Il partito di Adinolfi: «Vogliamo porre limiti all'amore, criticheremo Tiziano Ferro senza alcun riguardo»
«Il martellamento è continuo e incessante e quindi dobbiamo aspettarci che la passerella sanremese non si lascerà sfuggire l’occasione. Siamo di fronte ad un’opera di indottrinamento degli italiani, tesa a convincere progressivamente la gente comune che tutto sommato sia giusto così, che l’amore non debba avere confini e che non si possa fare niente per opporsi». È quanto dichiara Mirko De Carli, il candidato del partito di Adinolfi che alle scorse amministrative è stato respinto dal 98,81% dei bolognesi.
Quale militante di un partito che basa la propria esistenza sullo sfruttamento dei pregiudizi e sulla promozione dell'omofobia, l'uomo ha ovviamente aderito alla campagna integralista che Adinolfi ha lanciato contro Sanremo, ormai mira preferita dai cattotalebani dopo che lo scorso anno numerosi cantanti si schierarono dalla parte dell'uguaglianza di diritti per tutti. naturalmente spergiurano che quei cantanti sarebbero stati «quasi obbligati» a manifestare per i diritti delle persone vittime della loro persecuzione, così come descrivono il Popolo della Famiglia come un «movimento che l’anno scorso già si era distinto per il contrasto nei confronti della propaganda pro unioni civili, non solo a Sanremo». Ed è parlando della necessità di «una edizione riparatoria» che si sostiene che il festival dovrebbe impedire a Tiziano Ferro di poter così come già lo corso anno chiesero che la censura fosse imposta all'esibizione canora Elton John. Insomma, la loro teoria è che il palco debba essere negato a chi non ostenta la propria eterosessualità o a chi non promuova l'intolleranza verso le minoranze minoranze (praticamente vorrebbero Povia, ossia quel cantante che usò Sanremo per intascarsi dei soldi destinati ai bambini del Darfur e che oggi è osannato dal loro partito per l'odio che è solito esprimere contro i gay).
De Carli spergiura che all'Ariston «si potranno vedere spettacoli di ruffianismo nazionalpopolare, che cercheranno di convincere il pubblico che quel che conta è l’amore, e non come nascono i figli. Basta guardare l’enfasi che si sta già ponendo sulla partecipazione di Tiziano Ferro, in odore di acquisto di un neonato all’estero mediante l’utero in affitto».
E dinnanzi ad un intervistatore pronto a domandargli se «la scelta di Tiziano Ferro sarà pubblicizzata dal palco dell’Ariston», l'adinolfiniano risponde: «Non mi stupirei, e anzi conoscendo la propensione conformista di Carlo Conti e di questa gestione Rai del festival, temo proprio che succederà. Per questo è importante che da parte delle famiglie italiane non cali l’attenzione su quello che si preannuncia, e che ogni tentativo di fare “passare” per normale la compravendita di neonati da parte di omosessuali, venga respinto e esecrato come un vero e proprio scandalo. Occorre tenere la guardia alta, e che ci sia qualcuno che continui a dire forte e chiaro che la gestazione per procura e a pagamento è un abominio, anche se a compierlo sono personaggi glamour, che vengono assecondati dalla propaganda di regime».
Interessante è osservare con quanta malafede questa gente parli di gpa come una pratica che riguarderebbe solo gli omosessuali, negando l'evidenza di come sia una praticata usata soprattutto da eterosessuali con tanto di stepchil adoption prevista per legge da oltre un ventennio.
Nel finale, un uomo che ha ottenuto un misero 1% di consensi, si auto-proclama rappresentante dell'intero popolo italiano per proclamare: «Ma il popolo italiano sa bene che certe cose abominevoli non potranno mai diventare normali né avere il favore delle persone e delle famiglie perbene. Quindi è importante che già adesso ci si opponga in ogni modo possibile a questi tentativi di indottrinamento, mediante delle vere proprie forme di resistenza civile. Tiziano Ferro dovrà essere criticato dal pubblico delle famiglie, per la scelta che preannuncia, in tutti i modi possibili, senza alcun riguardo».
Curioso, dato che sono proprio quelle «famiglie» ad avere figli gay e a chiedere che non siano discriminati, anche se De Carli preferisce appropriarsi di quella parola per tramutarla in una ideologia d'odio dietro a cui nascondere quella che ha tutta l'aria di essere mera omofobia e pura apologia del fascismo.