Cascioli convoca Di Tolve: «Le Iene dimostrano che i gay sono malati, l'omosessualità è stata depenalizzata solo dietro intimidazioni»
In quello sciacallaggio ideologico con cui da anni Riccardo Cascioli promuove fantomatiche "terapie dell'omosessualità" disconosciute dalla scienza e rischiose per la vita stessa dei ragazzi che ne sono vittime, è La Nuova Bussola Quotidiana ad aver tirato fuori un vergognoso commento di Luca Di Tolve sul servizio di Filippo Roma trasmesso dalle Iene.
«I miei occhi hanno visto la perversione che si nasconde in quelle dark room. Finalmente l’opinione pubblica ha scoperto quello che da anni denuncio». Esordisce così Luca Di Tolve, l'integralista che dice di essere "guarito " dall'omosessualità dopo aver passato anni a prostituirsi e a cercare di punire la comunità gay contagiandola con quell'Aids che aveva contratto facendo sesso non protetto. Ma è con toni pruriginosi e perversi che la rivista di estrema destra scrive:
Luca Di Tolve ricorda. Ricorda tutto, non serve evocare le Muse. Tutto è impresso nella sua memoria: l’odore nauseabondo dei corridoi dove si pratica il glory hole, quelle braccia infilate negli orifizi più intimi. E la droga: a fiumi, che scorre nei sotterranei della patina addolcita del mito Lgbt che mostra il suo volto presentabile per fare incetta di consenso e di soldi.
Difficile è non osservare come il sito di promozione d'odio stia descrivendo e ricamando con con toni di demonizzazione alcune delle immagini diffuse da Filippo Roma, vergognosamente trasmesse nonostante non avessero nulla a che vedere con il caso in questione. Ovviamente si sostiene anche che i gay sono dei malati e che Berlusconi era tanto cristiano mentre chiedeva alla Minetti di vestirsi da suora e di fare la lap dance per lui. Ma si sa, come scriveva Adinolfi nello spergiurare che l'omosessualità possa essere "guarita", l'importante non è la felicità ma solo il far sesso con una donna per compiacere la sua passione per le tette.
Ed è sempre citando Di Tolve come una verità rivelata che il sito integralista aggiunge:
“Tanti soldi e tanto sesso, sono le due armi con le quali l’ideologia omosessualista conduce alla perdizione giovani fragili, inesperti, a cui nessuno spiega nulla dell’amore umano, del progetto di Dio, del dolore e della sofferenza. Entrano nei locali mostrando la tessera dell’associazione di appartenenza, che garantisce l’esclusività del club e vengono dotati di preservativi a vagonate. Poi per loro inizia la giostra infernale tra glory holes, labirinti e sling room, tra saune promiscue e sale massaggi dove l’obiettivo finale è quello di usarsi senza relazioni. Solo sesso. Solo disperazione”.
Da lì alla santificazione di un uomoc he cercò volontariamente e consapevolmente di infettare con l'Aids quante più persone gli capitassero a tiro (lo racconta senza rimorso lui stesso nel suo libro), il sito di Cascioli afferma:
Ex gay. Per le lobby gay e i media maistream Luca di Tolve è un rinnegato, è la pietra d’inciampo al loro progetto di presentare l’ideologia omosessualista come la realizzazione della felicità in terra. Invece Luca è un uomo, prima di tutto. Un uomo che ha sofferto, è sceso negli abissi del dolore ed è risalito guardando in faccia quel dolore che per tutti era soltanto normale. Ed è rinato scoprendo la gioia dell’amore e della paternità. Il suo libro “Ero gay. A Medjugorje ho trovato me stesso” uscirà tra dieci giorni con l’ennesima ristampa. Con tante nuove verità sul mondo gay che lo teme perché ha squarciato un velo sul grande inganno dell’omosessualismo.
Parte così una vergognosa intervista, il cui Di Tolve dice si essere stato felice per il servizio delle Iene:
Ero felice perché la verità su quei circoli privati l’ho vissuta, ho fatto parte dell’Arcigay e sapevo come venivano utilizzati. Non sono sorpreso di quello che è emerso. Sono stupito che siano state le Iene a farlo emergere, dato che mi hanno sempre attaccato facendomi apparire come un burattino. E questo mi fa sorgere alcuni dubbi.
[Quali?] Che non sia stata certo una manovra per scardinare questo sistema Lgbt. La mia opinione è che ci sia una lotta intestina tra l’Arcigay e altre associazioni perché questi locali sono sempre stati affiliati all’Arcigay . Nel mio libro dimostravo che per accedere a questi “circoli culturali” fosse indispensabile entrare con la tessera dell’Arcigay con la scusa del sostegno alle discriminazioni etc… etc..
[Tutti quindi avevano la tessera?] Certo. Era obbligatorio. Ed è così ancora. La gran parte dei circoli con dark room e altre perversioni richiede la tessera dell’Arcigay o di Anddos. Il punto è che cosa c’entri con questi circoli una realtà registrata come associazione di promozione sociale che prende tantissimi soldi pubblici per le sue attività, non solo attraverso l’Unar. Ma forse non è una domanda retorica. E’ il cuore del problema.
E se da quelle dichiarazioni emerge tantissima disinformazione, pare inutile osservare come Di Tolve parli di locali gay come se li conoscesse. Peccato che dica di essere "guarito" dall'omosessualità anni fa e parlare degli anni '80 come se nulla fosse cambiato è pura follia.
E persino ai suoi tempi c'erano centri di assistenza nei locali che lui frequentava, semplicemente lui preferì ignorarli e chiedere aiuto ad Alleanza Cattolica dopo aver saputo si essere sieropositivo. Da lì venne indottrinato all'odio e spinto a vendicarsi fino a creare quel personaggio tragicomico che vediamo oggi.
L'intervista passa ben presto sostenere che l'omosessualità sia una malattia:
Che il sesso è il motore che fa muovere l’industria gay. Tutto è incentrato a fare sesso. L’attività di promozione sociale è solo una parvenza che si dà all’esterno. Che le lobby portano avanti con la solita tecnica dell’intimidazione. E’ stato così anche quando il manuale diagnostico ha eliminato l’omosessualità come una malattia. Non è stata una decisione scientifica, ma una pressione di lobby che con l’intimidazione è riuscita a portare a casa il risultato.
Sempre per generare repulsione nei lettori, il sito di Cascioli chiede a Di Tolve di raccontare la sua perversa e ideologica visione dei gay. Ed è così che un uomo che gestisce campi di rieducazione per gay che non si accettano, afferma:
La prima volta che vi entrai fu intorno al 1985. Avevo 15 anni. Da una parte di ballava il liscio, nell’altra c’era la discoteca di tendenza. Era un mondo colorato e fuori dagli schemi, molto cinematografico sembrava un carnevale perenne. C’erano le serate con Amanda Lear, ci sentivamo fuori dagli schemi, ma c’era un tendone dietro il quale si accedeva alla dark room. Si entrava e dentro si facevano quelle cose che abbiamo visto tutti. Il locale si chiamava One Way, credo esista ancora.
[Anche sesso a pagamento?] Questo succedeva nelle saune. Ma anche in questo caso si trattava di circoli affiliati ad Arcigay.
Ulteriore e pruriginosa perversione viene dimostrata da un intervistatore che chiede un elenco dettagliato di tutte le possibili pratiche sessuali. E Di Tolve lo compiace subito affermando:
Sì. Anche allora c’erano tanti tipi di locali. C’era quello dove potevi provare il glory hole, c’erano i locali “make it party” dove sei tutto nudo e gira droga a gogo. Andate a leggere le chat su gay.it. C’è chi racconta di essere stato drogato a sua insaputa.
[Cioè droga libera senza consapevolezza?] Anche. Noi la chiamavamo “Ciao bambina”, era una droga come il popper importata dai trans brasiliani che viene chiamata droga dello stupro, ti fa solo dire sì o no. E uno non si ricorda più niente. Io me la ricordo, mi trovai in una situazione simile e scappai.
Presumibilmente Di Tolve pala dell'MDA che usano molti etero, dato che l'effetto del popper è un po' diverso. Basta consultare Wikipedia per sapere che «gli effetti dei popper sono molto brevi, ma intensi; durano 30/50 secondi e sono seguiti da un forte aumento del battito cardiaco e da una brusca caduta della pressione arteriosa con conseguente sensazione di abbassamento delle funzioni psicofisiche». Insomma, la "fonte" di Cascioli dimostra tranquillamente di non sapere neppure di che cosa stia parlando.
Si passa così a parlare di "cruiging" con un Di Tolve pronto a sostenere che si tratti di:
Locali dove si fa sesso a caso, con chi capita, dove c’è il labirinto. All’ingresso ti danno il preservativo, lo Scottex e via. Il mondo gay militante è fatto così, ma sarebbe sbagliato identificare così tutto il mondo omosessuale, che è fatto di dolore e di riservatezza. Questo dimostra che l’ideologia gay non punta al bene della persona. All’interno di questi circoli non nasce mai l’amicizia. Tutto è finalizzato al sesso, infatti la mia storia dimostra che quando ho iniziato il mio percorso di rinascita tutti mi hanno voltato le spalle. Non esiste la relazione umana. E noi vogliamo mandare queste persone che hanno così difficoltà di relazione a insegnare nelle scuole l’amore. Mai!
Promuovendo «i corsi sulle teorie riparative» del gruppo fondato da Di Tolve, l'intervistatore chiede informazioni quasi non sapesse che si stia parlando di violenze psicologiche che possono costare la vita. E Di Tolve spergiura che lui veda quella verità in chiunque bussi alla sua porta:
Arrivano ragazzi che hanno bisogno di aiuto, ma che viene negato. Ci raccontano delle umiliazioni subite e di come psicologi e le stesse associazioni come l’Arcigay li scoraggino perché noi per loro siamo odio, sanno che questa è verità ma non vogliono che venga detta. Ecco perché penso che i gay militanti siano i nuovi marxisti. [Questi ragazzi dicono] che bisogna riconoscere la verità. Tutti hanno il diritto di sapere come si comporta questa gente e da chi è fomentata. Ma la verità non la si riconosce neanche quando è sotto gli occhi di tutti. Basta andare al Mamamia di Viareggio, dove c’è una intera spiaggia dedicata ai gay. L’Arcigay fa i suoi comizi per indottrinare la gente e poi nel parco di fianco succede di tutto. Lo sanno tutti.
Immancabile è poi la auto-assoluzione dall'accusa di omofobia, sostenendo che ai gay bisogna dire che «sono usati per fare soldi. Non siamo noi gli omofobi, perché l’amore umano non è questo. Quando loro hanno finito di amarsi non si completano come l’uomo e la donna, infatti sorgono liti, vendette». Ed infine si sostiene che ai gay «serve la droga» perché «tutto è incentrato a creare una dipendenza. Ho lavorato nel settore del turismo gay, si noleggiano ancora le navi da crociera più grandi de mondo e salgono a bordo oltre 4000 persone. Tutto è incentrato a creare dipendenza, perché i gay sono fragili, vengono usati come macchine da spremere per fare soldi. E dico questo perché quando ero in Arcigay sentivo questi discorsi: il tesseramento serviva a fare numero. E fare numero significa fare soldi. E fare soldi significa condizionare la politica. Proprio quello che sta accadendo oggi».
Va osservato che la militanza di Di Tolve in Arcigay non è del tutto vera: semplicemente si offrì di collaborare con alcune riviste per organizzare delle crociere su navi in cui poter far sesso libero. Collabora regolarmente con cascioli nella promozione di "cure" dell'omosessualità su minori ed è strettamente legato a Gianfranco Amato e a quel Mario Adinolfi che dice di aver organizzato lui il servizio trasmesso da Mediaset.
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