieme ai militanti torinesi del suo partito che Gianfranco Amato si è presentato vestito con una usanka russa adornata dallo stemma della Russia zarista: aquila a doppia testa, scettro e palla dell'Impero. Ci sono poi occhiali da sole, sciarpa Burberry con nodo alla francese e una mantella da ufficiale del regio esercito. Forse basterebbe solo questo a permettere di comprendere a quali lobby sia associato e quanto straveda per una Russia che evidentemente non gli dispiacerebbe possa invaderci.
Ma se sino a qui si è nell'ambito dell'illazione, altre evidenze paiono mostraci come la distruzione dell'Europa sia uno dei suoi obiettivi. che si tratti di convegni o di proclami diramati via Internet, la sua ossessione contro il fantomatico "gender" pare conoscere tregua solo quando si lancia in attacchi contro la Germania, contro la Merkel e contro l'euro. Tre temi populisti assai cari a quei leghisti che patrocinano i suoi incontri, così come appaiono cari a quella Russia con cui ha più volte collaborato attraverso Alexey Komov.
Dalle pagine del suo sito, l'ultra-cattolico dichiara che l'euro «è destinato ad implodere ed è solo questione di tempo». Giura che Emma Bonino e Romano Prodi siano concorso con lui sul &laqyo;fallimento» della moneta unica. E tutto questo per sentenziare che:
A questo punto, però, non è sufficiente la critica di chi si limita al «noi l’avevamo detto». Quale può essere la via d’uscita da una situazione che oggi ha, comunque, un unico orizzonte riconosciuto da tutti: l’inevitabile crollo dell’euro? Ci sono solo due possibilità realistiche. Una exit strategy pilotata o l’attesa dell’improvviso tzunami. Nel primo caso è vero che i costi sociali dell’operazione sarebbero devastanti, però si tratterebbe di un processo pianificato e guidato secondo una strategia razionale. Lo scenario sarebbe quello di una ricostruzione dopo una guerra persa. La seconda ipotesi, invece, risponderebbe alla logica dello struzzo, ossia quella di nascondere la testa sotto la sabbia in attesa dell’invitabile cataclisma. In pratica di tratterebbe di continuare a posticipare il problema senza assumere alcuna iniziativa, in modo da essere colti di sorpresa nel momento dell’implosione dell’euro, e gestire tutto in emergenza senza piani prestabiliti. L’ulteriore ipotesi della costituzione degli Stati Uniti d’Europa non la prendo neppure in considerazione perché trattasi di ipotesi di terzo grado, ovvero appartenente al mondo dell’irrealtà. Tutti ne hanno ormai preso atto.
Resta, quindi, solo un’alternativa su come affrontare il tema tra la lucidità razionale o l’incoscienza irresponsabile. Da anni io sostengo la prima via, ossia quella di pianificare una via d’uscita dall’euro, prendendo atto che – come continuano a sostenere i prestigiosi Premi Nobel – si è trattato di un errore, di un esperimento mal riuscito, di un’operazione fallita.
Poiché, però, non amo avere preconcetti ideologici, resto comunque aperto alla possibilità di cambiare idea, se qualcuno mi convince che può esistere una moneta senza una politica monetaria, senza un ministero del Tesoro e senza una banca centrale. In questo caso, però, quel qualcuno dovrebbe anche candidarsi al Nobel per l’Economia, perché la scoperta sarebbe davvero rivoluzionaria. Degna del prestigioso premio.
Ovviamente viene da chiedersi quale sarebbe l'immediata conseguenza di un'uscita dall'Euro. L'ipotesi più plausibile è una bancarotta che distrugga l'Italia e che la renda una facile preda per le mire espansionistiche di quella Russia che da anni finanzia i partiti anti-europeisti e nazionalisti del Vecchio Continente. in fondo perché mai l'integralista cattolico avrebbe dovuto dipingere Putin come il più cristiano tra i cristiani se non ambisse a distruggere San Pietro per genuflettersi dinnanzi al potere politico del Patriarcato di Mosca? E perché mai Salvini e Brandi dovrebbero continuare a viaggiare nelle terre di Putin se non ci fosse nulla da contrattare?