Alessandro Benigni sullo scandalo degli abusi sessuali nella Chiesa: «I preti erano pedofili perché gay»
È in riferimento allo scandalo che vede il 7% dei preti cattolici australiani coinvolti in abusi sessuali su minori che Alessandro Benigni suggerisce a Mario Adinoolfi di buttarla sulla solita bufala di una correlazione tra omosessualità e pedofilia. E se il blog di Begnigni è ricolmo di curiose teorie in cui l'integralista cerca di diffamare un intero gruppo sociale con le sue sconclusionate teorie (al punto da essere stato più volte sanzionato da Facebook per promozione delll'odio), è attraverso Twitter che scrive: «Andate a vedere, erano uomini adulti che cercavano uomini giovani ...ovvero?».
Appare interessante osservare come l'integralista si riduca ad alterare i fatti pur di sostenere teorie decise a tavolino, giungendo a negare che alcuni abusi abbiano riguardato un gran numero di bambine. Ma dato che quelle violenze none erano utili ai suoi scopi, le si dimentica, Si cancellano le violenze che hanno subito e si calpesta la loro dignità umana perché irrilevante ai suoi scopi politici.
Se forse la verità è l'ultima cosa che interessa a quella gente che lo adora come un nuovo messia venuto sulla terra ad annunciare la superiorità razziale degli eterosessuali, la ragione ci dovrebbe portare ad osservare come l'uomo appaia ossessionato da un tema che dimostra ampliamene di non conoscere.
Date le premesse, Begnigni e Adinolfi paiono convinti che un eterosessuale maschio debba necessariamente abusare di una bambina femmina perché sessualmente attratto dalla sua femminilità. Peccato che il voler trasportare le loro fantasie sessuali su dei minori non rappresenta la realtà del fenomeno: un pedofilo cerca dominazione e non certo una vagina, motivo per cui la sodomizzazione di un maschio non è tanto dettato dell'orientamento sessuale quanto dalla percezione sociale di quell'atto come di una forma di dominazione sul più debole. I minori sono vittime perché deboli, non perché maschietti o femminucce.
Tale evidenza è sottolineata anche dai dati raccolti da Telefono Azzurro, i quali mostrano come: nel 29,6% dei casi gli abusi vengono commessi dal padre della vittima, nel 5,9% dai nonni, nel 5,3% dalle madri. Poi ci sono altre categorie che non indicano implicitamente l'orientamento sessuale dei predatori, ba bastano queste ad osservare come un padre o una madre siano membri di quelle "famiglie tradizionali" che loro indicano come garanzia di eterosessualità. E se un uomo che ha fatto sesso con una donna abusa anche del figlio, non è certo perché si tratta di un gay che avrebbe sposato una donna solo per fare un figlio da abusare!
Negare la realtà e cercare di falsificare le cause di un fenomeno è come esserne complici, dato che Begnigni suggerisce che non si sia nulla da temere se un sedicente eterosessuale è vicino ad un bambini (ma la realtà non è così e non è certo il fatto che una persona ostenti la sua passione per le tette a dover far abbassare la guardia sulla possibilità che possa abusare della prole).
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