Mario Adinolfi: «Ero in contatto con gli autori delle Iene. Ci sono io dietro il servizio contro l'Unar»
«Eravamo in contatto con le Iene, posso raccontarvi anche questo. Ci siamo scritti con gli autori, ci siamo parlati. Prima o poi questa semina contro il male estirperà le colonie del male». Così Mario Adinolfi dichiara di essere lui l'autore del servizio delle Iene che ha decapitato l'unico ente di garanzia contro le discriminazioni presente in Italia attraverso accuse che sono state smontate in poche ore.
Se le parole di Adinolfi dovessero rivelarsi vere, apprenderemmo che la trasmissione Mediaset si offra di confezioni servizi denigratori che possano eliminare personaggi scomodi in base al mandato di un qualche committente. Ciò spiegherebbe le derisioni della presunta sessualità del Direttore dell'Unar o le immagini in cui si è cercato di presentare il sesso tra uomini come una pratica animalesca che non deve ottenere alcuna tutela giuridica. Gurdacaso esattamente ciò che Adinolfi chiede.
Il videomessaggio ai proseliti. L'annuncio è contenuto in un brutale video messaggio registrato da Adinolfi in cui il leader integralista esordisce con l'affermare che: «Sono stato io a far cadere il diretto dell'Unar». Nel suo consueto stile di auto-esaltazione, il leader integralista nega anche che le Iene siano state determinanti nel decapitare l'Unar, sostenendo che lui e solo lui abbia il "merito" di aver reso l'Italia un posto più pericoloso in cui vivere. Parlando ideologicamente di «una vittoria politica nell'aver contribuito alle dimissioni del direttore dell'Unar», Adinolfi aggiunge che quella sia «solo la prima tappa di un percorso che si svilupperà da qui in avanti».
E dopo aver sostenuto che la «lobby gay» avesse impedito al Corriere della Sera di dare la notizia, dichiara (si spera con relativa responsabilità penale) che «i circoli Anddos sono luoghi dediti alla prostituzione e allo spaccio di droga». Ed ancora, dice che «la Zanzara non sta più con la lobby perché noi gli abbiamo spiegato a martellate come funziona la lobby» e «hanno capito lo schifo perché glielo abbiamo spiegato con i disegnini». Ed ancora, spergiura che «non solo abbiamo ottenuto le dimissioni del direttore dell'Unar, ma abbiamo ottenuto il blocco del bando da 998.724 euro, perché solo noi abbiamo chiesto il blocco dei finanziamenti ad Arcigay, Arcigay Roma, la Lista Lesbica Italiana, il movimento transessuale. Noi abbiamo detto che quelli sono bandi fuffa che servono regalare soldi ad associazioni che hanno circoli che fanno ben altro. E infatti è stato bloccato l'intero bando. Anche questa è una vittoria che noi ci ascriviamo».
"Arcigay è una cosca mafiosa". Adinolfi non ha mancato di raccontare curiose ricostruzioni dei fatti, sempre in una chiave di promozione dell'odio anti-gay. Dice che: «iI ho spiegato che è una guerra interna tra le cosche della mafia gay che drena centinaia di milioni di euro di denaro pubblico per i loro porci comodi. Perché la storia è che questa Anddos di Marco Mario Canale, così faccio nomi e cognomi, si è staccata da Arcigay per farsi i suoi circoletti che poi sono tutti circoletti che coprono attività che ho indicato che fanno montagne di soldi. M avendo il sesso al centro della loro attività questi circoli hanno attirato anche molti associati e nei circoli Arcigay c'è rimasta poca roba. Quindi hanno mandato una soffiata alle Iene interna al mondo gay e se ne lamenta Marco Canale. Flavio Romani di Arcigay dice che è la macchina del fango. Ma quando sentite dire macchina del fango c'è la verità. Questa è una guerra interna. Il meccanismo è di questo genere perché la torta è grossa e Anddos prende solo una piccola fetta. Così funziona. È una questione di denari e noi faremo i nomi e i cognomi, i nomi e i cognomi, i nomi e i cognomi. Perché la Zanzara chiamava quei circoli lo spazio massaggi è prostituzione».
Ovviamente Adinolfi parla di truffa allo stato e dimentica volutamente come nella sola Lombardia ciellina quei circoletti per scambisti eterosessuali dove lui potrebbe affittarsi una prostituta producano oltre 50 milioni di euro all'anno esentasse. Ma a lui non interessa perché a lui intessa solo creare odio contro i gay per mero profitto personale. Una ricostruzione fantasiosa che pare contrastare con le sue dichiarazioni riguardo al fatto che sia lui l'"anonima fonte" del servizio delle iene.
Adinolfi non riconosce la differenza fra una strada e un locale. Dicendo che lui farà i nomi e i cognomi di tutti i circoli che pratichino attività illegali come la prostituzione e lo spaccio di droga, inizia a leggere una qualche lista facondo i nomi di Spartacus Bears Sauna, Apollium, Company Club Roma, Mediterraneo Sauna, Anddos Gaynet, Europa Multiclub, K Club, Mediterraneo Sauna. E se appare evidente che Gaynet sia un'associazione e non un locale, interessante è come Adinolfi accusi di spazzi di droga e prostituzione un locale da anni ospitato in locali di proprietà vaticana nella piena compiacenza della curia.
Passando poi a Milano, Adinolfi dice che prostituzione e spaccio di droga avvengano presso Bungalow, Club 23, Crusing Canyon, Gay street, Illumined, Metro Milano, Nautilus, New frog, One Way, Royal Ammam. Ed anche qui, senza neppure andare nello specifico, appare evidente che Adinolfi non sa di che cosa stia parlando dato che la Gay Street è una strada, il Canyon è stato chiuso da anni, così come il One way è una discoteca mentre il Nautilus è un locale etero. Pare dunque difficile credere che Adinolfi abbia verificato le sue fonti prima di accusare di attività illegale dei locali quando non sa neppure distinguere tra una strada e un locale. E se queste sue affermazioni paiono confermare l'esatto contrario, Adinolfi dice anche che «quando noi facciamo le cose le facciamo bene» e che «in quelle associazioni ci trovate i rumeni perché gestiscono un business criminale».
"I gay ricevono centinaia di migliaia di euro". L'obiettivo, ovviamente, è quello di chiedere voti al punto che lo si trova pronto ad asserire che «se divento sindaco io vado a chiudere queste associazioni con la fascia tricolore». Ottimo, così la gente non avrà più ritrovi per del sano sesso consensuale e la prostituzione diverrà l'unica alternativa così come già avviene in ambiente etero. magari ci saranno persone che verranno costrette a vendere il proprio corpo, ma sicuramente Gesù sarà contento di un Adinolfi ha ridotto alla schiavitù degli esseri umani per falso moralismo e per profitto personale.
Modificando le cifre a propria convenienza, Adinolfi dichiara che «la mafia gay» gestirebbe «centinaia di milioni di euro» che «quando l'anno prossimo andremo al governo, destineremo qui soldi che i gay hanno rubato al reddito di maternità. E lo faremo andandovi a prendere uno per uno dentro questi locali e raccontando quello che succede». Insomma, se qualcuno si darà fare una pompa Adinofli chiamerà i telegiornali per fare il nome di chi ha osato fare sesso contro il suo volere, nonostante il sesso non sia reato ma la sua minaccia abbia il profumo di un'intimidazione mafiosa.
Sempre in tono propagandistico volto ad alimentare odio contro un gruppo sociale, l'integralista spergiura che è per paura sua che non meglio precisati "loro" hanno chiuso gli accessi al circolo in modo che i fedelissimi dei Popolo della Famiglia non possano rivelare illeciti. E questo significa che Adinolfi vuole mandare i suoi servitori nelle saune per cercare di minacciare chi le frequenta, con l'ennesima intimidazione. E lo stesso avviene con il suo asserire che lui e la sua gente faranno chiudere tutti i locali perché loro sono ostinatati e non permetteranno mai ai gay italiani di poter vivere seriamente la loro sessualità senza che si sentano minacciati da un uomo che vende odio per profitto. Certo che se i gay iniziassero ad andare con prostitute donne, quel punto Adinolfi sarebbe felice dato che così potranno usare la schiavitù di una donna ma non commetteranno atti impuri contro la sua perversa morale di divorziato che vuole vietare il divorzio.
"I rumeni sono criminali e mi vogliono morto". Ribadendo nuovamente che lui considera i rimeni dei criminali sulla base della loro etnia, curiosamente Adinolfi ammette che la storiella da lui raccontata sia stata pubblicata solo dal suo "giornale" omofobo dato che il resto del mondo vede una realtà assai diversa da quella che lui racconta per la sua convenienza personale. Poi si bulla che «farà rumore» attraverso un'intervista in cui si lancerà in affermazioni forti per elemosinare un briciolo di visibilità mediatica sulla pelle dei gay.
Dall'alto del suo 0,6% di consensi, Adinolfi chiede le dimissioni della Boschi e chiede l'immediata chiusura dell'Unar sostenendo che il contrasto alle discriminazione sia sperpero di denaro pubblico. Poi torna dare libero sfogo al suo becero razzismo e alla sua consueto vittimismo nel dire che «sto rischiando la vita perché questa è criminalità vera dato che ci sono di mezzo slavi e rumeni». Se davvero credesse a ciò che dice, forse toglierebbe dalla sua pagina Facebook l'indirizzo e il numero civico del parchetto in cui manda a giocare sua figlia.
In conclusione Adinolfi peggiora le sue responsabilità penali nell'asserire che nei locali da lui citati sia presente «prostituzione minorile» e reclutamento di «ragazzini che vengono mandati a prostituirsi dalle varie mafie straniere». Il tutto promettendo che da oggi in poi racconterò come sono pervertiti, drogati e cattivi quei luridi gay che lui, nella su immensa santità e nella usa ariana eterosessualità, minaccia apertamente di ritorsioni e di azioni violente.
Clicca qui per guardare il videomessaggio registrato da Mario Adionolfi.