Un giudice libanese ha depenalizzato l'omosessualità: «Non è un crimine ma un diritto fondamentale»
È una sentenza storica che potrebbe porre fine alla persecuzione di gay e lesbiche in Libano. Un giudice penale del distretto di Matn, nella capitale Beirut, ha assolto nove uomini che erano stati arrestati ai sensi dell'articolo 534 del codice penale. Il comma, eredità della colonizzazione francese, criminalizza i rapporti sessuali considerati "contro natura" e prevede multe e pene detentive che possono arrivare sino ad un anno di carcere.
Il giudice ha deciso il pieno proscioglimento degli imputati, stabilendo che il codice penale garantisce il diritto di vivere liberamente la propria sessualità. L'articolo 183, infatti, stabilisce che nessuno può essere condannato se l'infrazione di una legge non danneggia altre persone.
In virtù di ciò, il giudice Rabih Maalouf ha stabilito che il sesso consensuale tra adulti non possa essere punito, sottolineando come la validità dei diritti fondamentali dell'uomo debbano essere ritenuti indipendenti dalle opinioni e dalle credenze della maggioranza della popolazione. Maalouf ha anche affermato che «a volte i giudici hanno bisogno di un sentenze che tolgano il fardello dell'ipocrisia sociale che altri giudici hanno legittimato».
L'associazione lgbt Helem ha accolto con favore la sentenza, dichiarando: «L'obiettivo è l'abolizione della legge, ma per il momento possiamo festeggiare per il fatto che non possa più essere usata durante i processi».
Il 90% della popolazione libanese si dichiara contraria alla violenza contro gli omosessuali e il 68% è favorevole all'abrogazione dell'articolo 534, Ma il 70% continua a sostenere che l'omosessualità debba essere ritenuta «innaturale».
La polizia esegue tutt'oggi frequenti incursioni nei locali frequentati da gay, provvedendo ad eseguire arresti basati unicamente sulla loro presunzione che qualcuno possa essere omosessuale. Si segnala anche l'esecuzione di "test anali" illegali o test non autorizzati per l'Hiv.
Il paese, dove i musulmani costituiscono circa il 60% della popolazione, vieta la discriminazione basata sull'orientamento sessuale e l'identità di genere nel mondo del lavoro e dei servizi. Nel 1990, il Libano è stato il primo stato arabo a recepire la raccomandazione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità riguardo al fatto che l'omosessualità non debba essere ritenuta una malattia. Nel 2013 l'Associazione Psichiatrica del paese ha manifestato la sua ferma opposizione ai fantomatici trattamenti per "curare" l'omosessualità, vere e proprie torture che erano state promosse da numerosi servizi trasmessi dalle emittenti televisive del Paese.