Riccardo Cascioli. «I manifesti contro il Papa sono satirici. La Digos vuole ridurre al silenzio qualsiasi forma di espressione cattolica»
Mentre la Digos sta indagano per risalire agli autori dei manifesti anti-Bergoglio apparsi a Roma, fa un certo effetto notare come alcuni siti integralisti stiano cercando di sminuire l'accaduto. E se Maurizio Blondet sostiene che le indagini riguardo ad un reato siano da «psico-polizia», non è da meno Riccardo Cascioli nel sostenere che si tatti di uno scherzo dinnanzi a cui ridere. In un articolo pubblicato sulle sue riviste, il direttore de La Nuova Bussola Quotidiana e Il Timone, afferma:
«Un po’ di umorismo aiuta ad andare avanti», aveva detto Papa Francesco durante l’omelia nella messa del suo 80esimo compleanno, neanche due mesi fa. E pochi giorni prima, nell’intervista a Tv2000-RadioInBlu aveva spiegato: «Il senso dell'umorismo è una grazia che io chiedo tutti i giorni, e prego quella bella preghiera di San Tommaso Moro: 'Dammi, Signore, il senso dell'umorismo, che io sappia ridere davanti a una battuta' (…) Il senso dell'umorismo ti solleva, ti fa vedere il provvisorio della vita e prendere le cose con uno spirito di anima redenta. È un atteggiamento umano, ma è il più vicino alla grazia di Dio».
Non abbiamo perciò dubbi sul fatto che, saputo dei manifesti appesi in giro per Roma, Papa Francesco si sia fatto una bella risata o almeno abbia sorriso. «A France’, hai commissariato Congregazioni, rimosso sacerdoti, decapitato l’Ordine di Malta e Francescani dell’Immacolata, ignorato Cardinali… ma n’do sta la tua misericordia?», così era scritto su questi manifesti, che ricordano le “pasquinate”, ovvero quei cartelli o biglietti satirici che venivano appesi alle statue del centro di Roma al tempo dello Stato Pontificio.
Il riferimento a Pasquino non pare casuale, dato che anche Maurizio Blondet aveva fatto quel medesimo nome manco di trattasse di una "difesa" decisa da una regia comune che ora si sta cercando di sostenere attraverso tutti media propagandistici affiliati all'integralismo organizzato.
Mettendo a forza delle parole nella bocca del Pontefice, Cascioli passa a lamentarsi se uno stato vuol far rispettare la legge. Sarà che per certi "cattolici" la legalità è come la criptonite, ma non pare compatibile con le regole basilari di una repubblica il suo sostenere che:
Ma se Papa Francesco ha sorriso, non così i Guardiani della Rivoluzione, che ieri si sono lanciati come un sol uomo in una caccia alle streghe quanto meno inquietante, invocando perfino il duro intervento dello Stato per reprimere queste forme di violenza. Si è letto di tutto, dalla denuncia di una aggressione al Papa fino all’accusa di armare la mano di eventuali attentatori. Un vero e proprio delirio, che è arrivato perfino a mobilitare la Digos per una goliardata che al massimo può essere punita con una multa per affissione abusiva di manifesti.
Ed è difendendo chi vorrebbe l'annientamento del Papa per aprire la strada all'invasione Russa e, soprattutto, a quel patriarcato di Mosca che appare assai incline allo sterminio dei gay e dei mussulmani (così come probabilmente Cascioli ambirebbe), aggiunge:
Certo, è indubbio che la trovata dei manifesti, per quanto discutibile, esprima un malumore presente in tanti ambiti cattolici e anche questo spiega la durissima reazione della stampa di regime, coloro che temono di perdere vantaggi e prebende acquisiti grazie a questo pontificato. Soprattutto coloro che vogliono marciare a tappe forzate verso una “nuova Chiesa” e per questo non possono tollerare dissensi o sacche di resistenza.
Ecco allora che una sciocchezza come quella dei manifesti viene raccontata come una trama occulta di oscuri golpisti che cercano di rovesciare il Papa per la sua limpida testimonianza di trasparenza e volontà di riforma. Si arriva anche (su Avvenire) a descrivere il glorioso popolo romano che scende in piazza per strappare i manifesti, e che scende nella piazza virtuale per esprimere sui social sdegno per l’accaduto e solidarietà al Pontefice. Brani degni dei migliori Cinegiornali dell’Istituto Luce.
Insomma, dopo anni passati a cercar di alimentare odio verso i gay accusandoli di essere fascisti, ecco che improvvisamente anche chi segue il Papa diventa fascista. ne esce un quadro surreale in cui gli unici a scampare da quell'accusa sono quelli che vegliano sulla tomba di Mussolini (veglia che il giornale di Cascioli si era premurata di difendere e benedire). Ed è così che la Digos viene descritta come un'orda di terroristiche minacciano la maestà dell'integralismo:
Ma se c’è qualcosa di inquietante è proprio questo: usare la storia dei manifesti, trasformarla in un atto di terrorismo, con tanto di «indagini negli ambienti conservatori» (lo stesso linguaggio che richiama alla mente la ricerca di responsabili negli ambienti anarco-insurrezionalisti), per poter tappare la bocca a vescovi, teologi, docenti, giornalisti che osano anche solo manifestare perplessità davanti a certe affermazioni o omissioni del Papa.
Immancabile è l'attacco a Repubblica:
Esempio tipico è Alberto Melloni su Repubblica, che si scaglia con la sua ormai solita violenza verbale, contro coloro che rappresentano «un feticismo cristiano dell’antiquato, indocile al vangelo e bisognoso di visibilità». Vermi da schiacciare, verrebbe da pensare, e il Papa fa male a non farlo, lo riprende Melloni. Sembra quasi accusare anche papa Francesco di mollezza, perché «con la metà di quel che ha detto e fatto il cardinale Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Pio XI si sarebbe fatto restituire la berretta cardinalizia». E cosa avrà mai fatto o detto il cardinale Müller, se non affermare e ribadire quello che dice la Dottrina della Chiesa, che non è l’insieme di vuote e aride leggi disumane ma ciò che Dio stesso ha rivelato in Gesù Cristo?
Ecco cosa vuole Melloni, e cosa vogliono i suoi compagni: umiliare ed eliminare chiunque osi ancora parlare di dottrina, ridurre al silenzio qualsiasi forma di espressione cattolica. Per lui è chiaramente intollerabile il contenuto dell’intervista di Müller al Timone, impossibile da sopportare. Ma alla fine non chiede l’intervento del Papa, no: lasciamolo stare che è troppo buono, ci pensi lo Stato a sbarazzarci di questo che è «il peggior cattolicesimo», pericoloso non solo per la Chiesa ma anche per l’Italia. Si straccia le vesti per l’offesa al Papa provocata da manifesti satirici e poi tratta un cardinale come fosse il peggior criminale.
Sarà, ma visto quanto viene asserito da Cascioli, forse la Digos potrebbe anche provare a citofonargli per chiedere se ne sa qualcosa di quell'atto illegale. E riguardo al fatto che lui pensi di rappresentare la massima espressione del messaggio di Gesù, forse bisognerebbe suggerirgli si provare a leggere il vangelo al posto di usarlo come un'arma di offesa e forse scoprirebbe che l'amore predicato non si ottiene con crociate e persecuzioni di massa.