Mario Adinolfi attacca i bambini che lui non voleva potessero nascere (e chiede siano revocati i loro diritti)
Mario Adinolfi è tornato ad attaccare dei bambini e a sostenete che non sarebbero mai dovuti nascere. Sempre e solo per profitto elettorale, sostiene che i bambini non siano tutti uguali e che qualcuno di loro non meriti di vivere perché a lui risultano sgraditi i suoi genitori.
A dispensare simili condanne di morte troviamo quello stesso soggetto che pubblicamente ha minacciato le figlie minorenni di torture psicologiche qualora non si facciano riempire la vagina di sperma maschile come deciso dal proprietario dello sperma che le ha messe al mondo. E se si considera l'arroganza di un tizio che vuole giudicare gli altri, tanto basterebbe a mettere seriamente in dubbio le sue capacità genitoriali e a farci chiedere se i servizi sociali non avrebbero giustificati motivi per revocargli la patria podestà in virtù di come lui rappresenti una minaccia per la vita stessa delle sue figlie. Eppure sappiamo anche che lui vuole giudicare senza essere giudicato.
E se è lecito avere le proprie opinioni sulla maternità surrogata, si sconfina nella violenza quando si mente e si spergiura il falso pur di privare alcuni bambini dei loro diritti come ritorsione verso i loro genitiri.
Con una ferocia inumana, è in riferimento alla sentenza della Corte di Appello di Milano che l'ultra-integralista scrive:
Ai giudici della Corte d'Appello di Milano che hanno legittimato presso la nostra anagrafe la pratica dell'utero in affitto di due gay italiani compiuta negli USA, ribaltando la sentenza contraria del primo grado di giudizio, voglio far vedere questa foto che ricorda che violare i diritti di una madre e quelli di un bambino che ha diritto alla sua mamma, in nome della forza derivante dal denaro, è solo una violenza intollerabile. I figli non si pagano.
L'immagine mostra due uomini che strappano un bambino ad una madre piangente, anche se basterebbe sapere di che cosa si stia parlando per comprendere la falsificazione ideoligica di cui Adinolfi pare capace. La realtà è che quel bambino non sarebbe mai nato, così come appare agghiacciante come Adinolgi invochi discriminazioni e punizioni per dei minori nella convinzione che si fermerà la loro nascita se i piccoli verranno condannati alla violenza che lui vorrebbe fosse istituzionalizzata quale punizione per la loro nascita.
Il sostenere che quei bambini siano stati «comprati» non è solo l'ennesimo insulto verso quelle vite, ma una contraddizione di chi vuole vietare anche l'adozione da un pulpito in cui pare pronto a cavalcare qualunque scusa gli garantisca che due gay non potranno mai avere figli e che lui potrà continuare a fare soldi vendendo odio verso di loro.
Ma al di là di ogni propaganda, la realtà è una sola: è stata creata vita laddove non c'era e Adinolfi chiede che quei bambini abbiano meno diritti e meno tutele degli altri. Se questa non è violenza, difficile è trovare un altro nome ad una simile barbarie.