La Corte d'appello di Trento riconosce il legame non biologico tra un padre gay e i suoi figli
Per la prima volta in Italia, la Corte d'Appello di Trento ha riconosciuto la paternità ad entrambi i componenti di una coppia di persone dello stesso sesso. I loro figli sono negli Stati Uniti grazie alla maternità surrogata e, chiesta la transizione dell'atto di nascita, i giudici hanno riconosciuto i legami con entrambi i genitori non solo con quello biologico. I due gemellini avevano due padri negli Stati Uniti ed ora ne hanno due anche in Italia, senza che lo stato li rendesse orfani di uno di loro.
I giudici hanno rigettato l'ipotesi della sussistenza di motivi di "ordine pubblico" per rifiutare la trascrizione, hanno riconosciuto il diritto dei minori a veder riconosciuta la continuità affettiva e hanno sottolineato come il mancato riconoscimento dei legami avrebbe pregiudicato l'identità familiare.
La sentenza ha anche sancito che sia da escludersi «che nel nostro ordinamento vi sia un modello di genitorialità esclusivamente fondato sul legame biologico fra il genitore e il nato; all’opposto deve essere considerata l’importanza assunta a livello normativo dal concetto di responsabilità genitoriale che si manifesta nella consapevole decisione di allevare ed accudire il nato; la favorevole considerazione da parte dell’ordinamento al progetto di formazione di una famiglia caratterizzata dalla presenza di figli anche indipendentemente dal dato genetico, con la regolamentazione dell’istituto dell’adozione; la possibile assenza di relazione biologica con uno dei genitori (nella specie il padre) per i figli nati da tecniche di fecondazione eterologa consentite».
Gabriele Piazzoni, presidente di Arcigay, commenta: «In tema di genitorialità, la sentenza della Corte d'Appello di Trento finalmente ci libera dall'ossessione del biologico e rimette al centro l'interesse dei bambini e delle bambine. I giudici si sono espressi con chiarezza, assumendo alla lettera il legame genitoriale descritto nel certificato di nascita dei piccoli, e affermando che il vincolo genitori figli è costituito non tanto dal legame biologico, ma dalla volontà dei genitori di accudire e crescere un bambino o una bambina, provvedendo alle sue esigenze ed assumendosi la responsabilità di occuparsene. La Corte ha riconosciuto il diritto di quei bambini alla piena tutela del loro legame con i genitori, in quanto loro inalienabile diritto. il Legislatore mediti su questa sentenza e rifletta sulla necessità di una riforma del diritto di famiglia che rimetta davvero al centro i bambini e le bambine, compresi quelli la cui famiglia risulta ancora in parte invisibile allo Stato. Una riforma che riconosca la complessità e la molteplicità dei legami familiari, aprendo a tutti i tipi di famiglia in grado di provvedere alla cura dei bambini e delle bambine e liberandoli da ingiusti calvari giudiziari, che in molti casi, e ci auguriamo d'ora in avanti in tutti, non fanno che ribadire la meta che il Parlamento non ha avuto ancora il coraggio di raggiungere».