Adinolfi ama sostenere che il suo odio sia in "difesa" dei figli, ma persino sua figlia non ne pare convinta


Mario Adinolfi ama auto-proclamarsi "difensore" della famiglia (una famiglia al singolare perché da lui reputata tale solo se bianca, sedicente cristiana e rigorosamente eterosessuale) ma appare assai poco convincente se si considera come tutto lasci pensare che non paia incapace neppure di proteggere le sue figlie.
È infatti attraverso i post pubblicati sulla sua pagina Facebook che chiunque può essere catapultato sul profilo privato di sua figlia. Sarà, ma quando un uomo vive di promozione d'odio e di vittimismo per chi replica a quegli attacchi, la pubblicazione di dettagli personali dei propri cari non pare certo una cosa saggia. Ancor più se si considera come Adinolfi ami inventarsi pure finte minacce di morte, sostenga che tutti i gay siano potenziali assassini e poi lo si trova pronto a pubblicare persino l'indirizzo e il numero civico del parchetto in cui va a giocare l'altra sua figlia.
Anche se Adinolfi non si fa alcun problema nel pubblicare nomi e cognomi di gay rientrati nelle sue liste di proscrizione, è tentando di garantire un minimo di privacy che ci occuperemo del materiale che risulta pubblicamente visibile dal profilo linkato dall'integralista.

Ed è così che ci si imbatte subito un apprezzamento verso l'Europride, ossia il Gay Pride europeo che annualmente si svolge in una capitale del continente. Dal punto di vista politico ci sono apprezzamenti per il Movimento 5 stelle e Sinista Ecologia e Libertà, così come non mancano like a i siti lgbt come Bossy e A Queer Culture Illustrated Guide. Un altro apprezzamento viene riservato alla pagina "La vera malattia è l'omofobia", non certo concorde con la promozione delle fantomatiche "terapie riparative che suo padre è solito fare durante i suoi convegni.
A questo punto qualcuno potrebbe pensare che l'omofobia di Adinolfi sia una ritorsione verso una possibile omosessualità delle figlia, ma orse gli apprezzamenti per la pagina "L'improvvisa voglia di essere sbattute al muro da Shannon Leto" farebbero pensare il contrario. E se non ci abbasseremo certo al livello di Adinolfi nel pretendere spiegazioni che non sono dovute, ad interessarci è solo come l'evidenza paia dimostrare la falsità delle teorie di quell'amichetta di papà che va in giro a dire che tutti gli eterosessuali «provano disgusto» per i gay e che quindi i gay devono nascondersi per non infastidirli.
Dopo i like riservati a Barack Obama e a sua moglie Michelle, la pagina ci mostra un apprezzamento per L'Invisibile Unicorno Rosa, ossia la divinità di una religione satirica che si è trasformata in un fenomeno popolare soprattutto sui siti web e nei forum dedicati all'ateismo, a scopo di divertimento ma anche di critica o satira contro le posizioni teistiche. Se dunque Adinolfi sostiene pubblicamente di voler imporre il cristianesimo al mondo, inevitabile è osservare che forse non è riuscito a passare quel sentimento religioso neppure alla figlia (sempre ammesso che lui creda davvero in Dio e che non sfrutti consapevolmente la religione per mero profitto). E riguardo a quell'Ignazio Marino che Adinolfi ama demonizzare, sua esprime vivo dispiacere per le sue dimissioni....

Non pervenuto è un qualunque apprezzamento alle attività di promozione della discriminazione del padre o dei libri da lui pubblicati. Stesso disinteresse è manifestato da tutti glia altri membri della famiglia indicato nella pagina (dove il padre è assente), compreso quel cuginetto che di diverte a pubblicare brani dal titolo "Pio pio porco di*", corredate dall'altrettanto eloquente descrizione di "porco di* questa è la canzone contro Padre Pio". Chissà cosa dirà quella Silvana De Mari che va in giro a dire che lei vuole punire i gay come ritorsione per uno spettacolo del Cassero che non le è piaciuto... sarò interessante vedere se riserverà la medesima ferocia anche contro quella famiglia di Adinolfi che si diletta nel canticchiare bestemmie.

È invece tra i commenti che Adinolfi impone violentemente quella famiglia che lui ha tramutato in un simbolo d'odio ai profili arcobalenati che scrivono alla figlie, così come curiosamente pare non aver nulla da ridire dinnanzi all'immagine riprodotta in apertura in cui la figlia distribuisce nastrini arcobaleno a delle scolaresche. Evidentemente i nastrini gli danno fastidio solo a Sanremo o quando non toccano i suoi interessi personali. E lo stesso si potrebbe dire di come non abbia organizzato alcuna manifestazione violenta contro lo spettacolo teatrale in cui la figlia spiegava il tema della diversità a dei bambini delle scuole romane. E manco ha gridato allo «spettacolo gender» dinnanzi ad una storia che raccontava come alcuni regni monocromatici avessero scoperto che solo l'arcobaleno e la la mescolanza delle diversità potesse dare loro la pace e benessere.
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