Denunciato il cardinal Sepe per negligenza nella gestione dei casi di abusi sessuali. La curia fece addirittura licenziare la vittima
Il cardinal Sepe si appresta a divenire il primo religioso sotto inchiesta sulla base della legge canonica approvata lo scorso 5 settembre 2016, la quale stabilisce la rimozione dei vescovi colpevoli di grave negligenza nella gestione dei casi di abusi sessuali da parte di sacerdoti. Il Papa e e il prefetto della Congregazione per i vescovi hanno infatti ricevuto un esposto riguardo a possibili negligenze commesse dalla curia di Napoli nei confronto di una vittima di abusi.
«Con la presente lettera intendo denunciare il cardinale Crescenzio Sepe, per grave negligenza nell'esercizio del proprio ufficio» è l'incipit scritta dalla vittima, vittima di decenni di giustizia negata e di vere e proprie vessazioni da parte della curia.
La storia ha inizio nel 1989, quando l'uomo ha un malore e viene portato d'urgenza al pronto soccorso. In quell'occasione rivela alla madre e alla moglie di aver subito abusi sessuali da un sacerdote, il suo insegnante di religione di quando aveva 13 anni. I test psicologici confermano un vissuto di abusi sessuali e, dato che il reato penale risulta prescritto, l'uomo decide di appellarsi alla giustizia canonica.
Decide così di chiedere un colloquio con il cardinale Sepe, ma non ottiene alcuna risposta. Dopo un anno riesce ad incontrare il vescovo ausiliare Lucio Lemmo, il quale decide di non aprire alcun procedimento. Nel frattempo il prete continuava tranquillamente ad insegnare nelle scuole, dinnanzi a bambini che sarebbero potuti divenire nuove vittime della sua ferocia sessuale.
L'uomo decide così di raccontare tutto alla stampa e, dinnanzi al clamore mediatico suscitato, Papa Francesco gli risponde che si occuperà del caso. Se mesi più tardi viene parte un'indagine da parte della curia di Napoli, ma finisce tutto lì. L'uomo non avrà più notizie.
Condotto sull'orlo dell'esaurimento, è nel luglio del 2015 che l'uomo invia una mail a don Ortagli, minacciando di spararsi con l'arma di ordinanza davanti alla curia se non avesse avuto notizie della sua denuncia. La curia lo segnala all'autorità giudiziaria e gli fa ritirare il porto d'armi. Questo lo porterà a perdere il suo lavoro da guardia giurata.
Nel maggio 2016, dopo uno sciopero della fame, accetta di sottoporsi ad una visita psichiatrica presso un perito nominato dalla diocesi e si fa accompagnare dal suo psichiatra. Sara questi a dirsi esterrefatto dai metodi inquisitori adottati: «Le stesse domande venivano ripetute fino allo sfinimento con l'intenzione di dare il carico delle responsabilità delle violenze subite al ragazzo», racconta.
Fonti interne al Vaticano confermano che il tentativo di portare allo sfinimento le vittime una delle modalità adottate dalla curia per cercare di insabbiare i casi di violenze sessuali. Ora sarà il papa a doversi pronunciare sulle accuse a carico del cardinale Sepe.